Nessun blog di informazione alternativa si è degnato di descrivere ciò che sta succedendo a livello locale.
Tutti si fermano alla piazza. Scandalosi sono quei partiti nuovi che non hanno assolutamente idea di cosa stia avvenendo a livello comunitario in Italia e si vogliono proporre come cambiamento.
SIMONE:
So che a Torino sei attivo e che molti gruppi ti invitano per parlare. Vorrei che semplicemente mi descrivessi quello che stai vivendo. Cosa succede in quei gruppi, cosa ci si dice, che atmosfera si respira.
Se vogliamo ricostruire il Paese dopo che sarà definitivamente distrutto, queste comunità saranno il limo che favorirà la fertilità di cui avremo bisogno.
E queste comunità dovranno dialogare tra di loro. Dovranno tenersi per mano. E dovranno, pur mantenendo la loro identità, muoversi all’unisono.
La forza del nemico non è nelle argomentazioni, ma nella sincronicità dei suoi atteggiamenti.
Se vogliamo fomentare il cambiamento politico, oltre ad avere contezza di quanto accade a livello geopolitico, economico/finanziario, nazionale e politico dovremo conoscere in profondità il territorio e chi ne sono i referenti. Altrimenti si rifaranno gli errori commessi in passato: fare finta di conoscere i veri problemi del Paese. Perché nella nuova politica anche una buca nella strada dovrà essere un problema locale importante.
La politica è ascolto. Il territorio è una conformazione complessa; esistono anime differenti anche in una singola comunità. Se non c’è armonia nelle piccole comunità, non potrà mai esserci nemmeno a livello nazionale.
La politica è ricerca di equilibrio e noi siamo la politica.
Mi sembra vergognoso che si spendano risorse con una generosità da Creso per il controllo del Green Pass e per la discriminazione, mentre si lasciano crepare le persone di fame. Questo non può andare avanti. Ma se vogliamo che qualcosa cambi, noi stessi dobbiamo impegnarci per il cambiamento.
Torino è una città molto attiva. Con una grande storia. E’ una grande città italiana.
Palazzo dei Principi di Carignano fu la sede del primo Parlamento italiano. Questo mi fa pensare che proprio da Torino dovremmo ripartire.
R.Z.
Ecco proprio dall’equilibrio che citavi tu prima nella domanda bisognerebbe ripartire, da quell’equilibrio perso o artatamente spazzato via.
La mia esperienza spazia da gruppi cittadini, che per lo più sono composti da persone colte provenienti dal percorso medico o da quello della giurisprudenza / comunicazione.
Mentre fuori città le realtà sono un po’ più vaste ed il popolo ha professioni che veramente spaziano tutto l’arco dell’impiego umano, dall’idraulico all’insegnante, all’imprenditore, al professionista, al gelataio al pilota di aeroplani.
Ti rispondo come se dovessi scrivere un articolo.
Erano le 17 di una cupa serata prenatalizia, quella sera non sarei andato al solito cenacolo, dove per altro frequento i miei amici incontrati nell’azione sociale ormai da parecchi anni.
Una mia amica che è affine all’ambiente degli avvocati e dei reporter indipendenti, mi aveva invitato per una serata pizza, con visione di un documentario inedito in lingua Inglese sulla “gentrificazione”.
E vi posso assicurare che mangiare la pizza dopo il film fu strategicamente sbagliato, nessuno di noi aveva più fame.
Per brevità riassumo che la gentrificazione consiste nel cacciare via la gente dalle proprie case, è avvenuto e sta avvenendo nell’Europa del nord ed anche in altri luoghi.
Usano le scuse più banali: manutenzione profonda, perdita dell’agibilità per supposte mancanze strutturali, finanche incendio, doloso? Chissà?
Gli eventuali piccoli proprietari a fronte di spese molto grandi, che non riescono ad affrontare, vengono risarciti con quattro soldi in cambio della proprietà e del diritto ad un prezzo di affitto calmierato per un lungo periodo di tempo, a carico della collettività comunale.
Al termine dello sfollamento l’edificio viene comprato da una grande compagnia che dopo una cosiddetta ristrutturazione decide di affittarlo o di affittarlo alla pubblica amministrazione se quell’immobile è destinato a case popolari.
In buona sostanza ti espropriano della casa e costituiscono un casello sugli affitti.
Scusami se il concetto del casello ricorre nei miei ragionamenti, ma non posso fare a meno di notare che i “magnaschei” praticano questo sport da anni, comprano una risorsa comune e poi la “noleggiano”.
Ad di la del documentario interessante e di impatto psicologico sostanziale per un Italiano, dove la casa è considerata un bene fondamentale, resta il fatto che quella sera davanti a queste crude verità e ad altre si erano riunite diverse persone, pensanti e di cultura.
