Nella Prima Repubblica, che Dio la benedica, si diceva che un’affluenza sotto il 50% era sinonimo di rivoluzione. O, peggio, per i politici al potere, di golpe strisciante.
Oggi, con i globalisti al potere, ossia con i privilegiati di Davos in full steam a livello globale, l’asticella si è abbassata di molto. In quanto, per fregare il 99% della popolazione i possidenti privilegiati spesso incapaci si sono coalizzati, per tenere in vita un regime morente, al fine che si conservino i privilegi di pochissimi.
Mi metto nei panni, qui, delle stimate FFOO, o almeno la parte nobile di esse, che ancora hanno un’etica. E a cui magari chiedono ci verificare i nostri scritti, cosa facciamo, i difetti, i dossier ecc. Mi domando se, al di fuori di fare il loro lavoro, dovuto, ubbidendo, hanno pensato anche al futuro che stanno loro stessi indirettamente plasmando per le prossime generazioni “sangue del loro sangue”.
Il primo pensiero va infatti a quelle forze dello Stato – permettetemi – “diversamente eterosessuali”, ce ne sono molti più di quante pensiate e vanno rispettati; costoro non potranno fare figli autonomamente come natura vuole; ma invece dovranno rivolgersi – per procreare, essendo dello stesso sesso -, a terzi. Ossia a gente, medici ed affini, che nella maggior parte dei casi sono fazione della stessa classe cooptata di privilegiati (globalisti) che stanno mettendo a ferro e fuoco l’esistenza umana considerata fino a ieri “normale”, su questa terra, ossia distruggendo le basi del vivere civile.
Questo per dire, non prendetevela col pianista – noi… -, visto che stiamo per altro dalla Vostra stessa parte…
La tragica affluenza al voto, record storico al ribasso, viene nascosta dai media…
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Andando all’analisi del voto regionale in Lombardia e Lazio di ieri, due parossismi nord-sud, in realtà entrambi preda dei Don Rodrigo locali (Cristiani di facciata a Roma, più dichiaratamente esoterici a nord, come Ariel Toaff illustra, cfr. “Pasque di Sangue” …), capisco che ormai basta che votino gli interessati materiali diretti ed indiretti alla politica in quel di Roma e Milano per eleggere i loro famigliari governi.
Ossia i politici, famiglie, amici e cooptati annessi, alla fine votano il loro stesso governo regionale. Ovvero votano loro stessi. Diciamo infatti, stima, che in Lazio circa il 10% laziali dei votanti “vive” di politica? Direttamente o indirettamente? Non ci andiamo lontano…
Ci sta, più si abbassa l’affluenza, più questo è vero.
Il problema reale, oggi, è però diverso e più mortale: nei prossimi anni sarà una lotta per le risorse di base, che non ci sono per tutti noi, almeno in EUropa. Dunque qualche privilegiato punta – appunto – “a mettere sotto” il resto della popolazione…. Mors tua, vita mea.
In tale contesto gli italiani che non hanno benefici diretti o indiretti dalla politica andranno sempre meno a votare, inevitabile, vista l’inenarrabile serie di tradimenti collezionati dai votanti in buona fede coi loro Don Rodrigo di elezione, negli anni: dal rottamatore di Rignano che ha rottamato a parole tutti solo per uscire vincente solo lui (ora colleziona consulenze da senatore, pazzesco, con un potenziale conflitto di interesse), passando per i pentastellati (erano a caccia di un impiego), per finire in bellezza coi falsi sovranisti leghisti, vedasi il parossismo del professore romano del “piano B per uscire dall’euro” finito ad affermare nella sua intervista al Foglio, arrivato in EU, “mai detto che volevamo uscire dall’euro”…
(Non ditemi che non sembra uno “spassosissimo” film di Alberto Sordi, …)
Ascesa di Antonio Maria “Bombolo” Rinaldi, il più folcloristico dei no euro. @Rinaldi_euro, figlio di nobili e banchieri in lotta contro “l’establishment”, è in cerca di un posto con la Lega per le europee – Il ritratto di @lucianocapone https://t.co/bHrvbQf97O
— Il Foglio (@ilfoglio_it) January 9, 2019
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Ora, facciamo giusto due conti.
Possiamo dire che, famigliarmente, a Roma una persona su 10 ha un parente che lavora in ambito governativo?(notasi: a Roma è quasi tutto governativo, soprattutto gli impieghi di pregio) O meglio, amicizia/cooptazione in politica, di gente che ha interesse materiale nello stare in politica?
