Antoine Colonna per Valeurs Actuelles (sintesi)
Rifiutando di far parte del Governo di Mario Draghi, ma anche di fondersi con Forza Italia, lei ha riaffermato la sua linea politica e i sondaggi la stanno premiando. Il compromesso non è certo il suo forte.
Ci siamo impegnati con gli italiani a non appoggiare i Governi di Sinistra e il Movimento 5 Stelle perché crediamo che la convivenza con loro porti solo a compromessi al ribasso, soprattutto in questa fase storica.
La storia di questa legislatura ci ha dato ragione: il Governo Lega-M5S non ha avuto un impatto positivo, quello M5S-PD è stato disastroso e il Governo Draghi non è comunque riuscito a imprimere il cambio di passo che molti si aspettavano.
Per quanto riguarda il Partito Unico di Centrodestra, ho fondato Fratelli d’Italia proprio perché ho capito che quello dell’epoca, il Popolo della Libertà, non aveva funzionato, contribuendo a emarginare le idee di destra.
Ecco perché preferisco una Coalizione di Centrodestra che sia unita ma plurale. Non ho intenzione di portare i nostri elettori su vecchie strade infruttuose e mi sembra che gli italiani stiano apprezzando la chiarezza di queste posizioni.
Recentemente, lei è stata eletta alla guida dello ECR (Conservatori e Riformisti Europei). Lei ha spesso parlato di un’Europa confederata, quella proposta dal Generale de Gaulle. E’ ancora la sua idea?
Assolutamente sì. E’ questa la visione alternativa che noi vogliamo portare alla “Conferenza sul futuro dell’Europa”, che è stata concepita dall’UE come una passerella verso il federalismo e non lascia spazio alle voci critiche.
La sua tesi è allo stesso tempo semplicistica e sbagliata: se l’Europa non funziona è perché non ha abbastanza potere. Quindi, togliamo sovranità agli Stati Nazionali per conferirla a Bruxelles e tutto andrà bene.
Ma la gestione dell’attuale crisi sanitaria ha negato questo principio. Il tentativo della Commissione Europea di subentrare agli Stati si è rivelato un disastro.
Crediamo che l’UE non debba fare tutto, ma agire solo nei settori in cui può portare un reale valore aggiunto ai suoi cittadini.
Ad esempio, tutto quello che riguarda il GAFAM [le cinque maggiori aziende high-tech], la concorrenza sleale dei mercati extraeuropei, il dumping fiscale, la sicurezza delle frontiere, la lotta al terrorismo e le sinergie in politica estera.
L’UE deve rispettare la sovranità nazionale — il luogo dove risiede la vera democrazia — e il principio di sussidiarietà … deve valorizzare le specificità di ogni nazione e di ogni popolo.
In poche parole, l’“Europa delle Nazioni” di cui parlava de Gaulle.
In questo contesto, che futuro vorrebbe per l’euro?
L’euro è una moneta e come tale uno strumento. Negli ultimi anni, però, si è trasformato in un fine. I risparmi dei cittadini di alcuni Paesi, Italia al prima posto, sono stati piegati alla sua stabilità.
Inoltre, è una moneta nata male perché basata sulle esigenze tedesche e non su quelle europee. All’Italia è andata peggio degli altri, per il tasso di cambio troppo alto.
Quando si crea un’area valutaria comune fra economie diverse, è necessaria una compensazione fra chi ne beneficia chi ne viene penalizzato.
Non è stato così e, dopo la crisi finanziaria del 2008, la BCE ha dovuto svolgere questo compito, seppur parzialmente e in modo indiretto, per evitare l’implosione dell’Eurozona.
Ma questo ha dato origine a nuove tensioni tra i Paesi cosiddetti “frugali” e i Paesi più indebitati come l’Italia.
Ma è impossibile ridurre il nostro elevatissimo debito pubblico, aggravato dalla pandemia, senza una riforma approfondita delle norme di accompagnamento.
Pensare, ad esempio, che dal 1 gennaio 2023 il Patto di Stabilità possa essere ripristinato con gli stessi parametri di prima della pandemia, è allo stesso tempo una follia e un’inaccettabile provocazione.
Significherebbe massacrare la società e le aziende. Verrebbe annullato tutto il lavoro, seppur imperfetto, fatto dal “Fondo per il Recupero e la Resilienza”.
Con l’emergenza Covid, però, gli italiani, fra i più fiduciosi nella costruzione europea, hanno sentito di essere stati traditi da Bruxelles. Resteranno delle tracce quando la crisi sarà andata via?
I primi mesi hanno sicuramente lasciato una traccia, come se l’Europa pensasse che noi italiani avessimo una responsabilità specifica nell’innesco della pandemia.
Purtroppo, abbiamo avuto solo la sfortuna di fare da cavia per tutti, permettendo ad altre nazioni europee di osservare ciò che stava accadendo e di evitare i nostri errori.
