Lo tsunami inflattivo che devasterà l’euro è davanti a noi. Pochi hanno capito di cosa si tratti, sebbene gli addetti ai lavori sappiano ma non vogliano intervenire, ancora.
In effetti la nomina di un mero economista al Quirinale, per gestire il lato economico potrebbe apparire addirittura superata nel contesto, oggi, vista l’immensità di cosa abbiamo innanzi. Non parlo di sensazioni ma di dati: l’altra notte su Rainews24, anche una buona rete media quando non la guarda nessuno, è comparso uno special che spiegava come le aziende italiane, alla prima bolletta, NON potranno tenere aperti i battenti semplicemente perchè il manufatto prodotto che ne verrebbe fuori sarebbe ad un prezzo che oggi quasi nessun cliente si può permettere.
Forse con questo esempio ho fatto capire nei fatti cosa significa DEPRESSIONE INFLATTIVA, visto che sarà quello che aspetta il sud Europa e l’EU in genere. Infatti, con la valuta sovrana si può ambire alla stagflazione, di per se un male. Se si ha invece una moneta comune che annulla i margini di manovra monetari e fiscali, allora si passa direttamente all’inferno, ossia alla depressione, causa inflazione in questo caso (un’analisi specifica sulla depressione inflattiva l’abbiamo proposta QUI).
Dunque, forse siamo quasi a livello di scontro/sicurezza sociale, causa aumento incontrollato dei prezzi, che dite?
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Un po’ di Storia
La depressione inflattiva è la stessa che si palesò, più o meno, dopo la guerra civile USA, con tutti i paesi USA indebitatissimi per conflitto: in tal contesto ripartì l’import a basso costo dall’Inghilterra post bellico, per ricostruire il Paese, import inglese bloccato durante la guerra (oggi l’import è la Cina); parallelamente le merci locali vennero messe fuori gioco (effetto depressivo) dall’import a prezzo competitivo, con il risultato che gli indebitati produttori locali non furono in grado di onorare i loro debiti. Il risultato fu un aiuto ai debitori, di Stato, che però oltraggiò i creditori che pensavano di essere pagati, con conseguenti tensioni sociali. In parallelo vennero passate leggi per limitare al massimo l’emissione di moneta, oltre gli aiuti ai produttori locali che erano prettamente agricoli ai tempi (oggi il blocco tedesco). Chiaramente le banche locali andarono in sofferenza (…).
Tutto questo portò gli USA, lato East Coast, a soffrire sia di depressione che di inflazione.
Penso tale aneddoto vi ricordi qualcosa, vagamente.
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Oggi stiamo approssimandoci a qualcosa del genere nel vecchio Continente ed in Italia in particolare, sebbene in contesti profondamente diversi, ma nemmeno più di tanto sotto certi aspetti (oggi: depressione per bassa domanda, risorse primarie carissime che causano inflazione esogena, export difficile causa problemi di logistica nei porti dei clienti finali [USA], spiazzamento produzioni locali rispetto a prodotti che arrivano ad es. da zone con costi energetici minori, incapacità di compensare il gap tra costi e risorse di consumo a fronte di lacci e laccioli costituiti dalla zona euro e dall’EU, …).
Solo che siamo anche in presenza di un piano di grande Reset che, alla fine, prima di cambiare le nostre abitudini avrà GIOCOFORZA lo scopo di eliminare il dissenso, inevitabile, speriamo non anche i dissenzienti nel caso (…).
Chiaro , un siffatto piano rischia di stravolgere le regole democratiche, forse andando anche a braccetto con innovazioni tecnologiche non chiarite al grande pubblico, oggi. Ad esempio l’energia a basso costo da reazioni nucleari, appunto, là da venire (…).
Anni fa ad un famoso personaggio per cui lavoravo, in realtà il personaggio famoso era il suo capo, venne chiesto a cena cosa sarebbe successo se nottetempo fosse stata inventata la macchina per produrre energia a costo bassissimo. La risposta, come potete attendervi, fu raggelante: “non arriverebbe alla mattina dopo”.
Pur nella teatralità del gesto qualcosa di vero forse c’è (…).
