Mi hanno chiesto ripetutamente il motivo della nostra fiducia, devo dire quasi incondizionata, nell’Arma. Forse farei prima a dire – per chi scrive – che dipende dall’insegnamento dei nonni, vista la terra di origine intimamente legata a quello che fu il contado di Thaon di Revel conte di Pralungo. O alle nobilissime gesta di Pietro Micca. Ditelo pure, non c’è problema a farlo: “sei Sabaudo“. Si, chi scrive è fieramente nato e cresciuto nella terra Sabauda, forse anche in un luogo che fu fiore all’occhiello – erano tanti – del Regno
(Nota di redazione: in calce trovate l’interessantissima didascalia di cui all’immagine *).
Ben conscio per altro dei disastri fatti da una certa nobiltà sempre sabauda nel massacro ad es. di Pontelandolfo, un evento di cui NON andare fieri, durante l’Unità d’Italia. Mi piace pensare che fu un errore o che forse fu necessario, non so, non fatemi dire oltre vi prego (…). Sapendo per altro che le genti del nord e della mia terra erano genti per lo più assai semplici, che nulla ricavarono direttamente dalla conquista del Sud e da cotante efferatezze (a maggior ragione la puntualizzazione va fatta visto che la mia terra è anche quella dei Bersaglieri, di fatto).
Senza divagare, i Reali Carabinieri, poi Arma dei Carabinieri, creatura monarchica nella genesi, seppero prendere posizioni molti nette nei punti cruciali della storia italiana. Facendo anche, in certi frangenti, dove lo Stato traballava, lavori di supplenza “sporca“, come richiesto dallo Stato (parziale eccezione ne è forse, per certi aspetti che però vanno analizzati nel contesto storico post-bellico, quanto accadde durante il 150. Anniversario della Fondazione, a Roma, …).
Possiamo per altro concludere che generalmente l’Arma è stata costante puntello di uno Stato che, senza Re, si è dimostrato assai claudicante nella sua portanza istituzionale (la Spagna di Felipe VI, non a caso, rileviamo che non essere arrivata i livelli di tracotanza istituzionale dell’Italia nella gestione del COVID). Da qui forse l’assurdità del termine sovranismo, direi coniato impropriamente a Roma (…). Ma questa è altra storia.
Posso solo aggiungere, per esperienza vissuta direttamente dalla mia famiglia, una zona calda ai tempi della R.S.I., dove dovette intervenire addirittura la Divisione M “Tagliamento” per sedare i moti, solo per ricavarne un clamoroso fallimento, che i Carabinieri seppero schierarsi in un modo da ottenere il rispetto della gente comune (nella “mia” zona operava anche e soprattutto il monarchico comandante Franchi, alias Edgardo Sogno, molto attivo nel contesto, un “duro” ben supportato dall’Arma per questioni diciamo storiche […], il che spiega per altro molti degli eventi successivi, …).
Pochi però sanno ricordare quale fu il comportamento dei Carabinieri durante la tragica R.S.I. Anzi, visto che sappiamo tutti che la storia si fa fatica ad assimilarla, in Italia, proviamo a darvi delle pillole, per farvi capire meglio quanto a scuola o non viene spiegato a dovere, o semplicemente non vi ricordate.
Benito Mussolini si dimise a Luglio del 1943, dopo un colloquio con il Re. All’uscita trovò i Carabinieri ad arrestarlo. Il Duce venne poi portato da Carabinieri prima a Ponza e poi a Campo Imperatore, in gran segreto. Sembra che una talpa dell’OVRA, i servizi segreti fascisti (vedasi oltre), riuscì a conoscere il luogo, dopo lungo tempo di indagini per i tedeschi, che di fatto comandavano militarmente l’Italia del centro-nord. Alla liberazione del Duce parteciparono le truppe d’elite, che stavano oltre le SS nella gerarchia nazista; su tutte Otto Skorzeny, guardia del corpo del Fuehrer che divenne nel post guerra capo delle operazioni clandestine anti-comuniste in Europa per conto dell’OSS, da Madrid dove imperava Francisco Franco (…).
Si noti che, durante la liberazioni del Duce da parte dei tedeschi, un Carabiniere ed una guardia forestale morirono (forse si intende che ci può essere una logica nell’aggregazione Carabinieri-Guardie Forestali avvenuta qualche tempo fa,…).
Successivamente Mussolini venne portato a nord della linea gotica sotto controllo militare tedesco, dai nazisti, gli stessi che imposero l’onere dell’Olocausto anche all’Italia, dal binario 21 della Stazione centrale di Milano (era il binario della Shoah; ovvero quello da cui, tra il 1943 e il 1945 – durante l’egemonia della R.S.I/X Mas. nel nord Italia, … – partirono venti convogli che deportarono ebrei, oppositori politici e altri perseguitati verso i campi di sterminio ; peccato che l’attuale partito del Nord, da tempo promotore della secessione dell’Italia a favore del mondo tedesco, Unità per cui l’Arma tanto sangue versò, troppo spesso se ne dimentichi, ndr).
