A Pechino, Xi Jinping sta senza dubbio valutando se sia giunto il momento. Si starà sicuramente chiedendo: “È questo il momento giusto per conquistare Taiwan? Conquistare Taiwan è un passo critico per raggiungere l’obiettivo strategico a medio termine della Cina di imporre la sua egemonia in Asia orientale. L’aspirazione a lungo termine della Cina è di superare gli Stati Uniti come leader globale.
Per Xi questa finestra d’opportunità può rimanere aperta solo per altri 45 mesi, quello che rimane del mandato di Joe Biden. Ultimamente, la RPC ha minacciato aggressivamente Taiwan. L’ammiraglio Philip Davidson, comandante delle forze indo-pacifiche degli Stati Uniti, è convinto che Xi stia accelerando gli sforzi per superare gli Stati Uniti.
“Taiwan è chiaramente uno delle loro primi obiettivi. E penso che la minaccia si manifesterà durante questo decennio, anzi, nei prossimi sei anni”, ha detto a un’audizione del comitato delle Forze Armate nel Senato degli Stati Uniti.
La prudenza politica dell’ammiraglio Davidson potrebbe impedirgli ulteriori speculazioni. Il 20 gennaio 2025 [fine del mandato Biden ndr] potrebbe essere la data limite per Xi.
Dal punto di vista di Xi, sarebbe più probabile vincere una guerra ora contro gli Stati Uniti e i suoi alleati regionali, oppure in qualche momento nel futuro? L’opportunità di sfruttare le vulnerabilità americane potrebbe non verificarsi più per molto tempo per molte ragioni, per la Cina.
Una ragione chiave è che gli Stati Uniti hanno un presidente eccezionalmente debole, un uomo vecchio, fragile nella mente e nel corpo… un uomo che Xi e i suoi amici sicuramente disprezzano.
Xi sa di che pasta è fatto Biden. Biden è pomposo e sbruffone – una tigre di carta, potrebbe pensare Xi – il cui amore per il denaro potrebbe averlo portato a vendersi quando era vicepresidente, per agevolare gli affari del suo spregevole figlio Hunter. Gli affari di Hunter con le entità della Cina erano lucrativi – e sospetti. La scottante rivelazione di Tony Bobulinski sul “Pezzo Grosso” che avrebbe preso una parte dei soldi ricevuti da Hunter non fa che aumentare questi sospetti.
Xi potrebbe sapere che Biden – tralasciando le sue infermità per un momento – è un uomo i cui difetti caratteriali lo rendono un leader di guerra del tutto inadeguato. E quanto è compromesso Biden con i cinesi? Come cercherà Xi di sfruttare questa vulnerabilità se decidesse di conquistare Taiwan?
Per quanto riguarda l’età e le infermità di Biden, ora è stato sollevato da tutte le incombenze più pesanti. Mantiene un’agenda leggera di doveri presidenziali. Come potrebbe riuscire il 46° presidente della nazione a reggere la pressione in tempo di guerra? La guerra moderna non è adatta a un leader lento e con poca energia (come potrebbe dire Donald Trump).
Quanto riuscirebbe Biden a far fronte alle estenuanti richieste di un conflitto così intenso, che si verificherebbe in un lasso di tempo ristretto? Nelle guerre, si presentano più problemi contemporaneamente. Le decisioni devono essere prese rapidamente e 24 ore su 24 – decisioni di vita o di morte, decisioni che riguardano la vittoria o la sconfitta. Biden appare spesso disorientato. Si dice che si ritiri presto a letto. Come può avere l’acutezza mentale e la resistenza per affrontare le difficoltà di una guerra?
O, date le carenze di Biden, la nazione sarà guidata in guerra da un comando collettivo, in particolare dalla vicepresidente Kamala Harris, dal capo dello staff di Biden Ron Klain, dal segretario alla difesa Lloyd Austin e dal segretario di Stato Tony Blinken? Nessuno dei quali ispira molta fiducia come individuo. La mediocrità collettiva, anche nel migliore dei casi, non è la cosa migliore.
La Costituzione dichiara che il presidente è comandante in capo per una ragione. I presidenti hanno gabinetti di guerra per consultazione, per essere sicuri. Ma l’onere del comando ricade sul presidente, non su un insieme di segretari di gabinetto e funzionari dell’amministrazione. Chiedete a Lincoln, Wilson, FDR, Truman, Eisenhower, allo sfortunato LBJ e a Nixon quali sono gli oneri e le necessità della leadership in tempo di guerra affidata al capo dell’esecutivo.
Se la Repubblica Popolare Cinese attacca Taiwan, le fatidiche decisioni di guerra saranno nelle mani di un collettivo? Come verranno prese decisioni che richiedono una rapida risoluzione se la presidenza è stata assunta da un comitato?
