Ambrose Evans-Pritchard per The Telegraph
La Bundesbank tedesca ha reso noto che potrebbe subire delle gravi perdite se un importante paese-membro dovesse lasciare l’euro.
Ma ha avvertito, al contempo, che qualsiasi tentativo per prepararsi ad una simile crisi potrebbe ritorcersi contro, conseguenza di un attacco speculativo.
L’analisi è molto delicata considerando che arriva pochi giorni dopo che un Decreto del Parlamento Italiano ha autorizzato il governo ribelle Lega/M5S a creare un sistema di pagamenti parallelo, noto come “minibot”, che la critica prevalente considera come una minaccia all’integrità dell’euro e potenzialmente una “lira in stand-by”.
Nonostante il testo della Bundesbank si attenga alla linea standard, che considera la fine dell’euro come un fatto meramente ipotetico, dopo anni di offuscamento esso ammette, tuttavia, che il sistema Target2 della BCE comporta dei costi inevitabili per la Germania e per altri Stati dell’UEM.
Dà anche l’impressione che le autorità monetarie non abbiano una strategia chiara per gestire una simile crisi.
Le conclusioni saranno presentate al Comitato Finanziario del Parlamento Tedesco il 5 Giugno da Burkhard Balz, Responsabile dei Pagamenti dell’Istituzione.
Sono una risposta al crescente allarme espresso dalla FDP [liberaldemocratici] e dall’AfD [Alternative fur Deutschland] sul sistema Target2, che sta facendo versare lacrime alla Bundesbank.
Questi crediti hanno raggiunto i 920 miliardi di euro, ovvero il 27% del PIL tedesco.
Gli acquisti obbligazionari da parte della BCE, nell’ambito del programma di QE, hanno esacerbato gli squilibri fino a diventare un canale mascherato per la fuga di capitali dall’Italia.
Dall’altra parte del libro mastro le passività Target2 della Banca d’Italia sono salite a 481 miliardi di euro. La Banca di Spagna ha passività-record per 403 miliardi di euro mentre quella portoghese arriva a 79 miliardi di euro.
Il professor Philip Turner, ex funzionario della “Bank for International Settlements” [BRI], ha affermato che la politica sottotante al sistema Target2 è velenosa.
Egli ha detto che: “Si tratta di prestiti su vasta scala che nessun governo ha mai approvato. Sta coprendo squilibri fondamentali nel cuore del sistema dell’eurozona e non può andare avanti indefinitamente”.
Il Fondo Monetario Internazionale ha affermato che sarebbe difficile prevenire una crisi del debito sovrano in Italia, che travolgerebbe inevitabilmente anche la Spagna e il Portogallo.
Di conseguenza, la BCE potrebbe trovarsi ad affrontare una crisi del sistema Target2 se il governo italiano innescasse una reazione a catena con i suoi “minibot” – nonostante siano stati concepiti per coprire i soli 52 miliardi di euro di arretrati dello Stato verso gli appaltatori e le famiglie italiane.
Il testo della Bundesbank afferma che se un paese dovesse lasciare l’UEM, la BCE dovrebbe tamponare le inadempienze della sua Banca Centrale verso il sistema Target2 con una serie di misure: innanzitutto con il proprio capitale – più che altro per una questione d’immagine – e poi attingendo denaro dalle restanti Banche Centrali, sulla base del “capitale sociale” detenuto da ciascuna di esse.
La deduzione logica è che questa sequenza possa finire con il trasformarsi in una richiesta di “copertura”. I contribuenti tedeschi, olandesi, finlandesi o francesi potrebbero dover mettere le mani in tasca per salvare le loro Banche Centrali.
Clemens Fuest dell’”IFO Institute” tedesco sostiene che la BCE ad un certo punto dovrà tracciare una linea sulla sabbia.
Non dovrebbe continuare a concedere crediti illimitati alla Banca d’Italia se la coalizione populista di Roma dovesse sfidare le autorità dell’UE portando avanti politiche di bilancio che sovvertono l’Unione Monetaria.
La BCE potrebbe comporre la situazione imponendo garanzie collaterali. In altre parole, potrebbe tagliare l’accesso al sistema Target2 – come è successo nella crisi greca – e costringere l’Italia a imporre controlli sui capitali.
Ma questa imposizione avrebbe conseguenze esplosive.
