Milei ha subito detto NO ai BRICS: se l’unico paese che – in quanto indebitatissimo – dice no a detto club antidollaro anche se sarebbe tra i pochissimi a poterne ricavare chiari vantaggi da cancellazione del debito, immaginate che faranno gli altri! Ad esempio se l’opera di Milei, da ribaltamento del tavolo, dovesse per suerte funzionare.
Si perchè i BRICS di fatto puntano – discorso che vale per molti dei Paesi BRICS – a sostituire una dozzina di acquirenti attuali delle loro materie prime e semilavorati, con un unico acquirente, la Cina. Paese che poi diventerebbe mono fornitore di prodotti finiti agli stessi BRICS. Ossia tendendo naturalmente ad un colonialismo ottocentesco stile impero britannico: è palese che tale progetto debba fallire! (vedasi oltre).
Infatti l’obiettivo dei BRICS a breve termine – anche teoricamente raggiungibile (in assenza di dovuta reazione altrui) – è superare il dollaro, solo quello. Dollaro che è la vera forza degli USA.
Poi lo stesso progetto BRICS, per quanto strampalato, potrà cadere da solo visto che è a vantaggio esclusivamente cinese (i BRICS non hanno ne’ avranno clienti sufficienti per diversi lustri, intendo un numero di clienti sufficiente per sostenere pacificamente tale progetto [a meno di diventare tutti comunisti, ndr]).
E qui andrebbero indagate le cause della crociata anti-dollaro che stiamo vivendo, visto che la valuta americana alla fin fine ha fatto stare bene mezzo mondo, anche e soprattutto i paesi sconfitti nella WWII, benissimo direi, vedasi il benessere diffuso ad es. giapponese e tedesco, con gli USA al comando è stato storicamente ai massimi livelli di sempre.
Giochi di potere
Il fatto è che, sembrerebbe per un errore di calcolo, gli USA sono diventati troppo potenti dopo la WWII. Non solo Berlino e Parigi, custodi di altra lingua delle vetero nobiltà occidentali, ma anche la anglo Londra ce lo ricordano a ripetizione, da secoli: i rozzi USA, figli di schiavi e di reietti europei, non possono essere padroni del mondo!
E tali élite post- aristocratiche dicono questo, oggi, si noti, mentre le loro stesse genti hanno invece vissuto benissimo durante la pax americana. Tanto che tutti ancora sognano di tornare a “prima del COVID“, memento i due principali vaccini mRNA COVID essere cosa prettamente EUropea nella genesi (…).
Dopo la WWII, con una brillante intuizione organizzativa di Roosevelt, un ugonotto di origine, assieme a generali leggendari, su tutti Patton, gli USA frantumarono un asse che sembrava vincitore. Ma soprattutto riuscirono in una impresa incredibile: comandare in toto anche nel post guerra. Da qui la necessità dei poteri forti dell’epoca, figli della triade Giorgio V, Zar e Kaiser della WWI, tutti e tre felicemente imparentati, di porre rimedio a tale ingiustizia anti-elitaria, a termine. Per spartirsi il mondo, scacciando il plebeo rivale americano.
Faccio notare che le tre nobiltà sopra citate sono storicamente aggregate attorno alla dinastia Hannover, che comanda in UK sotto il nome (inventato, come casata) Windsor. Basti pensare – per capire la genesi del nazismo – che il padrino di Heinrich Himmler, l’esoterico comandante di Gestapo ed SS, era un nobile tedesco di altissimo rango elettore degli Windsor in Gran Bretagna (…). E che la Regina Vittoria era la referente di sangue della triade sopra citata che fece il disastro di sangue in trincea nella WWI.
Dunque, alla fine della guerra successiva, la WWII, anzi anche prima dell’epilogo, le elites locali americane al soldo dei nazisti europei si attivarono in USA, di nuovo, dopo il fallimento di non essere riusciti a tenere il gigante a stelle strisce fuori dalla guerra causa Pearl Harbour. Lo scopo era, come sempre, come ai tempi dello Zimmermann Telegram nella WWI, imbrigliare la politica estera USA negli anni a venire, per farla fallire. Ossia per sostituirla come obiettivo di lungo termine, al vertice globale.
Anche l’ashkenazita Heinz A. Kissinger immigrato in loco, guarda caso come il rabbino di Varsavia salvato dalla Gestapo ed inviato a New York, Menachem Mendel Schneerson, potrebbe far parte della stessa congiura (…).
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Milei l’americano
Dopo questa dovuta promessa, torniamo a Javier Milei, dalle Ande: il nuovo presidente argentino, presidente argentino questa volta non irretito dai potentati economici locali “fu nazisti“, come sembra essere stato invece il caso della sig.ra de Kirchner, sta giocando una partita in difesa andina del fronte occidentale più puro, quello che fa riferimento all’America. Ovvero è salito al potere grazie alla forza bruta americana, a supporto, parlo dei suoi militari; gli stessi che stano gestendo da dietro le quinte la altrimenti sciagurata presidenza Biden (Biden esiste davvero? Le sue politiche, questo è certo, in ambito estero, sono prettamente trumpiane…).
Dunque oggi Milei resta intoccabile, un po’ come Meloni e Crosetto in Italia se volete.
Infatti la prima mossa dell’argentino è stata negare l’adesione al club dei BRICS dell’Argentina, mossa telefonatissima.
Da qui in avanti vedremo poi gli effetti del resto della politica economica Mileiana. Ben consci che tagliare l’inflazione ben oltre il 100% in in Argentina, ereditata dalla de Kirchner, comporterà sacrifici per tutti, inevitabile: se non fosse che già sappiamo Milei essere supportatissimo a livello militare azzarderemmo un golpe contro di lui. Ma sappiamo che non ci sarà.
