Il tanto pubblicizzato “Grande Reset” segna un passaggio dalla “democrazia liberale” all’autoritarismo. Allo stesso tempo, c’è la spinta incessante verso una nozione distorta di “economia verde”, sostenuta dalla retorica di “consumo sostenibile” e “emergenza climatica”.
Il grande reset riguarda davvero un capitalismo allo stadio terminale.
Coloro che lo promuovono si rendono conto che il sistema economico e sociale deve subire un reset ad una “Nuova Normalità”, qualcosa che potrebbe non assomigliare più al “capitalismo”.
CAPITALISMO AL CAPOLINEA
Il capitale non può più mantenere la sua redditività sfruttando solo il lavoro. Questo è chiaro da un bel po’ di tempo. Si può solo estrarre una quantità limitata di plusvalore prima che il surplus diventi insufficiente.
La chiusura di interi settori economici stava già avvenendo prima del COVID a causa della crescita insufficiente, ben al di sotto del livello minimo tollerabile del 3%, per mantenere la redditività del capitale. Questo, nonostante un attacco decennale ai lavoratori e tagli alle tasse delle grandi aziende.
Il sistema era mantenuto artificialmente in vita da tempo. I mercati del credito sono stati ampliati e il debito personale è stato facilitato per mantenere sostenuta la domanda dei consumatori, mentre i loro salari venivano ridotti. I prodotti finanziari (derivati, azioni, debito, ecc.) e il capitalismo speculativo sono stati potenziati, offrendo ai ricchi un posto dove parcheggiare i loro profitti e fare soldi con i soldi. Abbiamo anche assistito alla crescita di un capitalismo rentier improduttivo e di riacquisti di azioni e massicci salvataggi per gentile concessione dei contribuenti.
Il crollo finanziario del 2008 è stato enorme, ma alla fine del 2019, un crollo ancora più grande era imminente.
Molte aziende non erano in grado di generare profitti sufficienti, e fatturato in calo, margini ridotti, flussi di cassa limitati e bilanci altamente indebitati erano la normalità. In effetti, la crescita economica si stava già arrestando prima del massiccio crollo del mercato azionario del febbraio 2020.
Fabio Vighi [da noi tradotto qui ndr], professore di teoria critica, descrive come, alla fine del 2019, la Banca svizzera dei regolamenti internazionali, BlackRock (il fondo di investimento più potente del mondo), banchieri centrali del G7, politici di spicco e altri hanno lavorato a porte chiuse per scongiurare un imminente collasso finanziario.
La Fed ha avviato un programma monetario di emergenza, pompando centinaia di miliardi di dollari ogni settimana nei mercati finanziari. Non molto tempo dopo, il COVID ha colpito e sono stati imposti i lockdown.
Vighi sostiene che i lockdown sono stati implementati proprio per fermare il crollo dei mercati finanziari.
Chiudere l’economia globale con il pretesto di combattere un agente patogeno che rappresentava principalmente un rischio per gli over 80 e i malati cronici è sembrato illogico a molti, ma i lockdown hanno permesso alla Fed di inondare i mercati finanziari con denaro appena stampato senza causare iperinflazione.
Usando lockdown e restrizioni, le piccole imprese sono state espulse dal mercato e ampi settori dell’economia pre-COVID sono stati chiusi.
Ciò equivaleva a una demolizione controllata di parti dell’economia, mentre player del calibro di Amazon, Microsoft, Meta (Facebook) e il settore dei pagamenti online – piattaforme che stanno dettando l’aspetto della “nuova normalità” – sono stati chiari vincitori.
L’aumento dell’inflazione a cui assistiamo attualmente viene imputato dai media al conflitto del tutto evitabile in Ucraina, in realtà, le massicce iniezioni di liquidità date direttamente al settore finanziario e ai conglomerati globali con il pretesto di aiuti COVID erano inevitabilmente destinate ad avere questo effetto una volta che l’economia globale avesse potuto riaprire.
Non a caso, giusto in coincidenza con la fine della “pandemia”, ecco arrivare un conflitto con delle sanzioni che sembrano colpire troppo duramente l’Europa: questo potrebbe essere proprio il modo migliore per impedire la ripresa demolendo la nostra economia e impoverendo ampie fasce della popolazione.
Questo perché l’aumento dei tassi di interesse, che si renderebbe altrimenti necessario per contenere l’inflazione causata da una economia in ripresa, avrebbe l’effetto di far inceppare un sistema finanziario ormai gonfio di debiti (uno schema Ponzi gonfiato) facendo collassare l’intero castello di carte finanziario.
AUSTERITÀ PERMANENTE
I lockdown, le restrizioni o la creazione di disoccupazione di massa e l’utilizzo di valute digitali programmabili [tramite l’ID digitale ndr] per limitare la spesa dei cittadini potrebbero ridurre le pressioni inflazionistiche e aiutare a gestire la crisi.
“Programmabile” significa che il governo determina quanto ogni cittadino può spendere e per cosa può spendere.
