Redazione: Ambrose Evans-Pritchard è fra i più conosciuti e autorevoli giornalisti economici anglosassoni. Convinto sovranista, non ha mai fatto mancare il suo appoggio ai nazionalisti italiani.
Amico personale di Alberto Bagnai e di conseguenza della Lega di Salvini, è ripetutamente intervenuto nei meeting Goofynomics attaccando l’UE e supportando l’Italexit.
In quest’articolo – che proponiamo in modo asettico, per offrire un quadro il più ampio possibile della situazione – rilancia opinioni già formulate in passato e che non è lecito trascurare, essendo espressione di una larga fetta del pensiero politico-economico britannico.
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Ambrose Evans-Pritchard per The Telegraph
Le élites dell’eurozona stanno “andando a sbattere” contro la rivolta economica dell’Italia. I sovversivi “minibot” sono di nuovo in gioco.
“Io non governo un paese in ginocchio”, ha detto Matteo Salvini dopo aver vinto le Elezioni Europee in modo ancor più netto del partito della “Brexit”. Notate l’enfatico “io”. Egli è già il padrone di Roma.
L’uomo forte della Lega non può più essere contenuto, nemmeno dalla classe dei geniali mandarini d’Italia. Il suo partito ha conseguito il 40% dei voti assieme ai confederati euroscettici dei “Fratelli d’Italia”.
La Lega è esplosa come un vulcano nei territori borbonici del Mezzogiorno, in prima linea sul fronte dei flussi migratori e lasciati a se stessi dall’Europa. Salvini può forzare nuove elezioni in qualsiasi momento.
Con un qualche riflesso maniacale, la morente Commissione di Jean-Claude Juncker ha scelto questo preciso momento per inviare una lettera d’accusa sul rinnovato regime di deficit e debito.
L’Italia deve affrontare una multa di 3,5 miliardi di euro per non aver stretto sufficientemente la cintura. Ha 48 ore per rispondere.
“Noi non siamo la Grecia”, ha detto Claudio Borghi, Presidente leghista della Commissione Bilancio della Camera.
E ha aggiunto: “Siamo contributori netti del bilancio UE. Abbiamo un surplus commerciale e un avanzo nel bilancio primario. Non abbiamo bisogno di niente e di nessuno. Inoltre, siamo più in forma della stessa Francia”.
La strategia della Lega è quella di mettere i leader europei davanti ad una scelta: riformare i Trattati dell’UE per permettere politiche di espansione fiscale e consentire alla BCE di agire come “prestatore di ultima istanza”.
Oppure affrontarne le conseguenze.
Bruxelles sostiene che l’Italia non sia riuscita a fare “sufficienti progressi” sul livello del debito, anche se le cause principali sono state la recessione e il crollo del commercio mondiale.
Ma le sue richieste sono puro vandalismo macroeconomico. Sta ordinando a un paese già in crisi di restringere violentemente la politica di bilancio dell’1,5% del Pil. E questo dopo il ritiro dello stimolo monetario della BCE.
La prescrizione della Commissione è futile anche considerandola nei suoi termini grezzi. Il Pil nominale dell’Italia si ridurrà ed il rapporto debito/Pil andrà ad aumentare per effetto della riduzione del denominatore.
Ma la legge è legge – almeno per l’Italia di Salvini, certo non per la Francia di Macron.
“Non ho intenzione d’impiccarmi su qualche stupida regola”, ha detto Salvini.
E ha aggiunto: “Fino a quando la disoccupazione non scenderà al 5% abbiamo il diritto d’investire. Abbiamo regioni in cui la disoccupazione giovanile è al 50%. Abbiamo bisogno di una “cura Trump”, uno shock fiscale positivo per riavviare il paese”.
Il suo piano è un aumento del deficit di 30 miliardi di euro per consentire una flat tax del 15%. Ma l’Italia non è l’America. Non è un paese economicamente sovrano in grado di prendere soldi in prestito con la propria moneta.
Il suo piano è impossibile sotto l’attuale struttura dell’Unione Monetaria.
E’ bastata una piccola scaramuccia, mercoledì, per spingere lo spread sui titoli decennali italiani al massimo degli ultimi sei mesi, a 292 punti base. Lo stress vero e proprio comincia a 300, mentre il sistema bancario entra in crisi a 400.
I prestatori italiani [l’autore si riferisce al sistema bancario] detengono 360 miliardi di euro del debito del proprio paese. Rendimenti crescenti li costringerebbero a ridurre questi assets.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale, uno shock “severo” ridurrebbe i “coefficienti patrimoniali di classe 1” delle banche italiane di 230 punti, con una reazione a catena che potrebbe diffondersi rapidamente attraverso il Portogallo e la Spagna, fino a trasformarsi in una minaccia sistemica all’eurozona.
