L’accordo del Plaza, tra le potenze occidentali dell’epoca più il Giappone, mirava a far svalutare il dollaro americano con la compiacenza di tutti i paesi coinvolti, in particolare Giappone e Germania, quali grandi esportatori concorrenti degli USA. Cina e Russia naturalmente non erano ai tempi tra gli invitati in quanto fuori dal sistema capitalistico dell’epoca. In soldoni, con detto accordo si voleva permettere agli USA di combattere l’inflazione alzando i tassi MA SENZA FAR SALIRE IL DOLLARO.
Ai tempi la contropartita fu, a livello esplicito, un boost successivo agli investimenti in USA, a vantaggio dei propri partner. Ed un impegno implicito “da baratto”, ossia nascosto, ma oggi vieppiù evidente, con Francia e Germania che ottennero la garanzia a termine da Paul Volcker, praticamente un tedesco (…), che l’euro sarebbe nato successivamente alla caduta del muro di Berlino.
Ossia, come conseguenza, affondando l’Italia “di successo” sotto l’ala protettrice americana da fine WWII, dal 1992 in avanti lo avremmo sperimentato (Tangentopoli servì per tale fine, ndr).
Restando agli USA, al dollaro forte ed alla sfida Europea al verdone che va indietro fino ai tempi di Nixon, parlo di Francia, Germania sodali – oggi – della Cina, vediamo ai nostri giorni il dollaro forte disintegrare l’EU basata sull’euro (la Cina nel caso verrà dopo, ndr).
Infatti oggi, al contrario, è soprattutto l’EU a dover fare concessioni per fermare dollaro forte e inflazione, pena la fine dell’euro (unitamente a tassi americani al rialzo per combattere la salita dei prezzi, tassi che a termine, di riflesso, faranno “saltare” i paesi più indebitati, quelli senza una valuta sovrana, ad es. i paesi eurodeboli che verranno costretti a tornare alla propria valuta pena la loro bancarotta/troika stile grecia ecc., in testa l’Italia, ndr).
Infatti il piano EU del 2015, dollaro forte uguale affossamento progressivo dell’America, sarebbe funzionato ma solo in forza di due specifiche condizioni al contorno, che stiamo verificando oggi:
1. la prima condizione, che l’inflazione non scappasse di mano
2. la seconda, che parallelamente i paesi core-euro sottraessero spazi ed assets ai paesi euriperiferici, progressivamente; gli stessi erano le “prede” designate, i paesi Med-Euro, che permettono all’euro di essere relativamente molto più debole di quello che sarebbe stato il marco tedesco (con giubilo tedesco, per20 anni, ndr).
E’ chiaro che, interpretando quanto sopra, il primo paese che sarebbe stato, suo malgrado, l’obiettivo dell’EU franco-tedesca, conseguentemente alla nascita dell’euro post accordo del Plaza del 1984, come è poi avvenuto, era ed è proprio l’Italia, seconda manifattura continentale dopo la Germania (vedremo ancora per quanto, restando nell’euro, ndr).
Quello che è cambiato dal 2015 ad oggi è precisamente che il dollaro, diventato da relativamente forte a fortissimo – e non è finita -, è stato accompagnato da una inflazione galoppante a livello mondiale e soprattutto in EU, prima di tutto in forza della salita spasmodica dei prezzi dell’energia e le materie prime in generale (oltre alle strozzature dei canali di export, soprattutto verso gli USA, e le filiere produttive messe in crisi prima dal COVID e poi dall’energia in salita, soprattutto per i paesi che NON hanno materie prime in loco, ndr).
Aggiungeteci il fatto che il primo produttore di oil al mondo sono oggi gli USA (non lo erano nel 2015), che mantengono un solido legame con l’Arabia Saudita (si intende come sistema USA, nonostante Biden, ndr); capite dunque che l’America può trasformare la forza del dollaro da un motivo di debolezza per riduzione export USA causa dollaro forte ad un’arma definitiva contro i suoi fornitori di beni, ad esempio in presenza di materie prime che esplodono ed inflazione che va fuori controllo.
