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La visita in Francia di Xi degli scorsi giorni ha reso evidente il ricatto cinese all’Occidente: come si evince dalla copertina del Financial Times in mandarino, da una parte Macron chiede una pace armata globale, con supporto cinese, a difesa delle “sue” olimpiadi comprate via mondo Arabo, a cui sono andati come merce di scambio i mondiali di calcio.
Dall’altra la Cina minaccia sottilmente l’Occidente, con la leva del suo export. Praticamente senza export cinese, dice Xi, l’inflazione in Occidente sale. Dunque, ben venga l’export cinese, secondo Xi.
Vi aiutiamo a suicidarvi a termine, ehm, ad abbassare la vostra inflazione, dice in pratica Xi ai suoi clienti…
Tale approccio di Pechino riteniamo sia totalmente inaccettabile, per varie ragioni. Da una parte l’abbassamento dei costi dei prodotti acquistati dalla popolazione occidentale via prodotti cinesi coincide con uno spiazzamento dei beni locali, che come conseguenza portano deindustrializzazione nei mercati di approdo di tali mercanzie made in China. Ossia deindustrializzazione occidentale.
Dall’altra si tace la concorrenza sleale cinese, in quanto i prodotti cinesi sono sovvenzionati dal partito comunista cinese. Da ricordare che lo scopo primario della Cina comunista non sono i profitti delle aziende ma far lavorare le maestranze cinesi. NON quelle occidentali!
Il risultato è un impoverimento generalizzato di chi NON è cinese, meglio, una cinesizzazione dei sistemi occidentali. Riducendo ad esempio il numero di industrie in Occidente, così come l’occupazione ed i salari occidentali. Ossia schiantando l’occidente alla radice.
Poi, complice una migrazione cinese in Occidente gestita dal ministero degli esteri, si possono infiltrare i gangli dei paesi che comprando tali prodotti scontati da Pechino uccidono il loro futuro produttivo. Non potendo escludere che a tempo debito venga fatto addirittura un take over cinese di detti sistemi economici occidentali ormai al collasso. Collasso causa Cina, ben inteso.
Praticamente esistono solo giovani studenti cinesi che emigrano per imparare le scienze e tecnologie occidentali nelle università occidentali, non viceversa (tutti studenti pagati dallo Stato comunista cinese, ndr)
Il piano 3D anti-occidentale lo si può scorgere, nel caso, dietro il sipario dei media cooptati…
Infatti il vero problema in tutto lo schema sta esclusivamente in Asia: Pechino sopravvive solo grazie all’import occidentale, soprattutto americano. Ovvero, se l’Occidente smette di consumare i prodotto asiatici, la Cina ad es. implode, la loro disoccupazione sale, seguono inflazione e miseria locale.
Chiaro, il partito comunista più grande del mondo non può permettere ciò, dunque l’attacco mercantilistico ai sistemi economici stranieri è d’obbligo, in corso (Sta a chi è attaccato difendersi!).
Uniteci stecche ai media occidentali, anche via pubblicità pro Cina, ed il gioco è fatto.
In breve tutti noi stiamo giocando ad una ruota finta capitalistica perchè truccata, da Pechino, che gioca con valori diversi, comunisti ed elitari, una sorta di DDR evoluta insomma: la destabilizzazione ossia la deindustrializzione nei paesi che comprano made in China è solo questione di tempo.
A pensarci bene anche la teoria ci aiuta, applicata al caso in specie, a dimostrazione di quanto affermiamo, sotto!
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Guardiamo la Via della Seta firmata dall’Italia, che dal 2019 in soli 4 anni ha fatto circa triplicare il deficit commerciale con Pechino prima di essere cancellata dal governo Meloni.
Bilancia commerciale in perenne ascesa, fino all’infinito? Resteranno solo i cinesi su questa terra?
Sostanzialmente la stima sul PIL data nel nostro intervento di qualche tempo fa (al LINK), ovvero l’effetto negativo della Via della Seta per l’Italia, per altro effetto esacerbato dalle imposizioni neocoloniali date dall’euro, è riassunta dalla celeberrima equazione di genesi per parti del PIL:
PIL = C + I + G + X – M
dove:
•C = Consumi interni
•I = Investmenti
•G = Spese dello Stato
•X = Total exports
•M = Total imports
Come capite un incremento dell’import dalla Cina (M) a danno dell’export italiano (X), stanti consumi interni (C) che languono ed investimenti(I) al palo causa chiusura di aziende ed imposizioni EU oltre che dall’euro (resta solo la spesa statale [G] come volano dei crescita, ma a debito!) ceteris paribus, visto che che la Cina compete di norma con l’Italia su prodotti simili (fatto rappresentato sinteticamente dall’incremento del deficit commerciale dell’Italia verso Pechino, ndr) conduce ad una riduzione del PIL italico stimabile grossolanamente nelle cifre indicate in premessa del nostro intervento sopra citato, al LINK, tra 1 e 2 punti percentuali di riduzione annua, circa.
Di più: ciò conduce, come derivata seconda, ad una deindustrializzazione di fatto del paese, mandando fuori mercato alcuni settori prima prosperi.
In forza di una competizione, quella cinese, che – lo ricordo – viene fatta da aziende cinesi in larghissima parte di proprietà statale (il partito comunista cinese, di fatto neocoloniale verso l’estero, comanda tutto, là, ndr). Mi domando infatti come si possa parlare di competizione, avendo come avversario non dei privati ma il secondo Stato più grande del mondo; la sorte dell’Italia sembra dunque segnata.
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All in all, non resta che limitare la globalizzazione, riducendo la penetrazione cinese in Occidente. Ben sapendo che alle aziende occidentali NON è permesso detenere la maggioranza di aziende in Cina: forse l’uovo di colombo sarebbe di attuare come primo atto concreto una reciprocità di trattamento (…).
Il patto col diavolo di un Macron disperato ( di una Davos in scadenza)
In tale contesto il ventre molle dell’Occidente è rappresentato dai governi di paesi come la Francia che, per nascondere i disastri fatti dalla loro classe politica fallimentare, vedasi su tutti Macron e Sarkozy, sono pronti ad ipotecare il futuro delle prossime generazione occidentali per preservare i privilegi indebiti dei loro clan di potere, nel caso Parigini. Ossia i privilegi di Davos. Ed a piegarsi ai ricatti cinesi, per fare business di breve termine, quasi di sopravvivenza direi (…).
Spingere alla guerra l’EU in Ucraina per nascondere le proprie magagne, o per alimentare le proprie sfrenate ambizioni geopolitiche (come sta facendo Macron), è solo una diretta conseguenza di tale incapacità strategica, politica e gestionale. Ovvero incapacità dell’EU franco-tedesca di essere veramente solidale (l’EU era nata per fermare le guerre in Europa ed ora Macron le fomenta: ecco il vero motivo per cui le prossime elezioni EUropee andrebbero sotto molti versi boicottate, come segnale anti-guerra, con l’astensionismo, ndr)
Un correttivo è dunque immediatamente necessario. E riteniamo arriverà dal 2025, partendo dall’America, come sempre gli stessi valorosi States descritti da Alexis de Toqueville.
MD
Fine III. Parte