Milano è l’unica realtà con prezzi degli immobili in folle crescita, da 10 anni. Salvini, un leghista-ex comunista padano, ossia in termini di ideali perfettamente a suo agio col collettivismo oligarchico spiegato in modo magistrale dal presidente argentino Javier Milei a Davos qualche mese fa (al LINK), ha recentemente permesso i monolocali di 20 mq, che poi con le deroghe da lui stesso emanate a ruota arrivano quasi a 25.
Dall’altra, appunto, fa le regole per sforare 20 mq, con le tolleranze. In ultimo aspetta l’occasione buona per ”rinnovare” (abusare?) le leggi edilizie locali, lombarde, col Salva Milano, work in progress; ossia rendendo agibile ciò che oggi non lo è, va a qualche mese, salvando i grandi investitori internazionali (vedremo se andrà in porto, come noi riteniamo: sono aperte le scommesse!).
Dai piani alti del Ministero delle infrastrutture tutto ciò è possibile: tale Ministero imparo’ forse ai tempi dal ministro Lunardi, molto attivo sulla Tav in progetto. Tav che poi si fece: indovinate un po’ chi ottenne l’appalto per il buco del Frejus…? Si, ma non fatevi forviare, fu una procedura perfettamente legale, dunque la scelta fu diciamo “non influenzata” se non casuale, diciamo così. Sappiamo, l’Italia…
Forse più dirimente fu l’incazzatura magna lato italiano, in primis la Lega, quando il M5S ai tempi anti sistema chiese lo sconto sulla Tav e lo ottenne, molto curioso tale comportamento lato italico, lamentarsi, perché qualcuno ottenne uno sconto per il paese, o quel che ne resta? Chissà…
Dinamiche simili sono in corso per il ponte sullo stretto di Messina, dove non esistono infrastrutture adeguate ai due lati dello stretto, con ferrovie stile 1800. Ma vogliono fare il ponte supertecnologico, comunque, la Lega morente vuole il ponte, il ministro Salvini vuole il ponte: curioso, no?
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In realtà quanto sopra si sposerebbe perfettamente col fatto – per ora taciuto – che Milano sia d’accordo col WEF di Klaus Schwab per il grande Reset. Dunque di fatto anche con gli espropri sardi “Green” pro fotovoltaico in Italia, per estensione, permessi ottenuti in forza con il tramite di una commistione legislativa e di intenti direi draghiana e leghista, nel 2021 (Lega pro Draghi, mai dimenticarlo direi non a caso, o sbaglio?). Per altro Milano ama pure la città 30 minuti, o 15 minuti, il capoluogo lombardo l’archetipo.
Il motivo è semplice: Milano si ricorda quando le conviene di essere vicina alla Germania, geograficamente. Ma non come mentalità, infatti oltregottardo esiste un patto sociale; mentre la Lombardia è solo la terra di Don Rodrigo, dove pochi approfittano della ricchezza alle spalle dei tantissimi Renzo e Lucia, oggi col tablet per illuderli di essere ricchi. Da secoli.
Spiace notare blogger Lombardi molto conosciuti tacere su questo aspetto, forse avere figli insegna qualcosa, non so. O forse no: a pensarci bene conosco anche ex colleghi con figli, con cui scrivevamo assieme anni fa, prima del tradimento leghista, tornare in Italia tappandosi gli occhi, della serie “ l’Italia è bella, io sono tornato e gli altri si fottano”.
Forse trattasi del solito familismo amorale (di Banfield) diventato medio-apicale, ormai uscito dal mondo rurale, chissà.
Sarà perché non ho alcuna intenzione di tornare a vivere nel paese di Don Rodrigo, che mi trovo così a disagio a rilevare tanta malcelata e suicidaria compiacenza?
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In fondo anche i grandi maestri dei secoli scorsi marcarono le differenze: all’Italia veniva assegnato ad esempio il Don Rodrigo manzoniano, come signorotto locale, un Lombardo che rubava ai poveri della propria terra senza che la legge ne preoccupasse, di concerto con la sua famiglia, tutti affiatati per “fottere” i vari Renzo e Lucia (il cugino Attilio, il Conte Zio ecc); addirittura avvalendosi di uno stuolo di manovalanza sporca chiamata appositamente “i bravi”, per confonderli con la gente comune.