C’è stata certamente una responsabilità politica attribuibile al precedente Governo e, Fratelli d’Italia, è stata la prima a evidenziarli.
Avevamo tutti un’opinione pessima dell’Europa.
Noi chiedevamo respiratori e mascherine, ma gli altri Paesi dell’UE impedivano le esportazioni, i nostri autotrasportatori erano bloccati alle frontiere e, in un solo pomeriggio, Christine Lagarde bruciò decine di miliardi di euro di denaro italiano con un comunicato stampa. Un disastro.
Poi venne l’idea di un debito comune per finanziare la ripresa, un’idea giusta seppur molto tardiva, che porterà molti soldi all’Italia … ma con troppe condizioni politiche.
Infine, c’è stata la cattiva gestione dei vaccini, con contratti opachi scritti sulla sabbia e una comunicazione confusa che ha creato grande incertezza fra i cittadini.
In breve, l’Europa della pandemia ha molto da farsi perdonare.
Emmanuel Macron e Mario Draghi hanno molte vicinanze politiche. Si sta parlando del “Trattato del Quirinale” sul modello di quello franco-tedesco. Cosa ne pensa?
Trovo paradossale che coloro che a suo tempo hanno agito come campioni dell’europeismo, preferiscano oggi dei Trattati bilaterali, ammettendo quello che noi diciamo da tempo: le attuali strutture comunitarie non sono in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini europei.
Detto questo, io non so se un’iniziativa concepita sul modello franco-tedesco sia la più efficace, ma sono convinta che i nostri due Paesi debbano impostare in modo nuovo le loro relazioni.
In passato, purtroppo, le Autorità francesi sembravano più concentrate sulla possibilità di acquisire i nostri beni e parti preziose del nostro sistema di produzione, piuttosto che concentrarsi sullo sviluppo di una partnership strategica.
Questo ha generato il risentimento dell’opinione pubblica italiana verso il suo Paese, aggravato dalla facilità con cui i leader italiani hanno svenduto i nostri interessi.
È quindi necessario ricreare un clima di fiducia, amicizia e cooperazione fra i nostri due popoli, perché abbiamo molte sfide comuni da superare.
Lei vorrebbe un’alleanza latina tra Francia e Italia? Crede che questa sia una cosa necessaria per controbilanciare il peso della Germania?
Assolutamente sì.
Finora, la Francia si è posta spesso alla guida di un asse mediterraneo, ma solo per ragioni opportunistiche, per aumentare il suo potere contrattuale al tavolo con la Germania. Ma senza molto successo.
È tempo di passare dalla tattica alla strategia, provando a costruire una vera alleanza fra le nazioni dell’Europa latina, in forza delle comuni identità, storia, lingua, tradizioni, costumi, valori e vocazione.
La geopolitica e le emergenze da affrontare possono dare un impulso nuovo e alternativo al progetto Europeo.
Se un minimo di pressione sulla Germania, coordinata fra Italia, Francia e Spagna, è stata sufficiente a tenerla lontana dalle sirene dei Paesi del Nord, convincendola a dar vita a uno strumento di redistribuzione, immagina cosa potremmo fare se ci organizzassimo come i Paesi di Visegrád o della Nuova Lega Anseatica?
Ci sono molti argomenti sui quali una forte cooperazione fra i nostri Paesi potrebbe portare l’Europa a un cambio di passo.
Pensi solo al cambiamento dei paradigmi economici che governano l’UE, o al superamento di iniziative inefficaci come il Trattato di Dublino o il “Patto per la gestione dei flussi migratori” e, più in generale, alla strategia per il Mediterraneo e l’Africa.
L’Unione brancola nel buio ma la sinergia fra Italia e Francia potrebbe favorire la stabilizzazione di aree come il Sahel e il Nord Africa, prevenendo da un lato la proliferazione del terrorismo islamista e, dall’altro, il contenimento della penetrazione di potenze straniere come la Turchia e la Cina.
Poi c’è la questione dell’industria manifatturiera, dove entrambi ci inseriamo nella grande tradizione che è stata soffocata dalle redini dell’UE e dove potremmo, al contrario, cooperare per raggiungere l’Asia e l’America in termini, ad esempio, di tecnologia relativa a prodotti all’avanguardia e di alta qualità in generale.
Inoltre Italia e Francia sono due nazioni il cui gigantesco retaggio culturale rappresenta un vettore di influenza e soft power nel mondo … uno strumento che potrebbe garantire all’Europa un posto al sole nell’attuale scenario internazionale.
Insomma, non una semplice reazione alle tendenze egemoniche tedesche, ma l’ambizione di un vero progetto strategico che punti a costruire un nuovo modello di Europa, di identità sociale e geopolitica, che metta al centro le persone e non i mercati.
Quanto alla Francia, come vede il suo futuro politico? Cosa le ispirano Emmanuel Macron, Xavier Bertrand, Marine Le Pen, Éric Zemmour, Marion Marechal a cui, a volte, viene paragonata in termini di linea politica?
