Prima di tutto, non state a preoccuparvi per il vostro Paese, l’Italia non fa più parte di alcun piano geostrategico globale; infatti subirà semplicemente gli eventi. Alla stregua di molti altri paesi che non hanno dimostrato allineamento all’incumbent: chi sarà forte e preparato resisterà, gli altri vivranno selvaggiamente.
Or dunque, Washington ha deliberatamente dinamitato l’accordo con la Cina, inserendo clausole alla 25 ora (cfr. Lightnizer) che sembrano più condizioni punitive contro un paese nemico che voler dimostrare la volontà di un mantenere viva almeno una parte dello status quo.
Il punto è semplice: la sfida agli USA da parte di Pechino è andata troppo oltre, Washington ha finalmente capito – dopo aver allineato tutto l’establishment, Dem e Rep (GOP), alla missione – che a far nulla gli USA sono destinati alla catastrofe. Or dunque, forse è arrivato il momento di agire. All’uopo, enumero gli attacchi agli USA di questi ultimi 3 anni:
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sfida al petrodollaro
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sfida alla marina USA nel Pacifico
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sfida dell’Iran sul nucleare
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sfida dell’EU, a carro della Cina, con l’alternativa allo SWIFT pro-Iran
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beghe e tradimenti in NordAfrica
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accordo via della Seta – BRI con un paese G7 (cfr. Italia, tragica scelta quella romana, ndr)
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immissione di droghe sintetiche prodotte in Cina via Messico nel territorio USA
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sfida dei migranti agli USA
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sfida mediatica anti-establishment pro-USA
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svalutazione competitiva di yuan ed euro, in funzione anti-USA (il dollaro deve rivalutarsi)
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anzi, gli USA devono impoverirsi, importando beni stranieri e deindustrializzandosi
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ambizioni atomiche tedesche
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Solo per citare alcuni casi, non tutti.
Or dunque, la sfida agli USA è a tutto tondo e parte da lontano. Dovremmo infatti guardare al Watergate per capirci qualcosa, ossia non si può non scorgere la traccia evidente che porta all’establishment ex imperiale britannico a dinamitare la politica estera USA, partendo dal caso Steele per finire ad caso Halper (la famosa gola profonda del Watergate era anch’essa un soggetto dell’MI6, ndr).
L’EU segue l’Italia nel suo esempio con la Via della Seta e sfida apertamente gli USA
Tradotto, Nixon fu abbattuto perchè staccandosi dal sistema aureo “fregò” letteralmente Londra che aveva barattato l’abbandono dell’apparato sistemico coloniale ad esclusione del Sud Africa in quanto maggiore produttore aureo globale, ai tempi. Ossia, fin tanto che il dollaro fosse rimasto legato all’oro Londra avrebbe avuto le leve sufficienti per contare.
Non è un caso che post decisione di Nixon di rompere con Bretton Woods la Gran Bretagna cadde in una profonda crisi economica, da cui fece molta fatica a risollevarsi, comunque a pena della rinuncia di molti privilegi garantiti dall’ ex Impero per le sue genti (con la Thatcher). Da qui la chiave di lettura odierna.
Ossia, Soros non è basato a New York ma a Londra. Come a Londra era basata gran parte dell’intellighenzia ebraica al servizio di Sua Maestà, gente col cervello, non sionista per intenderci.
Tante centrali nucleari prospettiche serviranno certamente per produrre energia nucleare pulita, in competizione con il petrolio che Teheran estrae…
Come capite la chiave di volta di tutto quanto sta accadendo oggi è che la matrice prettamente sionista, dopo gli schiaffi di Obama ed il tentativo della magistratura locale di abbattere il presidio nazionalista ebraico – come quasi tutte le magistrature occidentali; in Cina invece non esiste nessun partito dei giudici, si va direttamente al boia – vede il probabile epitaffio della propria esistenza, con l’Iran in perenne ascesa anche atomica ed in asse con la Turchia interessata ai pozzi siriani.