Oppure Kamala Harris assumerebbe la presidenza ad interim o di fatto? Come può la Harris essere in qualche modo qualificata per guidare la nazione in tempo di guerra? E per qualifiche, non è il suo curriculum la preoccupazione principale. Dopo tutto, il curriculum di Lincoln sembrava poco adatto a una presidenza di guerra.
La Harris possiede le qualità di leadership per essere comandante in capo in un conflitto tra superpotenze? Ha il temperamento? Il giudizio? Il coraggio? La sicurezza? Che ne dite di una comprensione strategica? L’acume politico di alto livello? La capacità di ispirare fiducia tra i militari? E la sua capacità di conquistare la fiducia dei comandanti? Che dire della sua capacità di radunare e guidare gli alleati? Per non parlare del popolo americano, che sarebbe chiamato ad accettare rischi e fare sacrifici.
Cosa sappiamo di Kamala Harris? È campanilista e guidata da motivazioni ideologiche. La sua principale, se non unica, missione è quella di imporre un’agenda “progressista” radicale alla nazione. Sembra essere irascibile e vendicativa. Si è dimostrata impopolare, anche tra i democratici, se esaminata da vicino.
Come considera Xi la Harris? Ha per lei lo stesso rispetto e la stessa diffidenza che aveva per Donald Trump? Trump era giustamente considerato da Xi un avversario formidabile.
A parte l’idoneità di Biden o Harris a condurre una guerra, altri fattori critici entrerebbero in gioco nel pensiero di Xi.
Xi potrebbe scommettere che gli Stati Uniti abbiano troppi problemi interni. Divisioni e conflitti politici e culturali in via di intensificazione – istigati dai Democratici e dalla sinistra – assorbono gran parte dell’attenzione e delle energie della nazione. L’amministrazione Biden è concentrata sulla “trasformazione” dell’America e sul consolidamento della presa sul potere del corrotto Partito Democratico.
Un’altra considerazione critica: Se la Repubblica Popolare Cinese attraversa lo stretto di Taiwan, quanto sono pronti operativamente gli Stati Uniti a combattere e vincere lì una guerra?
Da Epoch Times, 7 aprile 2021:
L’aeronautica militare degli Stati Uniti farebbe fatica a mantenere la pressione sull’esercito cinese se il conflitto scoppiasse nei pressi dello stretto di Taiwan, secondo una recente analisi delle simulazioni di guerra.
L’amministrazione Obama (o era l’amministrazione Obama-Biden?) ha ridotto i bilanci della difesa e si è concentrata nella lotta al terrorismo. Poco è stato investito nel combattere la prossima grande guerra.
Questo da Fox News, 16 novembre 2020:
Ad aggravare i guai, secondo il rapporto, c’è l’idea che l’esercito degli Stati Uniti sia stato vincolato dai limiti di spesa imposti dal Budget Control Act del 2011 dell’era Obama, al punto che “per riuscire a riprendersi dal logoramento di persone, materiali, munizioni e attrezzature dovuti a 20 anni di operazioni antiterrorismo ha consumato quasi ogni dollaro che è stato assegnato, lasciando poco denaro reale per lo sviluppo di nuove capacità, o all’espansione di quelle esistenti.
In 48 mesi, il presidente Trump ha fatto molto per migliorare la preparazione dell’esercito per combattere una grande guerra, ma molto di più deve essere fatto. L’amministrazione Biden-Harris sta proponendo un misero 1,7% di aumento nel suo primo bilancio della difesa, che potrebbe anche non tenere il passo con l’inflazione, secondo Military.com.
La capacità operativa americana e la discutibile strategia per un conflitto limitato contro la Cina per Taiwan dovranno essere affrontate in un’altra discussione.
Quando Xi valuta le sue possibilità di prendere Taiwan e dominare i mari della Cina meridionale e orientale e l’Asia orientale, probabilmente considera il presidente americano come debole, non un presidente impegnato nel rafforzamento della difesa come Trump, e credere che una nazione in tumulto non possa essere preparata per una grande guerra.
Ed ammesso che si tengano elezioni oneste, gli elettori riporteranno la nemesi di Xi, Donald Trump, alla Casa Bianca nel 2024? Se non Trump, allora forse Ron DeSantis, che esibisce la stessa determinazione e durezza che possiede Trump.
Il 67enne Xi potrebbe concludere che la sua migliore finestra di opportunità per “riunificare” Taiwan con la Cina continentale è adesso o mai più. Potrebbe avere ragione.
Di J. Robert Smith – The American Thinker
Link originale: https://www.americanthinker.com/articles/2021/04/xis_biden_window_for_conquest.html