Dal Vangelo di Matteo 5,13-16:
“Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.
Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.”
Redazione: MittDolcino vuole diventare la voce di coloro che non hanno voce. Per noi non ha nessun senso piagnucolare o compatire la società italiana che non riesce a rialzarsi. In questo gioco al massacro solo chi ha un’anima può farcela.
Ci dispiace dirlo. Ci dispiace viverlo. Ma ci sentiamo in dovere a guardare in faccia la realtà delle cose. Alle analisi devono seguire le proposte. Nell’articolo che leggerete non troverete ancora una proposta.
Reperirete alcuni indizi per un futuro diverso da quello che ci stanno propinando. E’ mio compito, da ora in avanti, cospargere il percorso dei lettori di questo blog di indizi affinché si crei una consapevolezza territoriale.
Vi racconterò di quell’Italia che ha deciso di non cedere al ricatto.
Perché si sappia che non tutti gli italiani sono pecoroni e non tutti sono contenti di sottomettersi. Sappiamo molto bene che senza un intervento esterno non si potrà fare niente di concreto, ma siamo anche convinti che le persone abbiano il diritto di difendersi qualora vengano attaccate.
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Esiste e si sta delineando, all’interno di quell’area critica che è il movimento dissidente di base, la formazione naturale di gruppi locali, addirittura capillari, che si sono aggregati nelle varie chat di divulgazione e si stanno strutturando in maniera autonoma ma con modalità simili.
Sembra che la nascita di una uova società contenga in sé un elemento agglomerante naturale, una struttura esistente, un cromosoma mai utilizzato.
Numerosi gruppi e iniziative si sono formate spontaneamente su tutto il territorio italiano. L’Emilia Romagna rappresenta una realtà molto attiva e molto ben organizzata.
In ogni città, in ogni paese si sono ritrovate persone che, nonostante le differenze, hanno deciso di unirsi e confederarsi. Sì è vero ci sono state delle deviazioni e forse anche delle infiltrazioni. Alcuni gruppi si sono chiusi in se stessi, disperdendosi in un solipsismo tipico degli egotici con la scusa delle comunità autogestite, ma la maggior parte prova una forte esigenza di dialogo con altre realtà simili e adiacenti.
In questi gruppi di sostegno, di lavoro e scambio, di unione e relazione si concentrano progetti specifici, spesso indipendenti che dialogano tra loro a livello regionale ma si stanno formando anche gruppi che intendono comprendere tutte le anime del movimento: piazze e comunità locali, gruppi di auto aiuto, aree specifiche possono agglomerarsi in un’area più grande e complessa.
Un progetto che può fare da volano a numerose iniziative e può servire da modello per altre comunità del territorio è Nuova Via Emilia.
Li abbiamo incontrati una sera di novembre per la prima volta a Imola. Eravamo, credo, nel villaggio industriale della città romagnola. In una stanza capiente, all’interno di un capannone, 80-90 attivisti si sono riuniti per parlare e per conoscersi. E’ stato un incontro molto importante perché per la prima volta differenti realtà hanno avuto modo di interfacciarsi e di capire che forse possono fidarsi l’una dell’altra.
Ognuno si è presentato e ha parlato di sé. La cosa che subito risaltava era che iniziative comuni erano state intraprese da tutti, quasi come se si fossero copiati l’un l’altro. Invece no.
Lo spirito soffia dove vuole.
Da questo incontro è nata Nuova Via Emilia, che si esprime in una chat di Telegram nella quale i referenti dei diversi gruppi si interfacciano e parlano tra di loro.
I rapporti si stanno intrecciando rapidamente e l’idea di una confederazione di entità locali si sta facendo strada in maniera preponderante. Il territorio a breve sarà pronto a esprimere una propria idea di società coerente, sintesi unitaria di tutte quelle voci che prima cantavano singolarmente e che ora sono diventate un coro forte e unito.
Perché parliamo di queste iniziative? Prima di tutto perché ne siamo parte attiva. Secondo perché una realtà così formata avrà voce in capitolo nelle questioni non solo regionali, ma anche nazionali. Potrà dialogare con la politica e magari anche esprimere lei stessa una visione politica della società attraverso referenti della stessa.
Non dimentichiamoci che l’agone politico è un passaggio fondamentale. Quello che è successo. non in questi due anni, ma negli ultimi trenta è stato causato anche e soprattutto dal ruolo striminzito della politica.
So che spaventa questa parola e che molte persone non vogliono sentirla. Ma è necessario affrontare il problema, il prima possibile, coinvolgendo tutti i gruppi che si sono confederati e che hanno comunicato tra di loro in questi mesi.
La politica va intesa come salvaguardia del territorio, come dialogo tra le diverse parti sociali, come argine allo strapotere della corruzione e all’infiltrazione finanziaria straniera. La politica è ascolto, comprensione del territorio, delle problematiche legate alla propria località. Da qui si parte. Questo è un punto vitale.
