Con grande emozione mi accingo a pubblicare una delle più importanti – e belle – interviste che io abbia mai avuto l’occasione di seguire: Maurizio Blondet si confronta con Nicola Bizzi sul presente e (soprattutto) sul futuro dell’Europa.
Due punti di vista differenti, che si incrociano in un punto di intersezione comune: le élite globaliste e la loro avidità, l’incapacità di accettare un cambio di rotta e il ritorno a un’economia basata sulla produttività e non più sulla speculazione finanziaria.
Siamo infatti innanzi ad un incrocio di approcci e di visioni: quella cristiana e quella diciamo più propriamente atea. E’ davvero un’emozione vedere la convergenza nelle conclusioni di questi due grandi autori, così differenti nel loro fondamento culturale! Ma così uniti nei valori fondanti.
Appunto, due grandi personaggi che evidentemente tengono al proprio paese ed all’Etica Italica – etica ormai letteralmente “affondata” dall’approssimazione romana, da qualche decennio – al di sopra di ogni sovra-costrutto; soprattutto escludendo la parte più deleteria tipicamente ingegnata ad arte dalla degradante romanità politica con il fine di disintegrare qualsiasi virtù civile e senso dello Stato dell’Italia. A vantaggio degli eredi – ad ogni livello – di quello che furono le prevaricatrici nobiltà papaline (…).
Vista così, dall’alto, l’Europa sembra avviata verso un’implosione ineluttabile, la vittima predestinata di questa guerra, con l’Italia in veste di “grande premio” che le due fazioni si vogliono accaparrare (come ebbe ad ammonirci in tempi non sospetti – reiteratamente – l’amico Tom Luongo, ndr).
Seguendo MacKinder e la sua teoria geopolitica della Heartland capiamo che gli interessi in gioco tra potenze marittime e potenze terrestri sono enormi; dunque uno scontro epocale si sta svolgendo sotto i nostri occhi, siamo solo agli inizi purtroppo.
La distruzione incondizionata dell’Europa e in particolare dell’Italia si inseriscono in tale contesto: l’Italia è governata da una casta di politicanti-burattini i cui fili vengono mossi da lontano, dall’estero, Francia su tutti, oggi. Ma anche nelle elitarie stanze a scacchiera di Londra e Berlino.
Che cosa ne sarà del nostro Paese?
Ovviamente siamo consapevoli che nell’emersione di un mondo multipolare (e questa emersione finalmente violenta provoca questa conflittualità) l’Italia dovrà essere in grado di dialogare con tutti. Ma – al tempo stesso – dovrà rimanere nell’alveo degli Stati Uniti, alleati non solo fondamentali, ma anche storici della nostra Penisola. “Quali Stati Uniti” è una domanda a cui, oggi, preferiamo non rispondere, in attesa degli sviluppi dello scontro titanico in corso; scontro di civiltà, ben inteso (non parliamo infatti di uno scontro con la Russia, ma di quello ben più pervasivo all’interno dello stesso mondo Occidentale “che conta”, …)
Partiamo però dagli Stati Uniti di Alexis de Tocqueville e dei padri fondatori e non da questa amalgama di guerrafondai che con un colpo di stato (frodi elettorali, ovunque sembra in Occidente, tranne poche eccezioni, ndr) sembrano essere rimasti in carica per via di una dubbia rappresentanza politica, nel caso dei Democratici, estroflessione di certi ambienti che probabilmente degradano verso le anse più occultate se non occultiste di sinistre ideologie che speravamo essere state definitivamente sconfitte dai nostri avi (…).
Per questo crediamo che le elezioni di Mid-Term potrebbero segnare un punto di svolta nella narrazione.
Di questo e altro abbiamo parlato con Maurizio Blondet e Nicola Bizzi, che ringraziamo moltissimo e che saranno sempre benvenuti sul nostro blog.
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