Come potranno i governi legittimare tali livelli di controllo? Predicando la riduzione dei consumi secondo il credo della ‘sostenibilità’. In questo modo si avvererà lo slogan del World Economic Forum: “non possiederai nulla e sarai felice”.
Uno stato di “emergenza” quasi permanente dovuto a minacce alla salute pubblica, catastrofi climatiche o conflitti (come la situazione in Ucraina) porrebbe convenientemente le popolazioni su un “piede di guerra” perenne.
Le nozioni di libertà individuale e di principi democratici sarebbero usurpate ponendo l’accento sull'”interesse pubblico” e la protezione della popolazione dal “danno”. Ciò faciliterebbe la marcia verso l’autoritarismo.
Il WEF afferma che il pubblico “affitterà” tutto ciò di cui ha bisogno: verremo privati del diritto di proprietà personale con il pretesto di “consumo sostenibile” e “salviamo il pianeta”.
Secondo il WEF, alla massa della popolazione deve essere imposta l’austerità permanente.
IL FUTURO DEL METAVERSO
Mentre rimani tutto il giorno disoccupato nel tuo appartamento, il tuo “cibo”, pagato col denaro digitale programmabile derivante dal tuo reddito di base universale, ti verrà consegnato tramite una piattaforma online. Simil-cibo per gentile concessione di fattorie promosse da Gates gestite da macchine senza conducente, monitorate da droni e con alimenti derivati da semi GM brevettati.
Divertiti e sii felice mangiando il tuo cibo finto, spogliato dal soddisfacente sforzo produttivo e dalla genuina realizzazione personale. Ma davvero, non sarà un problema. Puoi sederti tutto il giorno ed esistere virtualmente nel metaverso fantasy di Zuckerberg. Senza proprietà e felice nella tua prigione aperta fatta di disoccupazione di massa, dipendenza dallo stato, passaporti sanitari, tracciamento con chip ed esclusione finanziaria tramite valuta programmabile.
Un mondo anche in cui l’integrità corporea non esisterà più grazie a un’agenda vaccinale obbligatoria legata alle tecnologie biofarmaceutiche digitali emergenti.
Il trattato sulle pandemie proposto dall’OMS segna un passo preoccupante in questa direzione.
L’IMPERIALISMO VERDE
L'”economia verde” si basa sulla mercificazione della natura, attraverso la privatizzazione, la commercializzazione e la valutazione economica. Banche e società definiranno l’agenda, vestite con l’abito del “capitalismo degli investitori”, un eufemismo per i governi che facilitano i bisogni di potenti interessi globali.
Il timore è che il sistema proposto indebolisca le leggi e i regolamenti sulla protezione dell’ambiente per facilitare il capitale privato.
Il settore bancario si impegnerà nella “profilazione verde” ed emetterà “bond verdi” e le società globali potranno “compensare” le loro attività che degradano l’ambiente, ad esempio, proteggendo o piantando una foresta altrove (sulla terra delle popolazioni indigene) o forse anche investendo in un’agricoltura industriale che coltiva monocolture OGM resistenti agli erbicidi che sono ingannevolmente descritte come “rispettose del clima”.
In pratica l’imperialismo avvolto nel verde.
Affidarsi allo stesso pensiero e agli stessi interessi che hanno portato il mondo dove è ora non sembra una grande idea. Questo tipo di “verde” è prima di tutto un’opportunità di mercato per riempire di miliardi le tasche di qualcuno e parte di una strategia che potrebbe essere utilizzata per ottenere la conformità richiesta per la “nuova normalità”.
Il futuro deve essere radicato nei principi del localismo.
Per questo, non abbiamo bisogno di guardare oltre l’economia e le relazioni sociali che sono alla base delle società tribali (ad esempio, le popolazioni indigene dell’India). I sistemi di conoscenza e valori delle popolazioni indigene promuovono una genuina sostenibilità a lungo termine vivendo entro i confini della natura e sottolineano l’uguaglianza, la comunanza e la condivisione piuttosto che la separazione, il dominio e la competizione.
L’autosufficienza, la solidarietà, la localizzazione e la cooperazione sono l’antidoto al globalismo e alla tirannia dall’alto verso il basso delle valute digitali programmabili e delle piattaforme monopolistiche e irresponsabili guidate dall’IA che mirano a monitorare e dettare ogni aspetto della vita.
Il localismo implica il rafforzamento e la ricostruzione delle economie e delle comunità locali e il ripristino della diversità culturale e biologica. L'”economia della felicità” è centrale in questa visione, piuttosto che una ricerca senza fine per la crescita del PIL e l’alienazione, il conflitto e la miseria che ciò comporta.
È qualcosa su cui dobbiamo lavorare poiché i globalisti multimiliardari hanno tracciato un futuro distopico che vogliono imporre all’umanità, a cui occorre opporsi fermamente.
Link: https://off-guardian.org/2022/04/29/localization-an-alternative-to-the-new-normal/
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