Piuttosto, le proteste saranno enormi, là, visto che l’Argentina dovrà a breve scegliere tra una via bolivariana, pensate al Venezuela per intenderci; ed un ritorno alle basi del capitalismo, che poi è la scuola austriaca che Milei da sempre indica come suo riferimento.
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In tale contesto, che tutti non vediamo l’ora di affrontare, si innesca quanto al titolo, che poi è l’anello di congiunzione con gli ideali che permeano il globalismo attuale. Infatti cotanta unità di intenti globale, allineamento, affinità di vedute tra elites sovranazionali non può che derivare da una spinta data da un ideale comune e condiviso.
Chiaramente le grandi cupole massoniche ci stanno mettendo lo zampino, è palese. Sono loro a coordinare gli eventi, dove il WEF è solo un outlet ben piazzato e ben finanziato.
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Arriviamo dunque all’osservatorio in Patagonia voluto dal governo cinese come contropartita per gli aiuti dati da Pechino a Buenos Aires.
Dovete sapere che oggi tale area è gettonatissima, “The very South of the world”. Lo stesso South che prima non se lo filava nessuno, o quasi. Il motivo?
Sembra ci siano svariate prove, dalle perturbazioni alla Kuiper’s belt alla conferma di teoria di genesi terrestre da parte di scienziati, su tutte l’University of Arizona, che mimano quasi perfettamente le teorie prima considerate balzane oltre che complottiste di Zacharia Sitchin (oggi alcuni dei suoi libri sono letteralmente introvabili, ndr), secondo cui da tale area del cielo, sopra l’Antardide, zona storicamente “poco battuta” dagli astronomi, sarà presto visibile l’arrivo di un nuovo pianeta, si dice il famoso Pianeta IX che dovrebbe cambiare la storia del mondo (…).
Sottolineo il dovrebbe.
Inutile infatti nascondersi, ormai, visto che nel giro dei prossimi tre-quattro anni ci sarà ufficialmente l’annuncio sui risultati delle osservazioni. Tutto lascia presupporre che si parlerà presto di “arrivo dell’alieno“, basta aspettare e verificare.
Geopolitica da osservatorio (astronomico)
Al di fuori delle teorie, che restano tali solo fino a quando non sono provate dai fatti, dunque vi tocca aspettare, vorremmo farvi notare che negli ultimi 40 anni (con una accelerata incredibile negli ultimi 15 anni, ndr) sono nati come funghi grandissimi osservatori in tale parte del mondo, letteralmente.
Ad esempio il Giant Magellan Telescope, il più potente del mondo nel suo genere, gestito da detta università dell’Arizona; il Vera Rubin, privato (co-finanziato da Bill Gates); l’ELT di Cerro Armazones (finanziato dall’EU, anzi trattasi proprio di un progetto targato EU, il più grande del mondo secondo la stessa Unione EUropea).
A questi rileviamo si sia aggiunto da fine 2019 l’osservatorio Cinese in Argentina, i cui dati saranno gestiti da Pechino, chiamasi China Argentina Observational Station (NAOC), che batte di fatto la stessa porzione di cielo.
Tranne quello cinese, che in teoria è molto in ritardo, tutti gli altri osservatori saranno operativi in un lasso di tempo compreso tra il 2025 ed il 2028 con i primi dati on stream. Perfettamente coordinati – a pensarci bene – con l’Agenda ONU 2030 (di riduzione della popolazione mondiale, di fatto, ndr).
Sembra dunque che, visti i mezzi spesi, ci sia davvero tanta ciccia dietro ad ogni osservatorio nel sud del mondo.
Vista la presenza dei globalisti del WEF, privatamente, degli USA, dell’EU e della Cina, rileviamo che l’unico mancante all’appello è Mosca, tanto per far capire la debolezza nelle relazioni internazionali [che non siano pan russe] del gigante dai piedi di fango e ghiaccio basato a Mosca (vedasi tradimento di Putin a Varoufakis nel referendum sulla GREXIT per capirne il motivo; alla pari dell’altro soggetto anche lui considerato universalmente inaffidabile nel panorama geopolitico mondiale, la Francia, due paesi storicamente molto affiatati per altro, forse un motivo esiste, ndr).
Siamo dunque curiosi di sapere se la Cina verrà bloccata dalla presidenza Milei anche nel proprio tentativo di egemonizzare l’Argentina nel campo della ricerca astronomica.
Si, perchè la concessione dell’osservatorio cinese in Patagonia è arrivata a valle di un enorme accumulo di debito argentino anche con Pechino, dimostrando con plastica evidenza che i modi di fare business di Pechino sono assimilabili alle peggiori abitudini del vetero-colonialismo britannico: “ti compro materie prime e ti vendo prodotti finiti prodotti con le stesse materie prime che tu mi hai venduto; dunque ti faccio indebitare per pagare la differenza di valore tra i due prodotti, possibilmente nella valuta del venditore, lo yuan (prima era la sterlina); alla fine rivaluto lo yuan e finalmente ti costringo a cedermi i tuoi assets pena il crack”…. ecc. ecc. -).
Spero abbiate capito che osservando la partita argentina, con Milei al centro, si ricaveranno le tracce del mondo che verrà.
MD
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Image: The joint-CART prject between China and Argentina, link:
http://english.nao.cas.cn/Research2015/Research_Divisions2015/radio/202101/t20210119_262001.html