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Sta di fatto che il prossimo Presidente della Repubblica dovrà farsi carico dell’incombenza Yalta
Oggi abbiamo due correnti, che si confrontano, per la Presidenza italiana: quella filo Yalta, ossia necessariamente filo USA in Italia. E quella revanscista, pro Germania e pro Francia, ossia filo EU, che vuole ribellarsi alla soggezione apicale americana in Europa e paesi vicinali, figlia appunto di Yalta.
Ben inteso, il piano revanscista EU è stato preparato con dovizia di particolari da Berlino prima di tutto, poi convincendo Parigi, parallelamente andando in sposi dell’export commerciale di Cina e Germania.
In fondo, è palese: gli USA non possono mollare l’Italia ai poteri sconfitti 75 anni fa, perderebbero il Mediterraneo tra altre cosucce, ad esempio verrebbero messi sotto pressione per le basi strategiche USA in Italia, a termine. E nemmeno la Russia ha interesse a che ciò succeda, in quanto tempo qualche lustro ed avrebbe una spina nel fianco sia ai confini orientali, spina da sempre costituita dalla Cina. E poi anche il pungolo euro-tedesco ad ovest.
Capito questo, comprendiamo forse l’incontro di Putin con gli imprenditori italiani di qualche giorno fa, incontro che non era certo in veste filo EU, ma direi precisamente il contrario.
La cosa strana che pochi notano è che USA e Russia, nelle questioni di fondo, vanno d’accordo. Prova ne sia che i militari USA, il potere americano di ultima istanza, hanno zero interesse a farsi coinvolgere nella guerra in Ucraina, di fatto contro la Russia; interesse invece fortissimo del mondo globalista che sembra essersi impossessato di apparati di intelligence negli USA, nelle more di un piano globalista che abbraccia sia l’Europa che gli USA che, in un certo qual modo, il mondo occidentale.
In tale contesto, la logica direbbe che il Quirinale italiano dovrebbe essere targato sicurezza. Ovvero contiguità anche con i militari ed ambienti affini, per gestire lo tsunami inflattivo in arrivo non solo a livello economico ma a livello di sicurezza sociale.
E’ vero, ci sarebbe la necessità di un primo ministro di estrazione economica, quale sarebbe/sarà ad esempio la scelta eccelsa del competentissimo Giulio Tremonti, non un mero economista, che avrebbe la nostra totale e completa approvazione (che bello sarebbe vederlo coinvolto nella rinegoziazione del Patto di Stabilità…). Soggetto che comunque potrebbe anche essere Presidente della Repubblica, eccome! Sebbene a livello economico non sia possibile più fare alcunchè per schivare la botta inflattiva, Draghi ha perso troppo tempo prezioso.
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Due parole su Draghi: non è un economista ma un finanziere. Non è uno statista. E’ stato diciamo “interessato” dallo scandalo del Britannia. Ha firmato la lettera impropria nella forma, nella sostanza e nel contesto della BCE che ha prima fatto partire la crisi dello spread in Italia e poi ha consegnato all’Italia il liquidatore Mario Monti. E’ il più strenuo difensore dell’euro franco-tedesco (direi soprattutto “franco”, oggi, …).
Accettare Draghi al Quirinale, oggi, ci porterebbe a derivare che forse l’Italia e finanche gli italiani non servono più, vanno sostituiti con altri, con novelli servi, forse qualcosa del genere era addirittura in corso, chissà (…). Visto che, per altro, non è necessariamente certo nemmeno il suo fideismo pro-Yalta, anzi.
Dunque, la deriva Draghi va fermata, quanto meno se si vuole evitare un conflitto per riscriverla, Yalta.
Attendiamo la nomina del nuovo Presidente della Repubblica, confidenti che andrà nella direzione, appunto, di Yalta. Ossia di non annichilire l’Italia per il semplice fatto di essere il più grande alleato USA non anglosassone in Europa.
In tale contesto un Presidente che sappia difendersi e difendere il Paese sembra vieppiù necessario, oggi, a pensarci bene. Per l’economia, post disastro di Draghi di non aver fatto nulla per parare il colpo inflattivo, si tratterà solo di limitare i danni. Che saranno immensi.
MD
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