Si parte dalla buca della strada sotto casa per arrivare gradualmente allo Stato.
Chi non ha legami con la propria terra, chi non conosce le proprie tradizioni, chi non ama il luogo in cui è nato è destinato a sparire e ad essere fagocitato da potenze inique e fameliche di remota origine.
La politica non significa “partito”, “destra” o “sinistra”. La politica siamo noi. Noi che ci incontriamo, noi che parliamo, noi che litighiamo, noi che collaboriamo.
E il progetto Via Emilia Nuova si pone nella direzione giusta. Dobbiamo ripensare a una nuova società. Non possiamo fermarci a No Green Pass, No Vaccino, No Draghi. Non possiamo essere No tutto. Dobbiamo cominciare a dire sì. Ma sì a ciò che ci interessa e a ciò che conta di più per noi.
Dobbiamo costruire un contenitore di pensiero nel quale si esprimano e si materializzino le forme del mondo che vorremmo, della società in cui vorremmo essere.
So che questo non è facile. So che in Italia, il potere vigente sembra infinito e non sembra arretrare.
Ma dobbiamo farlo comunque. Va oltre le nostre vite. Va oltre le nostre difficoltà quotidiane.
Forse è questo il nostro destino: uscire dall’involucro deprimente di una società che non ci vuole più e diventare combattenti della libertà.
Forse è il nostro destino quello di scrollarci di dosso le putrefatte vestigia di un mondo troppo stretto per molti di noi, un mondo premiante la mediocrità, un mondo che innalza a modello sociale la codardia e la vigliaccheria.
Siamo consapevoli che la maggior parte degli analisti ignoreranno questi fenomeni comunitari, secondo me, di straordinaria importanza.
Ignoreranno il fatto che il territorio attraverso la rete abbia trovato una nuova vita. Perché la vita non si può fermare. L’attività umana di aggregazione e di scambio di esperienze e di pensieri continuerà nonostante tutti i divieti e le restrizioni.
Questo fatto verrà affrontato solo quando sarà così evidente che non parlarne diverrà controproducente.
Non mi stancherò di dirlo: queste comunità sono il futuro. In questi incontri si possono trovare i dirigenti italiani del futuro.
Dove pensate che siano? In Parlamento? Alla Corte Costituzionale? Al Quirinale? Nei Ministeri? Nelle sedi delle regioni? Delle province? Nei comuni? Negli ospedali? Nelle scuole? Nelle università? Dove??? Me lo spiegate: dove??? Quando mai i conformisti hanno fatto la storia? Quando mai i politici e i burocrati appiattiti al potere vigente hanno contato qualcosa nella storia?
Gramsci li chiamava gli indifferenti..
Si chiama legge del contrappasso. So che non è facile da capire. So che tutto sembra perduto. Ma non è così. Non lo dico perché siamo degli ottimisti faciloni, che si abbandonano a speculazioni versatili su scenari che non accadranno mai o a palcoscenici New Age, dove la forza della meditazione e la bontà assoluta dell’anima riequilibrerà il mondo. No. Lo dico perché si sta gradualmente componendo quella forza che servirà a riportare la bilancia a un punto di equilibrio. E come si fa a riportare la bilancia all’equilibrio quando pende troppo da una parte? Si usano dei contrappesi. E se non sono subito disponibili questi contrappesi? Li si cerca finché non li si trova.
Perché anche se saremo più poveri, noi non riusciremo mai ad abbandonarci all’idea della Nuova Normalità, che sembra così di moda per le strade delle nostre città e dei nostri paesi.
Ma le mode passano. La libertà non è una moda, ma un’esigenza. Forse non sentita da tutti allo stesso modo, forse non desiderata da tutti. Ma chi ha detto che tutti devono volere una cosa in una società affinché questa si realizzi? Perché dobbiamo sempre lamentarci che la maggioranza è inebetita e ipnotizzata? Quando mai la maggioranza ha contato qualcosa?
Ciò che spaventa il governo e chi sta dietro di loro è questa minoranza attiva che non si riesce a contenere e che viene definita con ogni termine dispregiativo.
Vedete, i lockdown e le restrizioni per alcuni sono stati deleteri e li hanno resi dei sudditi fedeli. Ma per altri non è andata così. Molti hanno dovuto affrontare se stessi nei mesi di reclusione e non si sono tirati indietro. Il primo passo per imparare a conoscere se stessi è la solitudine. E chi non è stato solo negli ultimi due anni? La solitudine, se ben gestita, può provocare dei mutamenti di una forza sconvolgente.
La società sta cambiando e anche molto velocemente. Chi di voi è capace di vedere oltre la siepe che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude?
La Mafia è un fatto umano. Anche il globalismo è un fatto umano. E come è cominciato, così finirà.
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Photo by Jordan Wozniak on Unsplash
l’Alessandrino e Franco Tessitore