Bene, se di questo si tratta, contando che 40% di affluenza e 50% di percentuale di vittoria in Lombardia e Lazio significa circa 20% o meno dei votanti per eleggere una coalizione vincente, allora basta davvero nulla per governare!
O meglio, ci si mette d’accordo tra elites, si cooptano gli amici, si parla con la famiglia, si fanno quattro promesse. E così si governa così una regione. Chiaramente questa è la fine della democrazia elettiva. E della politica.
Mi domando, come si può mai accettare una degenerazione del genere? Non si capisce che non è gestibile un Paese in forza della difesa di privilegi di pochissimi? Soprattutto in un contesto di crollo socio-economico evidente? E soprattutto, senza un fine, senza una strategia… se non difendere la propria esistenza di privilegiati…
Non dura. Non può e non deve durare.
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Deve essere oltremodo chiaro che non riteniamo che la presente classe politica italica ed EUropea possa essere attore futuro nella necessaria ed anzi inevitabile rifondazione, la’ da venire.
Infatti la gente non va più a votare per una semplice ragione: dopo essere stata tradita da tutti, destra, sinistra, falsi alternativi e falsi sovranisti, preferisce evitare la presa in giro, almeno quella, quindi sta a casa. E dunque, ecco la “magia” del dimezzamento dell’affluenza alle regionali rispetto ai minimi precedenti …
In soldoni, la classe media, stufa di farsi prendere per i cd. fondelli, smette di partecipare alla vita politica, di crederci. Poi forse smetterà di rispettare le leggi, verso un’anarchia diffusa a tutto il popolino. Dunque si ribellerà, se affamata ed attaccata dall’esterno: successe a Roma nel 1943, portando alla defenestrazione di Mussolini, a partire da Roma diventata a rischio bombardamento. E se armata dall’esterno – come succede in tutte le rivoluzioni, speriamo di no naturalmente – pure combatterà la deriva del sistema in modo a rischio di essere violento. Questo quanto meno insegna la storia matrigna….
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Prossimo passo, atteso, certo, in una arroganza assoluta del potere autocostituito: ancora minori partecipazioni al voto all’orizzonte. E maggior bavaglio, supponenza e sopruso, prese in giro, diritti asimmetrici e don rodrighismo assoluto da parte dei privilegiati della politica…
Vi basta?
Riteniamo infatti che, da cristiani diciamo ratzingeriani (dalla comune radice cristiana europea, ndr), sia necessario azzerare tutto.
Ma non pro- Reset di Davos, no! Parlo di un Reset delle elites attuali, partendo dal basso. Ad esempio, se si deve depopolare bisognerà partire da chi ha fatto il disastro, ossia azzerando le elites politiche; che poi elites non sono in quanto semplici tirapiedi di chi tira davvero le fila dall’alto, gente apicale che ancora resta nascosta.
La cricca di Davos insomma, più cooptati, è da annientare. Ideologicamente (…) casa per casa, bisognerà pure convincerli a cambiare indirizzo ideologico onde evitare il peggio!
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Resta la vergogna di farsi rappresentare come paese da chi, nella migliore delle ipotesi, interpreta il “cambiamento” semplicemente col sostituire lo sfacelo romano stile Marchese del Grillo con uno sfacelo Lombardo fatto da nuovi Don Rodrigo, assistiti naturalmente dal cd “Conte zio” di manzoniana memoria*.
Marchese del Grillo e Don Rodrigo, due facce cella stessa medaglia, anche oggi. Inaccettabili.
Che porteranno inevitabilmente ad una qualche forma di sommossa popolare, appunto, inevitabile direi, Irlmaier docet., visto che così non si può continuare (basta un “aiutino” esterno, ci siamo quasi ormai, la storia insegna).
Don Rodrigo da Milano e marchese del Grillo da Roma non devono essere le sole due alternative per l’Italia.
Ad esempio, bisogna interrogarsi sulla validità del voto in una regione dove Lega ha gestito il COVID in modi che in molti considerano al limite del criminale (…).
Trincerarsi dietro il più classico “la sinistra era peggio” significa solo preferire Don Rodrigo al marchese del Grillo. Suicidio con pene annesse, comunque una fine ignobile…
MD
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*”A Roma si va per più strade, a Madrid egli andava per tutte. Parlò della corte, del conte duca, de’ ministri, della famiglia del governatore, delle cacce del toro, che lui poteva descriver benissimo, perché le aveva godute da un posto distinto, dell’Escorial di cui poteva render conto a puntino, perché un creato del conte duca l’aveva condotto per tutti i buchi”. (Cap. XIX)
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