Domandarsi quale modello sia giusto, se quello capitalistico tradizionale, chiaramente basato – almeno di principio – sulla meritocrazia e sulla scuola di Adam Smith, piuttosto che il modello China-DDR, avendo l’EU la sembianza di una DDR evoluta verso un’apparenza imprenditoriale, significa farsi la domanda sbagliata (a pena, appunto, di compressioni delle libertà fondamentali dei cittadini, come abbiamo visto col COVID in EU, ndr). Infatti la vera domanda è quale dei due sistemi faccia davvero l’interesse diffuso della propria gente. Invece che favorire i soliti potentati elitari, che il nazismo avrebbe voluto farci amare.
E’ fattuale che, nel caso, arrivare ad ipotizzare di imporre lockdown (in EU) o organizzare blackout energetici (in Cina) con il solo fine di non fare partire l’odiata inflazione a casa propria, che farebbe saltare il proprio modello economico incentrato sui potentati storici/elitari/potentati statali, significa alla fine odiare le proprie genti, parlo del 99,9% della popolazione. A favore di un risicato 0,1% benedetto dal sistema.
Resta infatti la considerazione che le grandi ricchezze in Francia e soprattutto Germania sono vecchie, antiche, direi tradizionali ovvero tramandate. Addirittura chi comanda le leve economiche germaniche oggi sono più o meno gli stessi dell’epoca guglielmina, le loro famiglie.
Possiamo però dire che in Germania resiste una specie di patto sociale, sebbene traviato già nelle ipotesi, vista l’assurdità di aver concepito – in presenza di detto patto sociale – un Aktion T4 Plan contro la parte più sfortunata della propria stirpe (Hegel… forse riproposto in forma rinnovata e corretta con i vaccini mRNA?). Tale patto sociale germanico prevede, in soldoni, che, si, sono ammesse enormi concentrazione di ricchezza a patto di far vivere ragionevolmente bene i propri concittadini di sangue.
Nell’EU tale concetto si è evoluto, come avrebbe fatto nell’EU conquistata dai nazisti: favorendo i tedeschi a danno delle altre popolazioni EU.
Ed ecco che viene gratis la spiegazione del folle castello di regole EU atte a depredare la periferia a vantaggio del centro dell’Impero, restando Parigi a carro dell’armata ideologia figlia prediletta dell’anticristiano Hegel.
Chiaramente, oggi, dopo aver visto i lockdown applicati in EU senza che ce ne fosse bisogno, solo per ridurre la domanda di beni, ossia combattere l’inflazione (a costo di ammazzare la classe media e l’economia in generale) abbiamo capito che, se da una parte la ruota è truccata, questo avviene sempre a vantaggio degli stessi.
Se poi aggiungiamo quello che i giornali EU non vi dicono, ossia che la Cina sta facendo qualcosa di simile, ovvero PER COMBATTERE L’INFLAZIONE sta programmando blackout energetici per ridurre la domanda di materie prima ovvero la salita dei prezzi fuori controllo dei listini, capite che le “scuole”, sia a Pechino che a Berlino/Bruxelles, sono le stesse.
Ma con una aggravante, per chi legge: la Cina che sta facendo blackout programmati energetici lo fa per tagliare la testa all’inflazione in casa propria, limitando la domanda di beni primari sempre più cari (materie prime soprattutto), ossia per salvare il proprio sistema economico [l’inflazione che portò alla Crisi di piazza Tien-an-men decapitò la cuspide del Partito Comunista Cinese dei tempi, ndr]. Peccato che tale atteggiamento, utile appunto solo a casa propria, faccia poi esplodere l’inflazione da carenza di beni in esportazione nei paesi abituati a comprare dalla Cina i fattori produttivi necessari per la propria industria, EUropa in primis.
Ben sapendo che gli USA ed il mondo anglosassone, a parte essere naturalmente ricchi di risorse (USA, Australia, Canada ecc.), girano attorno al dollaro americano, che funge da 80 anni da ammortizzatore. E ricordando che è in atto un onshoring produttivo iniziato con Trump, verso gli USA, dalla Cina.
Dunque, i containers bloccati nei porti USA annichiliscono l’export cinese verso gli States, con la CIna che si trova impossibilitata ad esportare ed ad incassare dollari, che mancano nel sistema, un utilissimo strumento di pressione. Una guerra asimmetrica insomma. Appunto.
Tutto a vantaggio USA naturalmente, che oggi vede il dollaro in veste di difesa inflattiva, al rialzo.
Alla fine, fatta semplice, è chiaramente l’America ad avvantaggiarsi dalla salita dell’inflazione, essendo lei stessa interessata a che l’Inflazione perseveri. Viceversa, soprattutto i pro-€ temono come la peste la salita dei prezzi, che farebbe esplodere la moneta unica.
Parimenti i perdenti inflattivi restano quelli dell’asse Germania-Cina, notando come quest’ultima stia comunque già rivalutando lo yuan, a propria difesa. L’EU invece sa come uscirne, per rivalutare, essendo un’Unione quella dell’euro ingegnerizzata per svalutare la moneta unica, al contrario di quello che avrebbe fatto il marco tedesco.
Stante, nel presente contesto, che in EU i paesi messi peggio restano precisamente gli eurodeboli, a maggior ragione se produttivi e ricchi di risparmi da aggredire.
Capite dove voglio arrivare.
Cosa aspettarsi, ora?
Di norma situazioni del genere anticipano una guerra calda. L’attacco del Giappone a Pearl Harbour avvenne dopo lustri di boicottaggi economici di ogni tipo contro gli interessi economici di Tokyo. Non ritengo si farà eccezione nemmeno questa volta (il grande Reset lo spiegammo QUI, nel 2019, con delle slidies).
Parimenti va ricordato che gli USA restano temibilissimi in guerra, avendo specializzato le loro strategie a tal punto da riuscire a vincere addirittura nella battaglia delle Midway pur in inferiorità numerica relativamente a qualsiasi parametro militare dei tempi. Pragmatismo imperante insomma.
Lasciamo perdere ulteriori digressioni, ad es. per spiegare come l’attacco di oggi al dominus USA parta in realtà dall’estero. Che ha cooptato, non diversamente da come fece 80 anni fa per impedire l’entrata in guerra USA contro i nazisti, le elites americane in funzione pro-ideal-nazista (vedasi il nonno di George W. Bush, Prescott Bush, capo della banca Thyssen a New York, ed il suo attivismo per favorire il nascente III. Reich, tanto da far fornire motori General Motors ai primi mezzi che fecero le invasioni tedesche della WWII, o gli antesignani dei computers per gestire la grande organizzazione che stava dietro all’Olocausto, grazie all’IBM, ndr).
In tal contesto, al di fuori dell’epilogo, appare scontato che da qui in avanti sarà proprio l’EU a tentare la carta della fine della NATO in Europa, rischiando una nuova guerra fredda tra le due sponde dell’Atlantico. E gli USA a difendere il blocco del dollaro, la pietra angolare del proprio potere.
Ben sapendo che la soluzione più probabile al conundrum geostrategico attuale passerà per un accordo delle tre grandi potenze mondiale, due commerciali (USA+Cina) ed una di risorse (la Russia) per eliminare il 4 incomodo, l’EU imbelle con Berlino come faro. E con la Francia sempre pronta a seminare zizzania a proprio vantaggio,
La verità è che ‘sto pasticcio globale parte dal presupposto che Berlino fa finta di non ricordarsi di aver perso non solo due guerre mondiali, ma addirittura una ventina di treni geostrategici negli ultimi 100 anni.
MD