Redazione: leggiamo con una qualche soddisfazione AEP che fa a pezzi il portaborse di Brigitte, al di là di qualche puntino sulle “i” su cui oggi glissiamo.
Il non detto è che, se Macron piange, Johnson non ride. Molti analisti danno ormai per persa l’Irlanda del Nord (alla morte della Regina?) e sottolineano che i separatisti scozzesi siano ormai maggioranza (a breve scadenza un nuovo referendum?).
Incredibilmente, anche il Galles (che campa sui trasferimenti fiscali inglesi) minaccia l’indipendenza, in questo caso con una credibilità pari a zero.
Cosa sta succedendo nel Regno Unito? E’ tutta colpa di Boris Johnson o sono vecchi nodi che stanno arrivando al pettine?
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Ambrose Evans-Pritchard per The Telegraph
Il francese Emmanuel Macron ha l’irritante abitudine di minacciare di bloccare le forniture di energia elettrica ogni volta che c’è una disputa sulla Brexit.
Sta usando gli interconnettori elettrici che attraversano la Manica quasi esattamente nello stesso modo in cui Vladimir Putin ha usato gli oleodotti di Gazprom contro l’Ucraina e gli Stati Baltici.
In Ottobre, Macron ha detto ai media francesi che avrebbe ridotto i flussi di energia verso il Regno Unito se i pescatori francesi non avessero avuto quote maggiori nelle acque britanniche.
Ha poi persuaso Bruxelles a perseguire la stessa linea nelle ultime settimane dei colloqui sulla Brexit, aggiungendo un collegamento esplicito alle clausole di “level playing field” nella bozza dell’accordo.
Questa volta il bersaglio è la piccola isola di Jersey.
Da un lato le minacce sono risibili. Un’interruzione dell’elettricità causerebbe disagi per l’isola, ma la Gran Bretagna potrebbe contrastare qualsiasi più ampio blocco di energia passando al “gas naturale liquefatto” proveniente dal Qatar e dagli Stati Uniti o, in extremis, passare al carbone.
Ma la EDF, la compagnia elettrica statale francese, perderebbe una quota di mercato che non può permettersi di perdere e la Francia dovrebbe rinunciare a un importante flusso di entrate.
Il Regno Unito importa il 9pc della sua energia attraverso le interconnessioni con la Francia, il Belgio e l’Olanda perché il più delle volte è marginalmente più economica, non perché ci sia una dipendenza critica.
In ogni caso, il quadro sarà molto diverso entro il 2030, quando il Regno Unito avrà sviluppato l’eolico off-shore e si muoverà verso l’autosufficienza energetica. I flussi probabilmente andranno nella direzione opposta.
Se ostacolato, l’eccesso di elettricità rinnovabile del Regno Unito potrebbe essere usato, in alternativa, per produrre la redditizia “ammoniaca verde” per il mercato globale.
Tuttavia, il ricorso di Macron alla “guerra energetica”, per conseguire i suoi obiettivi, è importante sotto altri aspetti.
Non è compatibile con l’intimo rapporto difesa–sicurezza esistente fra il Regno Unito e la Francia. Probabilmente, l’alleanza operativa di maggior successo in Europa Occidentale.
C’è inoltre un elemento patologico che probabilmente peggiorerà nel tempo. Più a lungo Macron continuerà, maggiore sarà il rischio di una rottura fondamentale delle relazioni anglo-francesi.
In effetti, stiamo avvicinandoci a tale rottura, ma ancora non ci siamo. Il mio consiglio a Boris Johnson è d’ignorare le provocazioni, richiamare le cannoniere e scommettere sulla lenta scomparsa del Presidente Macron.
Gli inglesi hanno decine di milioni di alleati fra il popolo francese. Anche loro non lo sopportano. Molti si vendicheranno nelle elezioni del prossimo maggio.
Macron ha bruciato i ponti con la sinistra e con gli ecologisti. Più di 40 dei suoi stessi Deputati hanno abbandonato il Partito “En Marche”, conseguenza di un palese tradimento ideologico.
Il suo stesso numero due, Pierre Person, si è dimesso alla fine dello scorso anno dicendo che il Movimento non rappresentava più nulla.
È solo il veicolo per un uomo, senza radici organiche nelle regioni.
Non c’è più alcuna possibilità di ripetere il falso prospetto del 2017, quando Macron piombò come un sedicente outsider populista (anche se era un Enarca banchiere di Rothschild, finanziato dalle élite parigine), riuscendo a cavalcare lo spettro politico elargendo a tutti degli eleganti bromuri.
Ha cercato di compensare la perdita a sinistra pescando voti sempre più a destra.
Il suo Ministro degli Interni, Gérald Darmanin, è stato schierato per accusare Marine Le Pen di essere “morbida” sull’immigrazione e sul rispetto della legge.
Una svolta sorprendente che ha legittimato la leader del Front National (ora Rassemblement) e distrutto immediatamente il vecchio cordone sanitario contro l’estrema destra.
“La sinistra odia così tanto Macron che preferisce astenersi piuttosto che votare per lui al secondo turno, anche contro la Le Pen. Penso davvero che potrebbe perdere”, ha detto Charles Grant del “Centro per le Riforme Europee”.
Finora, il travestimento a destra del Presidente non ha prodotto nulla.
Il sostegno alla Le Pen è balzato di otto punti al 34%, o al 44% in un ballottaggio contro Macron, se ce la facesse.
Altrettanto importante — anche se meno sottolineato in Gran Bretagna — è la frantumazione dell’affollato campo del centro-destra.
Il Ministro Xavier Betrand, un veterano della politica, è salito al 15% spingendo sulla repulsione dell’arroganza jupiteriana del Presidente, ricordando a tutti che il tasso di mortalità Covid della Francia sta ancora correndo ogni giorno su un Airbus A320 perché la vaccinazione di massa è arrivata con tre mesi di ritardo.
Macron è stato costretto a una terza chiusura, in Aprile, dopo aver riaperto prematuramente in barba al suo “Consiglio Scientifico”. Difficilmente può aspettarsi un rimbalzo di popolarità alla riapertura.
La lite dei britannici non è con la Francia, è con Emmanuel Macron.
Il suo metodo di governo è quello di giocare la carta del nazionalismo e di attaccare i britannici ogni volta che sia possibile.
Lo fa perché la sua presidenza sta collassando e il suo team pensa che i “rosbif” [inglesi] siano un bersaglio facile.
Nonostante questa settimana abbia deposto corone di fiori sulla tomba di Napoleone, ciò che desidera veramente è il prestigio riflesso di Charles de Gaulle, fino al punto di aggiungere la Croix de Lorraine allo stemma araldico dell’Eliseo, posto dietro la sua scrivania.
I francesi non stanno prendendo sul serio il suo atteggiamento. Né dovremmo farlo noi.
Aspettiamo con ansia un’altra Entente Cordiale quando entrambi avremo visto le sue spalle.
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Scelto e tradotto da Franco
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