Il leader tedesco della FDP, Christian Lindner, vorrebbe che dei cambiamenti legislativi precludano ogni possibilità di un default italiano sul Target2.
Ha proposto un meccanismo che converte automaticamente i debiti del Target2 in euro se un paese lasciasse l’UEM. I certificati sarebbero depositati nei caveau della BCE a Francoforte.
Vuole anche una procedura d’uscita dall’eurozona scritta sulla pietra. Ma la Bundesbank ha affermato che ciò potrebbe portare ad una crisi che finirebbe con l’autoalimentarsi: “Il pericolo è che potrebbe alimentare la speculazione sulla possibile uscita di un paese”.
Marcello Minenna, “Quant Director” presso la Commissione per i Titoli Italiani della Consob, ha dichiarato che sarebbe una follia fissare una procedura d’uscita. Gli hedge fund, come squali, si disporrebbero in cerchio in attesa della mattanza.
Egli ha così dichiarato al Telegraph: “Sarebbe molto pericoloso. I mercati proverebbero a far soldi con lo ‘spread arbitrage’. S’inventerebbero delle strategie per poterlo sfruttare. E’ esattamente quello che hanno fatto con il QE”.
Mario Draghi, Presidente della BCE, ha affermato che la Banca d’Italia sarà responsabile per ogni euro di debito Target2 se l’Italia lasciasse l’Unione Monetaria – nonostante che questa passività, curiosamente, non sia registrata da Eurostat nel rapporto debito/Pil dell’Italia.
In realtà questi debiti, dal punto di vista legale, sono un campo minato perché soggetti al principio della “Lex Monetae”.
Il Prof. Minenna, esperto di Target2 fin da quando insegnava all’Università Bocconi, ha affermato che la Banca d’Italia ha il pieno diritto legale di rimborsare il denaro in “lire”, al tasso di cambio prevalente sul mercato.
Ha anche detto che: “Nel caso di un’Italexit la BCE dovrebbe affrontare un haircut del 60% sui crediti Target2 italiani. Ci sarebbe un’enorme svalutazione nei confronti del nuovo euro, che senza l’Italia non sarebbe più lo stesso vecchio euro. In queste situazioni c’è sempre un overshoot” [una svalutazione superiore a quanto prevedibile dai fondamentali].
Il Prof. Minenna ha dichiarato che l’Italexit sarebbe considerata un default tecnico ai sensi delle norme ISDA per i “credit default swap”. Il tasso di recupero sul debito sarebbe intorno al 40%. Sarebbe un grave shock finanziario: “La Bundesbank perderebbe molto denaro“.
Sarebbe la stessa cosa per tutte le residue Banche Centrali dell’UEM.
Ha aggiunto infine che il sistema Target2, combinato con il QE, è degenerato in un racket che consente alle “banche private” e ai “fondi d’investimento” di uscire da una posizione trasferendo le passività sulle spalle dei contribuenti di tutta l’Europa Meridionale, e in particolare dell’Italia.
Gli errori fondamentali commessi nella gestione della Grecia si stanno ripetendo, in forma mascherata ma su scala molto più ampia.
Alla fine, i possessori dei Titoli italiani si troveranno di fronte ad una scelta: o accettare il default disordinato dell’Italexit o mettere il debito del paese su un “sentiero sostenibile”, allungando le scadenze o tagliando i tassi d’interesse, o entrambe le cose: “Se si continua ad aggiungere pressione, ad un certo punto il vetro si romperà”.
Per i creditori c’è anche una questione di responsabilità democratica. I crediti del sistema Target2 comportano rischi crescenti per i contribuenti tedeschi, ma il Parlamento Tedesco non ha mai votato per approvarlo. La Bundesbank consegna il denaro in modo automatico.
Il Prof. Hans-Werner Sinn dell’Università di Monaco ha affermato che il regime Target2 è un inganno sistematico verso il popolo tedesco. Gli squilibri non sono auto-correttivi – contrariamente a quanto affermato dalla Bundesbank – e i crediti esistenti non saranno mai recuperati.
“Sono già persi”, ha sostenuto.
Se ciò accadesse, quando gli elettori tedeschi si renderanno conto di ciò che è stato fatto loro ci sarebbe una “resa dei conti” imbarazzante.
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Link Originale: https://www.telegraph.co.uk/business/2019/06/04/german-bundesbank-comes-clean-euro-default-risks-italys-parallel/
Scelto e tradotto da Franco
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