Invece alla Spagna veniva assegnato un altro tipo di Don, un vero nobile per altro, il Quijote di Cervantes, rispettato dai cittadini sebbene – e anzi forse proprio per tale sua folle smania – combattesse battaglie futili ma per un teorico bene comune, ad esempio contro i mulini a vento.
E senza contare la storia dell’ultimo Duca di Milano, Ludovico il Moro, città che mai fu stato ne’ capitale: scappato a Vienna per farsi difendere dai francesi, venne tradito dagli austriaci e dato in pasto ai franchi. Senza poi contare il tradimento dell’alta borghesia milanese, di corte, a seguire, che di fatto svendette la città agli stranieri che vennero dopo in modo da far sopravvivere i propri privilegi, alla morte del Moro.
…e l’inizio delle dominazioni straniere, a Milano….
Tutto benissimo descritto dal milanesissimo Lomartire, nel suo bellissimo libro, “Gli Ultimi Duchi di Milano”.
Resta che Milano è l’unica città con prezzi in teorica salita degli immobili, da anni: se invece si va in provincia i prezzi sono schiantati, anche in Lombardia. E con le industrie in larga parte a pezzi dopo 20 anni di tragico euro a vantaggio francotedesco, se non già svendute.
Chi scrive è convinto che esista un patto, dai tempi delle SS basate di fatto a Milano più che sul lago di Garda, ossia dalla RSI: i vertici di Milano sono oggi a letto con Davos, simbolo francotedesco, nipote degli interessi fu nazisti, ottenendo così una città che cresce, soldi, privilegi per i signorotti locali.
A patto di distruggere tutto il resto. Ossia anche con un eventuale/probabile (…) accordo di Secessione successiva, in cui Milano avrebbe un trattamento da quasi capitale, ossia anche con prezzi degli immobili in salita a livelli altrimenti ingiustificabili (in teoria, vedasi la fine ed il tradimento di Ludovico il Moro).
Tale accordo può essere stato stretto solo coi francotedeschi, post TAV, nel caso.
Ricordo per altro una azienda di Stato francese, settore energia, concedere privilegi pazzeschi ad un soggetto bresciano dal nome altamente massonico ed altisonante agli albori della liberalizzazione energetica: tutto si concluse con un crack, ma forse era tutto calcolato…
Infatti la distruzione della solidità di un paese si consegue così, facendo arricchire qualcuno del luogo affinché devasti il proprio paese dall’interno. È il metodo coloniale, insegnato nelle università francesi ad esempio; su tutte Science Po, culla del metodo coloniale francese (un caso fortuito che tale Università apicale francese ebbe come direttore pure un italiano ex segretario del PD, per tanti anni, anche lui di fatto Milanese d’adozione, nel giro di Berlusconi; una grande e variegata famiglia quella del renzusconi, senza colori se non quella dei privilegi, di veramente competente forse ce ne era uno solo…).
In tale contesto non stupisce che il COVID sia entrato in Occidente per primo proprio dalla Lombardia, con la complicità di una gestione scellerata dell’emergenza virus locale, a guida leghista.
Come non sorprende che una grande azienda di Stato come Huawei, azienda di Stato cinese a letto con i francotedeschi per spodestare gli USA dall’Europa, abbia spostato la sede dagli USA proprio a Milano: sarebbe interessante sapere quante famiglie notabili del luogo, lombarde, siano state i interessate da assunzioni in loco del colosso cinese…
Resta che se Milano teoricamente “gira”, ancora per poco, il resto dell’Italia e pure del nord è letteralmente a pezzi (soprattutto a nord-ovest)
Si sa, ai germanici per altro piace muoversi in auto ed il settentrione è alla portata di un pieno di gasolio (forse non a caso il capo delle SS Wolf aveva casa a Bardolino, dove oggi svernano i tedeschi che possono permetterselo, ndr).
E se il piano fosse far spostare il pensionati germanici nel nord Italia, scacciando i locali? O meglio, tenendone una piccola parte da far lavorare come camerieri stile “La Vita è Bella”, alias Guido Orefice? (Il resto “negri da far lavorare come negri”, cfr. Enciclopedia Treccani, ndr)
Pensateci, dopo inoculazione massiva di principi attivi mRNA non testati in modo canonico dall’EMA, prodotti da intelligenza francese e tedesca (Moderna e Biontech) non mi sento di escludere alcun epilogo. Nemmeno il più cinico e tragico.
MD