Tra le tante contraddizioni, il sistema comunista cinese prevede l’assenza di un voto democratico. Al contrario, tale sistema prevede una oligarchia politica al vertice, che non si rinnova. Ossia si autorigenera. Tale oligarchia ha teoricamente qualsiasi privilegio.
Anche il feudalesimo funzionava nella stessa maniera, la differenza stava solo nei diritti concessi dai feudatari ai loro sottoposti, proprio perché i diritti feudali non erano ne’ sono negoziabili, dal basso. La moderna democrazia nasce infatti dalla necessità di ribaltare tale opprimente assioma.
Quello che oggi sembra splendere, in Cina, va infatti tarato sulle condizioni al contorno: in presenza di crescita costante locale, il miglioramento del benessere generale nasconde le contraddizioni dentro la Cina. Contraddizioni che invece esplodono quando il costante drive di crescita si esaurisce: a tal punto la libertà apparente diventa una opzione e si finisce come nel COVID cinese, repressione autoritaria apicale, nel bene dello Stato quale entità superiore, con le sue elites autorigeneranti.
Tecnicamente già si intravede Hegel, che nacque tanti secoli prima proprio ad est del mondo: secondo tale metrica lo Stato ha la preminenza su tutto, non c’è spazio per religioni e nemmeno per la democrazia in casi estremi.
Come si concili tale deriva autoritaria, fattuale, sistemica, con il perpetuarsi delle élite Uber Alles nessuno ce lo spiega; anzi tutto lascia presupporre che il sistema cinese preveda espressamente la presenza di élite al potere, più o meno illuminate, certamente ricche di privilegi. In loco la meritocrazia serve solo – nel caso – se misurata con l’adesione alle leggi di sistema di perpetrazione del potere.
In tale contesto i robot come guardiani, che ubbidiscono, farebbero perfettamente al caso, funzionando alla perfezione col loro sporco lavoro di controllo/repressione, come il vertice desidera.
Se dunque la perpetrazione delle elites al potere insegnato in Cina è il cuore del discorso che oggi tanto fa gola alle élite occidentali disposte a qualsiasi oscenità pur di non pagare il conto dei loro disastri, anche a depopolare la plebe, le contraddizioni interne al sistema cinese – che inevitabilmente emergeranno in assenza di crescita del benessere interno – in realtà esplodono ben prima all’esterno del loro sistema.
Infatti prima di tutto il sistema cinese deve attrarre a se fattori produttivi, anzi fattori di crescita, sottraendoli ad altri paesi.
Spiegata meglio, la crescita cinese non solo dipende dai consumi esterni ma addirittura dalla decrescita esterna, intendo dei paesi che non solo consumano i suoi prodotti ma che addirittura smettono di produrre i prodotti che essi normalmente consumano.
L’esempio della passata di pomodoro italiana, una volta solo italiana ed oggi marginale rispetto alle produzioni a basso costo cinesi, ovvero ormai prodotta in Cina, in larga parte dice tutto.
Anzi, ci spiega come gli eccessi di un siffatto sistema alla fin fine massacreranno prima di tutti i sistemi occidentali da cui la Cina trae linfa: se ad esempio, per motivi Green, non fosse permesso in Occidente l’uso di fertilizzanti o addirittura avere un proprio orto e proprie galline, ciò si tradurrebbe in una automatica perpetrazione del sistema cinese, a danno di tutti gli altri. Via leggi locali, che già esistono sotto certi aspetti: memento che la cosiddetta rivoluzione Green passa per la produzione di pannelli ed inverter di fatto solo cinesi, ad esempio.
Il corollario di tutto ciò lo vediamo molto bene ad esempio in Italia, firmataria per circa 5 anni della tragica Via della Seta (in tale periodo il trade deficit italiano con la Cina è quasi triplicato): la Cina copiando i prodotti altrui deindustrializza i sistemi esterni; sistemi esterni che che poi però, comprando i prodotti altrui in sostituzione, non solo fanno crescere il sistema cinese a danno del proprio, appunto deindustrializzando; ma addirittura impoveriscono se stessi.