Come oggi. Infatti l’EU è in ginocchio.
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Chiaramente la mano USA nell’inflazione in salita, oggi, è evidente.
Chi scrive – per altro – non si capacita delle critiche EU-franco-tedesche agli USA, nel contesto, tacciati di fare eccessivamente i propri interessi. In realtà quello che l’EU+Francia+Germania, ed anche la Cina, dovrebbero aggiungere è che i loro trade balance/bilance commerciali sono in attivo a causa degli acquisti dei loro beni da parte del mondo anglo.
Ovvero, togli gli acquisti anglo dei beni ad es. tedeschi e cinesi ed il benessere sino-germanico va a ramengo.
Pechino e Berlino lo sanno.
Dunque la prima, Pechino, ha scelto come soluzione la Silk & Belt Road , ossia accordi commerciali atti a sviluppare commerci privilegiati di suoi prodotti con paesi in forte crescita economica prospettica, ad es. in Africa.
Berlino invece, senza atomica e senza militari al supporto, con una classe dirigente mediamente inetta ed una base ideologica sempre prona a puntare sul concetto “solito” di lebensraum coloniale (…), ha scelto una strada diversa: rendere l’EU competitiva in maniera implicita, ossia riducendo i costi sistemici EUropei.
Da qui abbiamo la necessità anche di depopolazione a termine in EU, per ridurre le bocche da sfamare ossia gli sprechi e dunque i costi (marginali per unità di prodotto, ndr), con lo spauracchio del green come (falsa) soluzione. Ovvero trasformando l’EU in un’economia diversa, skills based, gigante da export ma con risorse autoctone: con relativamente pochi costi, soprattutto poche persone improduttive, ad es. pensionati.
Il siero COVID non testato in modo canonico dall’EMA, a enorme rischio talidomide (ma alla settima potenza), forse va proprio in tale direzione, chissà! (…).
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Resta che oggi, per comporre la situazione, serve un altro accordo del Plaza. Che – come quello del 1984 – di fatto serve per confermare Yalta, lato Occidentale.
Purtroppo, oggi che l’EU franco-tedesca e la Cina, ossia i perdenti/assenti di Yalta, vogliono cambiare gli equilibri, tale Plaza Accord 2.0 tarda ad arrivare.
Nel mentre, potete scommetterci, Jay Powell on FED behalf, non devierà di un millimetro dalla sua linea monetaria attuale, con tassi in salita.
Il cambio di passo, vedrete, saranno le elezioni Midterm negli USA: successivamente ad un risultato che porti al potere una maggioranza patriottica, diciamo così, verranno attivate le risorse “che non guardano in faccia nessuno” in tutti i “campi” USA all’estero.
Ovvero, se il Plaza 2.0 non si vorrà fare, ci penserà un crack sistemico di qualche paese, ad esempio nell’euro, a togliere i recalcitranti dall’impasse. O arrivando alla fine dell’euro attuale, per necessità di qualche paese “in particolare” (…). Chiaramente con supporto USA, sempre a favore di “qualche paese”, per uscirne.
Faccio presente che, quando ci sono interessi del genere in gioco, chi si trova in mezzo ai binari viene travolto, sempre: non si speri dunque nella francescanità e nella fratellanza, da Novembre in avanti. Il Rubicone infatti è già stato passato da tempo.
Lo dico soprattutto ai politici Romani che pensano ancora che ci sia qualcosa da salvare in questa EU.
Per intanto godetevi il nostro essay del 2015 sull’argomento, sotto, assai lungimirante ed attualissimo, direi.
MD
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Image: thank to pixabay, https://pixabay.com/photos/plaza-manhattan-hotel-new-york-652893/
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https://scenarieconomici.it/oggi-gli-usa-ed-i-suoi-alleati-hanno-bisogno-di-un-nuovo-plaza-accord-e-se-esistesse-un-piano-tedesco-russo-cinese-per-affossare-legemonia-usa-per-via-di-un-dollaro-sopravvalutato/