Ormai sembra chiaro che in USA le cose non sono precisamente come sembrano. Ovvero, Biden non conta come dovrebbe, apparentemente teleguidato nelle decisioni importanti. Pensate solo al ministro della difesa, gen. Lloyd Austin, che deve riferirsi allo stimatissimo – e potentissimo – gen. Milley (nominato da Trump), lo stesso che ha gestito la discussa transizione post-elettorale del 2020: secondo voi a chi da più seguito, a Milley o a Biden?=
Su The Atlantic, agli albori della presidenza Trump, venne pubblicato un famoso articolo. In pratica si riportava che Trump aveva come primo obiettivo – di fatto – disintegrare l’EU incentrata sulla Germania. Che, andando a letto economicamente con Pechino, stava sfidando progressivamente gli USA (dal 2017, stessa data dell’articolo citato, il primo investitore diretto in Cina è proprio la Germania, ndr).
Sostanzialmente quella di Trump, ai tempi, rappresentava la volontà dell’America che comanda il mondo, dal 1945: reinsediare Yalta, rinforzandola invece di farla crollare come vorrebbe l’EUropa franco-tedesca, erede di Vichy.
Sottolineo che Yalta significa Cina e Germania fuori dai Giochi, idem l’Europa. Con la Francia sempre come eterna comparsa, pronta a tradire alla bisogna, sempre e comunque. Mosca era chiaramente d’accordo col disegno trumpiano, da qui l’allineamento con la presidenza di allora.
Stante la situazione siffatta, gli eventi si sono succeduti, densi, dal 2017. Fino alla stranissima caduta di Trump, dietro mille misteri elettorali; se non rilevando che in USA è stato usato lo stesso preciso identico sistema di controllo del voto, base fatti, notturno, che abbiamo visto all’opera del 2006 in Italia (…).
E forse anche in Francia solo qualche settimana fa – ma con indirizzi diversi – quando Marine Le Pen, evidentemente cooptata/costretta, ha riconosciuto la vittoria a Macron pur dopo essere stata in testa, giusto dopo un’oretta dalla fine delle votazioni o poco più (non a caso, Marine Le Pen ha finalmente annunciato che non si presenterà più come candidato presidenziale, era ora, forse la vergogna ha vinto, bene, in Francia mantengono un minimo di decenza, …).
Or dunque, post elezioni mancate di Trump è sembrato chiaro tutti che Biden fosse teleguidato, per pragmatismo nazionale.
Ormai con Zelensky forse l’unico dubbio è dove deporlo, fragile come fosse un uovo, una volta esaurito il suo compito mirato ad un’ Ucraina redux (il messaggio forse è: nella prossima stazione “colorata” si parlerà italiano?)
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Intanto l’EU….
Nel contesto della caduta trumpiana, l’EU pensò di aver vinto, questa è stata di certo la sua sconfitta più cocente. Infatti, se è vero che il deep state USA resta solido nei gangli decisionali, anche oggi, la testa di Washington sembra mandare avanti, allo stesso tempo, la precisa, identica agenda di Trump: disintegrare l’EU incentrata su Berlino.
Il motivo è oltremodo semplice: per infiltrare gli USA non è sufficiente la Stasi o gli ex nazisti integrati post operazione Paperclip negli States. Prima di tutto sono necessari – come sempre – gli inglesi.
Ovvero sono necessari i veri sconfitti della WWII, che persero tutte le colonie dell’Impero a vantaggio americano. La risposta, durante decenni, allo strapotere USA (cfr., dopo il fallimento conseguente alla “neutralizzazione” di Roosevelt durante il suo ultimo mandato, e prima ancora col Business Coup, ndr), è stata non casualmente quella della vendetta silenziosa: ad es. Nixon cadde così, per intervento britannico, Deep Throat (…).
Il problema, oggi, per arrivare al punto, è che il deep state britannico, quello storico, che prima voleva boicottare Trump, magari sperando di negare la Brexit al fotofinish, alla fine ha capito che Londra era tagliata fuori dai giochi. Dunque ha dovuto agire – deep state sempre pro- Remain – contro l’EU, visto che la Germania avrebbe continuato il suo avvicinamento alla Russia, con il NS2.