Seguo gli sviluppi politici francesi con grande curiosità e, da osservatrice esterna, mi è sempre dispiaciuto vedere un sistema politico bloccato in cui gli elettori che non si identificano con la sinistra sono incapaci di avere una rappresentanza unitaria.
Certo, conosco le ragioni storiche di questa situazione, ma spero che prima o poi possano essere superate.
Da quando sono stata eletta Presidente dei Conservatori Europei, mi sforzo di operare in favore dello sviluppo di un Partito di Destra in tutto il continente, che possa trasformare i suoi valori in un’offerta politica matura, concreta e credibile, in grado di diventare azione di governo.
Dobbiamo costruire una famiglia politica che possa fare affidamento su forti e affermate realtà nazionali, a cominciare da Italia, Spagna e Polonia, e con partnership in tutto l’Occidente.
In questo panorama, ovviamente, non posso che guardare con grande interesse a una nazione importante come la Francia e, di conseguenza, sono pronta a collaborare con chiunque nel suo Paese condivida questo progetto.
Ha appena pubblicato una storia scritta in prima persona, “Io sono Giorgia”, che riecheggia la sua celebre frase: “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una mamma, sono italiana, sono cristiana!”. E’ palese che la sua esperienza … l’assassinio del Giudice Borsellino … l’abbiano segnata. Come se volesse “aggiustare” la società …
È vero, le stragi mafiose del 1992 sono state le scintille che mi hanno portato all’attivismo politico. Ero molto giovane, ho visto un’Italia tradita da una classe politica corrotta e attaccata fino al cuore da un contropotere mafioso.
Non potevo accettarlo e ho scelto di bussare alla porta dell’unica forza politica che era estranea alla mafia e alla corruzione.
Vede, per me la politica è sempre stata innanzitutto una lotta per il bene della mia Patria, che ho sempre vissuto come la mia “famiglia allargata”, secondo il principio di comunità che trae origine nella famiglia per poi estendersi a cerchi concentrici, come ci ha insegnato Aristotele.
Quindi, mi son sempre sentita in dovere di agire per difenderla, per garantirle il benessere e per riparare le sue ferite.
Per me è questa la politica … prima ancora del potere, delle nomine e delle dinamiche elettorali.
E’ questo il motivo per cui ho deciso di raccontare la mia storia in un libro, proprio per aggirare il filtro delle ricostruzioni giornalistiche che si limitano, ovviamente, a un resoconto parziale e strumentale dei propri interessi.
Per spiegare alle persone, in altre parole, la vera natura della missione che sto perseguendo.
Vederlo come il libro più venduto è stato una sorpresa straordinaria, perché ha confermato che gli italiani volevano conoscere meglio la natura della mia passione e del mio impegno politico.
Attraverso queste pagine si può capire molto del mio carattere e, quindi, anche del mio modo d’intendere la vita e la politica, che sono entrambe guidate dallo stesso principio: non fare niente se non sei completamente convinta.
Tra le grandi sfide che attendono l’Italia c’è la questione demografica. Come restituire alle donne italiane “il diritto a essere madre”?
Fin dalla sua fondazione, Fratelli d’Italia ha inserito nel proprio programma elettorale la questione dell’emergenza demografica e del sostegno alla famiglia, intesa come il pilastro economico, sociale e valoriale della nostra Comunità.
Avevamo ragione perché, dieci anni dopo, queste domande sono più che mai d’attualità.
Noi non abbiamo mai smesso di lavorare per offrire una risposta, sia in Italia che in Europa dove, quale Presidente dei Conservatori Europei, combatto quotidianamente contro i tentativi della sinistra d’imporci politiche che vanno nella direzione opposta: sarà l’immigrazione a compensare il declino demografico dei popoli europei.
La verità è che viviamo in un’epoca in cui tutto ciò che ci definisce è sotto attacco.
Lo sono la nostra identità nazionale e, ancor di più, il ruolo della famiglia, il diritto alla vita, la libertà educativa dei genitori e la nostra identità sessuale.
Si sta cercando di spezzare ogni punto di riferimento dell’identità dell’essere umano, svuotandolo di qualsiasi arma di difesa per modellarlo a immagine e somiglianza degli interessi di mercato.
Ecco perché non dobbiamo aver paura di rivendicare e riaffermare questi valori ma, soprattutto, una volta al governo, dobbiamo essere pronti a dare risposte concrete, a partire da regimi fiscali favorevoli alle famiglie, dagli asili nido gratuiti e dal sostegno alle giovani madri che scelgono di non abortire.
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Link Originale: https://www.valeursactuelles.com/clubvaleurs/monde/giorgia-meloni-il-est-temps-de-construire-une-alliance-entre-les-nations-de-leurope-latine/
Scelto e tradotto da Franco
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