Il rischio del “doom loop” è ancora ben presente [è il legame tra ‘debito pubblico’ e ‘debito degli istituti finanziari’. Una sorta di circolo vizioso].
Borghi ha detto che il piano per l’introduzione dei minibot è scritto nel solenne “contratto” della “coalizione di governo” e sarà attivato per affiancare il pacchetto di riforme fiscali.
I minibot creano liquidità parallela – similmente a quello che Yanis Varoufakis voleva fare in Grecia – da utilizzare per pagare 50-70 miliardi di euro di arretrati agli appaltatori statali e alle famiglie: “È un modo assolutamente necessario per smobilizzare il credito e mettere in circolazione il denaro”.
Una volta che queste banconote a breve termine saranno scambiate sul mercato aperto, diventerebbero una valuta di fatto, una “nuova lira” in attesa degli eventi.
In questo modo l’Italia avrebbe un sistema monetario diviso in due. L’euro andrebbe in fumo dall’interno. La mia ipotesi è che la BCE prima razionerebbe e poi taglierebbe il supporto Target2 per la Banca d’Italia.
Varoufakis ha affermato che l’Italia dovrebbe imporre per alcuni giorni il controllo sui capitali. Il paese si sveglierebbe una mattina per scoprire che non è più nell’eurozona.
Questo, ovviamente, è ciò che l’On. Salvini vuole. La sovranità valutaria è una pre-condizione dell’autogoverno nazionale. “L’euro è un crimine contro l’umanità”, mi disse una volta.
Ma i “poteri forti” del “deep state” italiano lo lasceranno andare così lontano? C’era molto spavalderia un anno fa, ma oggi è diventata poca cosa.
L’alleanza Lega–M5S dovette capitolare in seguito agli accordi sul bilancio con Bruxelles. Fu “fregata” dal Presidente Sergio Mattarella, un politico espressione del vecchio ordine.
Egli usò i poteri costituzionali del Quirinale – raramente invocati sotto la Seconda Repubblica – per bloccare l’agenda economica giallo-verde. Mise il veto su alcune nomine e impose dei tecnocrati nei dipartimenti-chiave.
Immaginatevi uno “speaker” come John Bercow che prende il controllo del Tesoro e avreste un’idea della situazione.
Ma la vittoria elettorale della Lega ha cambiato il gioco. “Abbiamo molto più potere contrattuale“, ha dichiarato Borghi “sappiamo che ci sarà una durissima resistenza ad ogni livello, ma questa volta intendiamo imporre la nostra linea”.
La battaglia politica arriverà sulla testa della nuova Commissione quest’autunno, quando il bilancio italiano verrà inviato a Bruxelles.
Ma la scritta è già sul muro. La Germania e il blocco settentrionale si rifiuteranno di ricostruire l’eurozona su basi praticabili. Hanno respinto tutte le proposte per un’”unione fiscale” e per la “condivisione del debito”.
Lorenzo Codogno, ex capo-economista del Tesoro Italiano e ora alla “LC Macro Advisors”, ha dichiarato che i leader dell’UE hanno garantito l’avvento della prossima crisi bancaria italiana lo scorso anno a dicembre, quando hanno aperto la strada ad una più facile ristrutturazione del debito sovrano.
Non potrà esserci assistenza dal “fondo di salvataggio” dell’eurozona (ESM), a meno che il debito non sia ritenuto sostenibile. E ha concluso: “I paesi europei si stanno già preparando per l’inadempienza dell’Italia”.
La BCE non può acquistare legalmente il debito italiano finché il paese non chiede formalmente un salvataggio. Che sarebbe a condizioni rigorose, essendo necessario un voto del Bundestag tedesco.
Ciò comporterebbe l’arrivo della “Troika” a Roma. Ma Salvini non l’accetterebbe mai.
Il “whatever it takes” [tutto ciò che serve] di Mario Draghi è scaduto. La situazione attuale è ancora più pericolosa di quella del 2012. Non c’è più alcun “firewall”.
In questo frangente le azioni della Commissione Europea sono sorprendenti. Ha emesso un ultimatum grossolano, indipendentemente dall’immenso rischio finanziario. Sta inutilmente provocando il nuovo trionfante leader della seconda più grande potenza manifatturiera d’Europa.
Sostenere che Bruxelles non aveva altra scelta equivale a riconoscere che la costruzione dell’UEM è un’assurdità. E’ la demenzialità di questo progetto che ha portato l’Europa in questo vicolo cieco.
La giusta e auspicabile risposta a queste persone è che Salvini faccia “crollare il tempio” sulle loro teste.
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Link Originale: https://www.telegraph.co.uk/business/2019/05/29/epic-clash-building-italys-triumphant-salvini-brussels/
Scelto e tradotto da Franco
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