Ergo, qualcuno a Londra e Washington ha magicamente iniziato a parlare una lingua comune. Ovvero, il possente apparato USA si è formalmente sincronizzato con quello britannico, in comunanza di interessi, finalmente. Con un solo obiettivo: il rispetto della dottrina Mackinder estesa (leggasi, AUKUS).
Tradotto: la Germania – a maggior ragione se “a letto” con Pechino – NON deve sposarsi economicamente con Mosca.
La guerra attuale è iniziata lì. La guerra Ucraina forse doveva essere giusto un pretesto – nella testa di Berlino (con Merkel sempre d’accordo con Mosca) – per giustificare l’apertura del NS2.
Gli inglesi si sono messi di mezzo. Dunque, parlando la stessa lingua di Washington, hanno rispolverato il pragmatismo della solida Perfida Albione, oggi nell’interesse di Washington.
La guerra è dunque iniziata. Ed il NS2 è rimasto al palo.
Purtroppo la guerra riteniamo finirà solo dopo che il NS verrà fatto saltare per aria, solo questione di tempo, nostra opinione (…).
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Tutto questo, stante l’arma inflattiva usata dagli USA per bloccare la crescita economica EU, un continente senza risorse, destinato a schiantarsi. Infatti togli le risorse all’EU e la strangoli. Ma questa è parzialmente un’altra storia.
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La sostanza di cui al titolo invece, che deve interessarvi, è che in USA – per fortuna, aggiungiamo noi del sito – chi indirizza nelle decisioni strategiche sono i militari a stelle e strisce, oggi. Ed tali militari USA, pur non volendo andare contro la Russia, hanno anche loro un solido interesse a ridimensionare l’EU.
In tale contesto l’inflazione resta l’arma migliore, “the most effective“; dunque la guerra calda rimane per ora un paravento, collaterale come danni inferti all’avversario (rispetto ai danni dell’arma economica, ndr).
Parimenti il deep state USA continua a rimanere dove è sempre stato, nei gangli, facendo soldi. E facendo business, nel mondo. Ma senza toccare biglia a livello strategico. Qui siamo.
Resta da comporre solo la partita energetica in EUropa, ossia quella inflattiva, dove gli anglo non molleranno, in primis i britannici (che da Cameron in avanti hanno fatto mille errori, ndr).
La Germania continua a fare invece la cosa che ha sempre fatto: pagare gli altri perchè non entrino in guerra aperta con se stessa, ma ‘sta volta hanno le polveri bagnate, sembra.
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Intanto il Reset…
In tutto questo, il cd. Reset resta un piano parallelo, che viene mandato avanti, comunque. Infatti il welfare occidentale è eccessivo e non sostenibile. Dunque, tutti sono interessati a che venga ridimensionato, chi più, chi meno (…).
Reset che poi è depopolamento, alla fine dei conti.
Chiaramente, per il valore strategico, per i debiti, per la bellezza, perchè ambita, l’Italia subirà la massima pressione depopolativa. I supporter di Trump avevano avvertito, “le case in Italia in media non varranno più nulla” dopo il tradimento a The Donald, dopo lo Spygate italiano orchestrato sembra da Firenze, ossia da Francoforte e dalla Londra cameroniana, per sviare le colpe dai veri mandanti (…).
Sta dunque a noi coinvolgere gli USA, coloro che comandano, gli stessi che convincono il gen. russo Shoigu con una telefonata a fermare la guerra alla Azovstal (non la politica, ma i militari, il gen. Milley ha telefonato a Shoigu appena prima della resa di Azovstal; dunque, come per miracolo abbiamo avuto l’immediata composizione della diatriba, …, ndr). Si spera anche spendendosi affinchè l’Italia resti intatta, come è, magari depopolata ma senza un briciolo ceduto alla Francia.
Infatti permettere l’annessione di parti dell’Italia alla Francia sempre traditrice significherebbe gettare combustibile sul prossimo incendio, solo questione di tempo. Incendio che inevitabilmente avverrà di nuovo in Europa. E sempre per cacciare gli USA dal Vecchio Continente.
Gli italiani – con sangue ormai comune con gli USA, via oriundi – tutto possono sognare, tranne che cadere in mani francesi o tedesche.
MD