Ecco questo è il formarsi di un gruppo, che non va molto oltre i confini della gente fidata e degli amici del primo cerchio, perché signori, quello che una volta era il garante universale per tutti adesso non lo è più.
I cittadini ed in primis chi non ha le fette di salame sugli occhi, non si fidano più, di niente e di nessuno, salvo delle proprie conoscenze dirette o poco più.
La cosa fondamentale è questa, comune a tutti i gruppi, aver capito che ci stanno togliendo le libertà civili a cui siamo abituati da dopo i grandi conflitti.
Perché?
Le risposte sono molteplici ed una giusta non c’è, possiamo dire che tutte si integrano fra loro, perché la nuova realtà non ha una faccia sola, ma diverse e quasi sempre rivolte verso ciò che un buon cristiano considera male.
Sintesi, su questo blog ne abbiamo fatte parecchie, magari ne parleremo in un articolo specifico, ma la sostanza è che la società del controllo dei comportamenti del singolo e del “ranking sociale” è più adeguata al nuovo modello economico.
Perché come diceva un mio vecchio amico del secolo scorso, ormai scomparso, nemmeno il cane muove la coda gratis.
E tutto quello che stanno facendo, non è altro che la solita avidità nascosta da due paraventi, uno propagandistico ad uso “omnibus” ed uno spirituale per dare altisonanza ai documenti scritti in quelle associazioni intergovernative, combriccole e vari club per elitari, che alla fine vogliono una cosa sola:
Condurre il gioco, creare le regole ed ottenere enormi profitti e potere… La vecchia democrazia, è servita per un po’ ora c’è dell’altro, incuranti della sofferenza umana, infatti parlano della sofferenza degli animali e del pianeta.
Lungi dal volere infliggere pene a animali e pianeta, Noi siamo ben lontani da questa idea, ma se esistesse una pena del contrappasso, questi illuminati signori dovrebbero vedere per l’eternità qualche pezzo del magnifico comico Carlin quando parla dell’uomo e del pianeta.
Uscendo dalla città invece abbiamo diverse realtà che sono più legate alla terra, in quanto per molti di loro è fonte di sostegno e vita.
Sovente nei miei viaggi in provincia tutto inizia dall’osservazione di quello che si dipana oltre al finestrino o alla visiera del casco.
Questo permette un approccio più lento dove lo spirito si prepara all’incontro, ed più semplice entrare in sintonia con le persone, che conoscono la ruvidità della natura, e la necessità di fare qualcosa per stare in armonia con essa.
Ecco consiglierei alle cosiddette elites illuminate, al posto di accudire le rose delle loro “orangerie” di provare per una stagione a andare nel bosco e “fare la legna”, quindi tagliarla in pezzi simili ed accatastare le scorte per l’inverno oltre che a verificare stufe, caldaie e tutto ciò che può servire.
Una nuova luce di consapevolezza arderebbe su di loro.
La macchina passò su una lingua di fango e neve, la strada non era molto grande e la salita iniziava a sentirsi, dopo pochi chilometri arrivai ad un cancello, di fianco sul muro in pietra di contenimento del terrapieno, c’è un grande sole stilizzato fatto di piccoli sassolini sapientemente accostati l’un l’altro, in forma d’anfiteatro che trasmettevano calore ed accoglienza.
In quella comunità è sorta una scuola liceale e media per i ragazzi ad opera di professori sospesi, perché il loro peccato è quello di pensare ed insegnare a pensare.
Queste comunità sono piuttosto chiuse ed introvabili, per gli stessi motivi che esistono in città, non si fidano, per entravi è necessario il passaparola, ti mettono alla prova, vogliono conoscerti e devi parlare davanti a loro.
Sei giudicato, ma nel giusto, ti danno fiducia e si aspettano che sia rispettata, dopo puoi collaborare con loro.
Dalle mie esperienze ho capito che il teatrino politico non li imbambola più, hanno preso coscienza.
In quelle comunità si parla di come allevare i figli, che insegnamento dargli, che modello proporgli, quali valori.
Cose pratiche se volete, ma allo stesso tempo altamente spirituali, bypassando ogni elucubrazione filosofica e storica con la pragmaticità di chi sa che se non semini non raccogli.
Il fatto che ci siano giovani, bambini e ragazzi le rende vive, hanno compreso benissimo che la mancanza di nascite significa abdicare alla vita, e non salvare il pianeta come la propaganda vorrebbe farci credere.
Nel cuneese molte di queste realtà sono già vive e funzionanti, la mia vocazione è quella di fare da viaggiatore fra una e l’altra portando esperienze e in futuro se sarà possibile unirle in una rete di conoscenze reciproche.