Nacque dunque la R.S.I., post 8.9.1943, lo stato fantoccio tedesco nel nord Italia, così viene definito dai libri di storia: R.S.I.=> Stato fantoccio tedesco nel nord Italia, ripeto (…).
In tale periodo, che va dall’8.9.1943, data della resa italiana agli anglo-americani, solo alcuni giorni dopo la firma del Trattato di Cassibile, che di fatto fu una resa incondizionata dell’Italia, iniziò l’ultima guerra civile Italiana. Guerra civile vuol dire caos, dove i fratelli si uccidono per un ideale o per la sopravvivenza. O per vendetta. Dove non ci sono amici, ma solo spie e nemici. Fondamentale ricordare che tale guerra civile avvenne di fatto solo al nord, visto che il Meridione fu progressivamente liberato dagli anglo-americani.
Come conseguenza della R.S.I., le truppe speciali fasciste, fedelissime al Duce e non al Re, si trasferirono al nord. Pochi infatti ricordano che la X Mas si trasferì, leggete bene, proprio a Milano in piazza Fiume, oggi Piazza della Repubblica (sede praticamente contigua a quella della Brigate Nere, in Via Cadamosto).
Pochissimi sono per altro a conoscenza del fatto che la X Mas non era solo quella dei siluri/maiali, gente eroica del primo fascismo. No, la X Mas post 8.9.1943 era soprattutto il braccio armato del controspionaggio fascista venduto ai nazisti (gli stessi che bruciavano nei forni gli ebrei, ndr); ossia la “branchia sporca” che doveva occuparsi ad esempio di “liquidare” i soggetti contrari al regime del fu Dux ormai di fatto condannato, anche all’estero. In pratica la X Mas, dopo l’8.9.1943, fu una branchia militare fascista per definizione collaborazionista degli occupanti nazisti, macchiandosi di colpe indicibili contro il popolo inerme a nord della linea gotica (…).
In tale contesto va vagliata nel dettaglio quale fu invece la posizione dell’Arma dei Carabinieri, che è veramente semplice da capire. Possiamo ad esempio riferirci a fonti spagnole, onde toglierci dal conflitto d’interesse nazional-popolare (…), per riassumere in poche parole la sostanza:
“Nel 1943 il corpo [dei Carabinieri] fu sciolto dal governo fantoccio della Repubblica Sociale Italiana (RSI). C’erano diverse ragioni per questo: oltre alla pressione tedesca per lo scioglimento, era anche dovuto alla mancanza di fiducia che [i Carabinieri] ispiravano nello stato fascista e in parte a causa del ruolo che avevano avuto [gli stessi Carabinieri] durante la caduta del leader fascista Mussolini. Paradossalmente, questo portò molti ex Carabinieri ad unirsi ai partigiani, che andarono a combattere contro i tedeschi e quelli ancora fedeli a Mussolini. Al loro posto, la RSI creò la Guardia Nazionale Repubblicana (GNR), anche se questa gendarmeria operò solo nel nord Italia e fu sciolta con la fine della guerra.“
Al LINK
Per una volta devo dire che Wikipedia può essere letta senza fare grossi errori, per una visione sintetica degli eventi. Ad esempio, ci si può riferire alla voce “Carabinieri nella Resistenza e della Guerra di Liberazione Italiana” (LINK). Menzione particolare va fatta per il “Fronte Clandestino di Resistenza dei Carabinieri“, di cui in calce*.
Tra le 335 vittime delle Fosse Ardeatine ci furono anche 12 militari dell’Arma: Cap. Raffaele Aversa, Magg. Ugo De Carolis, Ten.Col. Giovanni Frignani, Ten. Col. Manfredi Talamo, Ten. Romeo Rodriguez Pereira, Ten. Genserico Fontana, Car.Cor. Calcedonio Giordano, Brig. Candido Manca, Car. Augusto Renzini, Car. Gaetano Forte, Mar. Francesco Pepicelli, Brig. Gerardo Sergi.
Sostanzialmente, da quanto sopra si desume che furono i tedeschi stessi a chiedere la “liquidazione” dei Carabinieri, la cui maggior parte aderì alla resistenza; chi rimase nelle località, di stanza, si astenne generalmente dal collaborare coi tedeschi, nella maggior parte dei casi (…).
Forse è per tale ragione che, nel nord Italia, per gli anziani, la festa della Liiberazione non è stata per molti anni precisamente il 25 Aprile, ma tra il 1.5 ed il 25.4. E per molti la festa era unica, quelle delle due date unite: la liberazione dai tedeschi!