Volente o nolente l’Italia non può scegliere liberamente…
Dunque, la reazione è vieppiù necessaria. Ben inteso, il petrolio non c’entra nulla con la sfida agli USA, anzi è un’arma a vantaggio americano quale maggior produttore di olio ancora per i prossimi 3-5 anni. Tradotto, l’Iran non è strettamente parlando il nemico degli USA ma di Israele. L’obiettivo è la Cina e tutto quello che ciò si porta dietro. Dunque, vista l’intellighenzia ex Imperiale britannica di fatto – rispetto ai fasti passati almeno – in progressivo decadimento (si ricordi che gli UK sono l’unico paese che sta vedendo una discesa del numero dei miliardari negli ultimi 5 anni), è nata la reazione – da Londra – per ottenere una posizione privilegiata negli equilibri futuri. Aristocrazia sassone più che anglo che per tale fine ha barattato l’affiliazione all’asse tedesco egemone in Europa (la moglie di Cameron è una Astor, tradizionalmente di base negli USA, …). Tale passo è stato compiuto con Obama, nel 2010, con il disastro (pilotato?) di Macondo che costrinse l’alta aristocrazia britannica a scendere a miti consigli con i clintoniani se volevano salvare BP, affiliati chissà anche per quale diavoleria alle famiglie europee che contano, con il fine di regolare il primo ostacolo al recupero totale di influenza in Europa, l’Italia. Ecco dunque nascere l’invasione della Libya.
Oggi, dopo anni di preparazione della controffensiva, l’etsablishment USA ha finalmente deciso di salire sulle barricate. Anzi, di sporcarsi le mani. Notate che l’obiettivo di quello che succederà è la Cina: caduta lei anche i traditori della compagine atlantica automaticamente cadranno; infatti nessuno si sarebbe mai sognato di fare cotanto sgarbo agli USA se non ci fosse la Cina alle spalle, a proteggere le retrovie.
Se aggiungete il fatto che il vantaggio strategico USA in ambito militare si sta progressivamente assottigliando capite che gli USA sono obbligati ad agire, subito, onde evitare di fare la fine delle aristocrazie ex imperiali britanniche.
Probabilmente la stessa conclusione sull’imminente fine statunitense devono averla raggiunta i gialloverdi, sobillati da clintoniano Matteo Renzi (via Berlusconi) il quale pazientemente ha fatto in modo di tendere un brillante tranello ai gialloverdi, che restano sprovveduti (ed affamati, di euro); in tale modo sono passati dalla parte del torto, ritengo. Vedremo. Ovvero, barattare l’accordo della via della Seta per qualche milione di prebende e – si noti bene – con la garanzia cinese di uno spread mai superiore ai 300 bps nei prossimi due anni potrebbe essere una pia illusione, visto che a breve Pechino avrà bisogno di dollari, che non ha. Ossia, l’Italia verrà scaricata dalla Cina.
Dunque, magari Pechino sarà costretta – ed inizialmente anche felice – di vendere yuan per verdoni, facendo crollare la propria moneta. Tutto ciò sarebbe virtuoso, a condizione di ipotizzare l’assenza di una spirale inflattiva, che gli USA possono creare ad arte (…).
Due parole sulla Russia: l’accordo in Venezuela, dove Guaidò è stato lasciato al suo destino, dice molto più di mille parole (unitamente al silenzio sull’affaire Iran). Faccio notare che Moavero e il M5S avevano ragione a non sposare la causa del golpista anti-Maduro a Caracas. La Lega invece, spinta dalla sua intellighenzia padana – ultimamente affiancata dal Marchese del Grillo dell’Economia a Roma – ha fatto la sua parte nel disastro. Siamo forse indirizzati ad una nuova Yalta, da cui l’Italia verrà di nuova esclusa (per colpa degli errori leghisti)?
Da tutto ciò deriva la prova del nove, ossia la constatazione che è stato proprio il Pentagono ad imporre lo stop all’accordo commerciale con Pechino.
Quello che accadrà prossimamente, come fu il caso del 1932-34 con F. D. Roosevelt (quando venne scatenata la rivoluzione di Mao, costringendo Li Ka Shek a rifugiarsi a Taiwan, ndr), sarà figlio del solco indicato dagli eventi attuali.
Mitt Dolcino et al.
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