Era una mattina di mezzo autunno, e salivo la tangenziale ovest che porta verso Pinerolo, una maglia termica in più non avrebbe guastato sotto il giubbotto da moto.
Mentre la vista cambiava, dall’ampia valle che si vede appena usciti da Torino, pensavo alle curve che sarebbero succedute.
Avrei infatti incontrato un mio amico nel capoluogo al fondo valle, per poi salire in un territorio impervio e quasi irraggiungibile.
Giunti alla meta da dove si dominava una costa montana, potei capire meglio quel tipo di comunità, anche loro avevano bambini e quindi una scuola per essi, anche per quelli piccoli.
A causa del territorio preferivano isolarsi e lasciare che il mondo intorno impazzisse di questa nuova “malattia” che è nella mente di coloro che l’hanno immaginata, così come immaginano le mode, in modo completamente virtuale, perché mancano di una cosa fondamentale, il contatto con le persone comuni.
In queste comunità si parla di autonomia e auto sostentamento, benché esistono persone che lavorano nel mondo che fino a ieri era amico, la loro funzione ormai è diventata semplicemente quella dell’estrattore di ricchezza da portare alla comunità.
Cioè si stanno difendendo ed assumono un pensiero da parassita di un mondo che muore, mentre costruiscono capsule di salvataggio per il mondo che verrà, non quello virtuale che qualcuno ci sta disegnando.
Ma pensate alla gente che non avendo nulla da fare vivrà nel virtuale, pensate al loro disagio psicologico se ci sarà un black-out. Non sarete così ingenui da pensare che il virtuale è ecologico, quelle macchine consumano più di mille navi che girano gli oceani senza sosta alcuna.
Il virtuale è utile da un lato a far soldi e dall’altro a tenere buone le masse, fino alla loro consunzione numerica.
Di queste cose si parla nella comunità, intorno ad un tavolo di legno dove tutti, e dico tutti hanno la loro dignità, che discende dal contributo che danno alla stessa comunità in cui vivono e non sono necessari leggi che regolano i diritti, perché nessuno pensa di avere più diritti di un altro.
Poi si parla anche di cose pratiche che danno un senso alla giornata ed anche soddisfazione del proprio operato, se insieme ad altri sei riuscito a fare un sistema che irriga l’orto con l’acqua piovana, quando torni a casa sporco sai che un senso la vita ce l’ha.
Ho notato il rapporto con i ragazzi, amorevole da parte degli adulti e di estrema considerazione da parte dei giovani, che vogliono imparare da esempi sani.
Nei miei pellegrinaggi all’interno di queste realtà, l’ultima in ordine cronologico è quella di un paesino a ovest di Torino.
A Ciriè ho notato altre inclinazioni, cioè trovare alternative alle sempre più stringenti leggi o decreti che costringono ad un comportamento di libertà limitate e a tempo.
Anche qui si sta cercando di trovare l’autosufficienza salendo sui monti dove le maglie del controllo anche a causa della scarsezza dell’infrastruttura della rete, sono più lasche.
Per concludere questo breve escursus che è riassumibile geograficamente in un raggio di 100Km dal capoluogo sabaudo, tutti stanno cercando di riunirsi in cenacoli più “umani”, perché quella è la natura dell’uomo, il mondo transumano non piace.
Non è a nostra misura, non è in equilibrio.
E qui torniamo al tuo incipit, ciò che non è in equilibrio si distruggerà è una legge naturale.
Forse tutto questo serve per ottenere l’equilibrio al loro nuovo sistema economico, a scapito di quello dei diritti umani, come già in passato fecero calpestando ogni sorta di diritto.
L’unico loro motore è stato quello di estrarre ricchezza e potere per riempire il loro smisurato serbatoio di avidità.
Be’ non funziona, fatevene una ragione, la vostra “filosofia” della nuova era (New Age) dell’acquario, non è che un velo per coprire le impudicizie che state, nemmeno tanto sottilmente, portando in questa società.
Società che sotto questo colpi è in fase di distruzione, perché sono stati distrutti i valori che reggevano l’ordine secolare su cui era basata.
Società sicuramente migliorabile, ma la distruzione per creare un nuovo ordine non la considero un processo logico decente, il solve et coagula delle società esoteriche, forse ha fatto il suo tempo.
Insieme, un pezzo per volta e senza traumi, si potranno portare quei miglioramenti di cui la società ha bisogno.
Orami questo velo non copre più nulla e non serve avere gli occhiali a raggi X per vederci dietro, basta togliersi le fette di salame dagli occhi.
SIMONE & R.Z.
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