Lasciamo perdere che i francesi, che erano alleati dei nazisti in Vichy, a fine guerra cercarono di prendersi una parte di Piemonte e di Val d’Aosta, evidentemente promesse dal Fuehrer ai francesi per la collaborazione prestata durante il regime di Petain (solo l’intervento armati alleato dinamitò tale tentativo, ndr).
Quello che voglio cercare di farvi intendere è solo che i Carabinieri seppero mantenere la linea dello Stato anche in periodi ben più difficili di quello attuale (memento: il padre del gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa, Romolo, fu colui che ri-isitituì i Carabinieri Reali una vota che il re fuggì a Brindisi: di fatto a sud dell’Italia, ironia della sorte, i Carabinieri non ebbero soluzione di continuità nella loro esistenza; a nord della linea gotica invece vennero sciolti/liquidati dal Regime nazista perchè considerati non affidabili per i fini collaborazionisti).
Dopo questo panegirico, arriviamo all’oggi
Penso che a nessuno sia sfuggita la diversità di comportamento nel sedare le rivolte di piazza anti-Green Pass tra Carabinieri e Polizia/Guardia di Finanza. Addirittura alla prima uscita, svariate settimane fa, a Milano, i Carabinieri furono tragicamente eroici (…) nel non sedare la rivolta, lasciando passare molti manifestanti, per la più famiglie, senza loro colpe naturalmente, anzi con tanti meriti (…).
Da lì in avanti – vi prego di notare – è stata solo la Polizia a usare le maniere forti “coi deboli” nelle proteste anti Green Pass, apparendo quella della Questura sempre più come forza pretoriana in mano al governo.
Ben ricordando come la Legge sul Green Pass sia ad enorme e smisurato rischio anticostituzionalità secondo molti esperti, tra cui ex membri della Corte Costituzionale (Sceusa, Maddalena, …). Il punto critico sta nel fatto che il Governo scientemente evita di investire la Consulta del quesito sulla Costituzionalità del provvedimento, onde evitare che venga clamorosamente bocciato; ovvero bloccando il processo in corso di vaccinazione forzata per via surrettizia della della popolazione italiana (“il 90%”, dice il gen. Figliuolo; non per fini sanitari ma economici, come chiaramente affermato – con riconoscimento sembra del governo – dai portuali triestini, ndr).
Peccato che nessun paese al mondo, tranne i microscopici EAU, Emirati Arabia Uniti, abbia raggiunto il 90% di copertura vaccinale…
Non posso fare a meno di notare come negli ultimi tempi siano avvenuti, praticamente concomitanti, due fatti mediatici importantissimi, che separano nettamente la visione mediatica tra i Carabinieri e “gli altri”. La prima, è l’assoluzione dell’Arma nella Trattativa Stato Mafia, classico esempio di “lavoro” fatto dai Carabinieri per conto e dietro richiesta dello Stato, ossia sotto i suoi comandi; ovvero per tenere assieme uno Stato fatto da politici troppo spesso imbecilli. Anche “Ultimo” si congratulò per l’assoluzione dell’Arma, che va sempre rispettata (“Ultimo” ebbe non pochi scontri coi suoi superiori, ma è rimasto sempre fedele all’Arma, come deve essere). E qui mi fermo.
L’altra verità scottante è quanto emerso nel recentissimo libro “Faccia da Mostro“, di Lirio Abbate, dove abbiamo capito che esisteva almeno un poliziotto che uccideva sia per la mafia che, notate bene, per lo Stato. O meglio, per bande che dicevano far parte dello Stato. E anche che un ex capo della Polizia aveva come parente una donna che abbiamo visto presente nei più grandi attentati contro lo Stato, in ultimo anche in via dei Georgofili, a Firenze, per conto di un apparato ipoteticamente parastatale segreto in teoria già sciolto (…). Tutto riportato nel libro, assolutamente da leggere.
Che sia chiaro, non si confonda: ci sono persone fantastiche e grandi servitori dello Stato anche in Polizia. Ad es. Nunzia Schilirò, come Lei sono certo sono in tanti. Ma purtroppo la funzione prettamente pretoriana della Polizia sembrerebbe oggi venire prima del giuramento sulla Costituzione (…).
In tale contesto spero faremo a breve cosa gradita a spiegare le ragioni, l’essenza di quello che sta succedendo oggi, la radice degli eventi.
Siamo infatti tutti convinti che le forze dell’ordine che “menano i nonni“, che “menano i ragazzi“, “che menano le donne incinte“, non siano la norma, non sono tutti uguali. Vale anche per i Carabinieri che, più saggiamente, nel rispetto dello Stato o di quel che resta, oggi se ne stanno ai margini dello scontro direi ormai istituzionale.