In fondo quello di Xi è un ricatto alle elites occidentali… che infatti ammiccano
È la sindrome della drogheria sotto casa: sparite le drogherie vecchio stampo locali resta solo il bazar cinese dove comprare le chincaglierie importate; se poi come succede oggi il grocery cinese aumenta i prezzi a dismisura, o il prodotto lo paghi quello che il cinese vuole, o prendi l’auto e fai 40 kilometri per andare nel negozio specializzato più vicino.
Se poi l’elite locale fu occidentale è corrotta, anzi a letto con la Cina (da cui trae i suoi privilegi) in quanto essa stessa élite, il passo è breve nel mettere limiti allo spostamento delle persone-consumatori, ad esempio con la città in 15 minuti, trasformando progressivamente la libertà apparente in una prigione.
Fino ad arrivare alla follia istituzionalizzata di Macron in Francia, paese dove nacque il feudalesimo, con il voto suppostamente democratico alle elezioni dei governi nazionali concesso a terzi per delega, non sappiamo se nel caso remunerato o meno (…). Limiti della democrazia diventata pro-elite raggiunti, insomma….
Il sunto della trappola data dalla firma della Via della Seta da parte di paesi occidentali manifatturieri… (vedasi per dettagli al LINK)
Facile rilevare in tutto questo enorme bailamme che il paese che anticipo’ Hegel, la Cina, è oggi economicamente a letto col paese che battezzò Hegel in Occidente, la Germania ovvero con l’EU. Non a caso due sistemi-paesi che usano lo stesso modello basato su produzioni locali ed esportazioni di massa.
In realtà le contraddizioni del sistema cinese sono ben presenti già oggi, a guardar bene: ad esempio negli immobili, i cui diritti di uso di norma in Cina si comprano per 70 anni, poi devi fidarti del governo cinese per il rinnovo non avendo alcun diritto in tal senso.
O il fatto che esistano limitazioni agli stranieri che possono comprare in Cina tali immobili, devono aver risieduto in loco per un tempo minimo in precedenza.
O che le aziende produttive locali debbano avere un socio cinese al 51%, di norma. Con limiti diversi di attività e di partecipazione se si vende o meno in Cina.
E/o con un sistema oppressivo di tutela cinese dei diritti dei locali, a discapito di quelli altrui: anche questo sito, appena si registrò, ricevette la solita mail cinese che avvertiva che qualcuno aveva registrato lo stesso nome del sito per uso in Cina, se si voleva essere titolari del diritto di uso dello stesso nome la’ bisognava pagare…
Come capite non è possibile competere con tale sistema cinese, a supporto di un grande e rispettato paese quale la Cina indubitabilmente è. Un sistema tanto perfetto nella sua coercizione intrinseca, quanto abilmente gestito dalla propria élite politica locale. Ma a vantaggio cinese, non occidentale.
*****
Una sfida epocale, da “fine dei tempi”
Nemmeno a livello macro è possibile competere con Pechino, si noti: che si può dire ad esempio della testa di cavallo nel letto costituita dall’annuncio-minaccia, lato governo cinese, che la Cina in fondo con le sue contraddizioni limita l’inflazione all’estero, riducendo – ora, domani si vedrà – i costi di produzione altrui (sebbene deindustralizzandoli)? [vedasi immagine sopra, tratta da un importante giornale della City, non a caso]
Guarda caso cancellare l’inflazione fa comodo a qualsiasi élite ricca e possidente occidentale, la stessa che oggi spinge per il Green, per i vaccini non testati mRNA obbligatori e per per il “non avrai nulla e sarai felice” guarda caso Made in Davos, la culla delle élite occidentali a letto col sistema cinese: l’inflazione infatti toglie ai ricchi di capitale per darli di fatto ai poveri, se la elimini fai un favore a chi è già ricco, che non vede erosi i propri capitali…
Pleonastico concludere che ogni eventuale reazione alla sfida cinese non possa prescindere dal previo dall’annichilimento dei suoi partner spesso occulti agli occhi dei più celati tra le fila occidentali (…)
La nostra domanda in fondo è facile da comprendere.
Ovvero se qualcuno abbia davvero capito il rischio che si corre, in Occidente, a non opporsi a tale modello di commercio globalista, di fatto a vantaggio solo cinese e suoi affiliati, nel lungo termine.
MD
***
Image: thanks to https://www.mfa.gov.cn/eng/