In ogni caso tutti necessitano capire cosa c’è dietro a cotanto indirizzo, non solo ubbidire senza sapere il motivo dei comandi (può non essere necessario in certi casi “sapere”, per deve eseguire ordini; ma in questo credetemi che è fondamentale avere chiaro cosa abbiamo innanzi, che è un problema per di più di fisico, …).
Ossia noi sogniamo di poter essere utili a spiegare in modo scientifico, ossia super partes, quello che forse anche le manovalanze esecutive dello Stato non sanno, perchè gli viene taciuto.
Solo con la consapevolezza della conoscenza può nascere una reazione composta. Ad un problema che, nei prossimi mesi, purtroppo diventerà progressivamente gigantesco.
Spero vivamente che tanti italiani come noi non restino più che delusi, direi direttamente traditi dagli accadimenti prossimi venturi (…): sarebbe nel caso la condanna definitiva del Paese.
In tutto questo, non posso che riporre la mia fiducia nell’Arma dei Carabinieri, una vera Istituzione del nostro Paese.
Penso anzi che da oggi in avanti i tantissimi sostenitori “delle idee di questo sito” (che è senza scopo di lucro/fini politici, ndr), non necessariamente “di questo sito“, potranno andare fieri, vis a vis col Comando locale dei Carabinieri, di essere pubblicamente partecipi della presente linea di pensiero.
MD
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* Dopo l’8 settembre 1943, data dell’armistizio dell’Italia con gli Alleati, l’unica forza armata ancora unitariamente attiva sul territorio nazionale era l’Arma dei Carabinieri, la cui struttura ordinativa non poteva non turbare i piani germanici per l’occupazione militare del nostro Paese. Pertanto, il 7 ottobre 1943, i nazisti attuarono a Roma un massiccio attacco alla Caserma della Legione Allievi Carabinieri, conclusosi con la deportazione di circa 2.500 militari dell’Arma. L’operazione, condotta con un dispositivo di forze composto da mezzi corazzati e da reparti d’assalto, era stata preceduta da un dispaccio del Gen. Graziani, Ministro per la Difesa Nazionale della RSI, con cui si ordinava il “Disarmo dei Carabinieri in Roma”, ingiungendo agli Ufficiali di “restare nei rispettivi alloggiamenti sotto pena, in caso di disobbedienza, di esecuzione sommaria e di arresto delle rispettive famiglie”. La deportazione indusse il Generale Filippo Caruso (nell’immagine a sinistra) a creare il “Fronte Clandestino di Resistenza dei Carabinieri”, forte di 6.000 uomini. La formazione era composta da reparti dislocati nell’Italia centrale, da un “Raggruppamento Territoriale” e da un “Raggruppamento Mobile”, entrambi strettamente collegati con le unità partigiane operanti nelle altre regioni.
Del “Fronte” facevano parte il T. Col. Giovanni Frignani e i Capitani Raffaele Aversa e Paolo Vigneri, Ufficiali che il 25 luglio precedente avevano arrestato Benito Mussolini. Intanto anche nei territori dell’Italia meridionale non ancora liberati dagli Alleati era iniziata da parte dei Carabinieri la resistenza ai tedeschi, che non esitarono ad attuare nei loro confronti la più spietata repressione, come accadde a Teverola, in provincia di Napoli, ove vennero trucidati dai nazisti 14 Carabinieri.
Didascalia pagina destra
L’occupazione militare di Roma da parte dei tedeschi segnò l’inizio di un loro maggiore impegno a contrastare l’azione dell’Arma rivolta a fiaccare il dispositivo militare e di repressione. Nelle carceri di via Tasso e di Regina Coeli, in seguito a delazione di elementi fascisti, finirono i più attivi esponenti della resistenza dei Carabinieri, primi fra tutti gli Ufficiali che avevano arrestato Mussolini. Il 23 marzo 1944 un’azione del GAP (Gruppo di Azione Partigiana) attuò a Roma, in via Rasella, un attentato contro una compagnia del Polizeiregiment Bozen. Restarono uccisi 33 nazisti.
La reazione di Hitler fu immediata e violenta: ordinò che per ogni tedesco rimasto ucciso venissero giustiziati dieci italiani, da prelevare tra i detenuti politici e di razza ebraica. L’indomani, 335 martiri vennero giustiziati nelle gallerie di una cava abbandonata, sulla via Ardeatina. Tra essi figuravano dodici militari dell’Arma. I loro nomi sono, da sinistra a destra nelle immagini in alto: Cap. Raffaele Aversa, Magg. Ugo De Carolis, Ten.Col. Giovanni Frignani, Ten. Col. Manfredi Talamo, Ten. Romeo Rodriguez Pereira, Ten. Genserico Fontana, Car.Cor. Calcedonio Giordano, Brig. Candido Manca, Car. Augusto Renzini, Car. Gaetano Forte, Mar. Francesco Pepicelli, Brig. Gerardo Sergi.