Le risorse ucraine sono enormi, smisurate, dunque ambite da tutti. In particolare sotto Mariupol esiste uno dei più grandi depositi di litio al mondo, parlo di litio senza fluoro per altro.
Come sapete l’EU franco-tedesca, quella di Angela Merkel e di Schauble, ossia la più vicina alla fu Stasi della DDR (il paese trotzkista, di fatto, aveva il compasso nella bandiera) necessita invece della transizione Green, per ambizioni geopolitiche, vista ad esempio l’assenza di disponibilità di petrolio tutto in mano americana. Ovvero tale EU assolutamente revanscista e neocoloniale, che rappresenta appunto l’anima fu coloniale europea, necessita di una guerra ai confini dell’Europa, contro la Russia, per le risorse. Tutto come al solito.
Tale strana alleanza, oggi negata nell’addendo tedesco dopo la improvvisa dipartita di Schauble (i potentati industriali tedeschi hanno tolto supporto al progetto, Berlino infatti non vuole alcuna guerra ai suoi confini) lascia la Francia in EU da sola. Francia che è stata spogliata delle colonie africane, dal 2020 in avanti, le male lingue dicono come punizione per il coinvolgimento nel tarocco elettorale USA del 2020.
Un deja vu insomma, come aver perso l’Indocina dopo il coinvolgimento nell’affaire JF & Rob Kennedy. O aver perso definitivamente (con Camp David) Suez dopo il coinvolgimento con Londra nella sfida di Nixon, un presidente amatissimo dagli americani (Londra e Parigi sono a letto assieme contro la decolonizzazione voluta dagli USA fino dal 1904, entente cordiale, per osteggiare il nemico anticoloniale americano, che data la sua potenza e la sua multiculturalità intrinseca può accontentarsi di protettorati, ndr).
Oggi all’Europa manca il driver depopolativo usato per secoli al fine di innescare crescita ‘‘Schumpeteriana”: bisogna dunque porci rimedio altrimenti?
Ma tali deja vu finiscono qui: infatti, stante la necessità Europea di rendersi sostenibile aggredendo risorse che non ha, da qui l’Europa coloniale, oggi il solito virus millenario annidato in Europa ha fatto nel 2020-2022 il passo successivo, tentato solo col nazismo. Parlo di ridurre i consumi interni alla radice, riducendo la popolazione locale, lo capirete fra qualche anno (…).
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In tutto questo è chiaro che oggi una certa europa vuole l’attacco alla Russia, sperando di tirare per il bavero gli USA a difenderla dall’aggressione russa, aggressione che invece post Putin non c’è e non ci sarà (Putin molto probabilmente sarà formalmente out con Trump al potere, con la pace necessaria, prendendosi la colpa dell’incapacità di chiudere la guerra prima, in realtà la situazione è assai diversa, ndr).
Tale piano millenario, come il Reich in fondo, sta fallendo perché USA e Russia sono d’accordo nel farlo fallire. E con la Germania industriale che non vuole farsi coinvolgere in una guerra ai propri confini.
In poche parole, chi vuole la guerra – l’escalation in Ucraina, facendo saltare il banco con una guerra totale, sono Londra e Parigi, da ciò si spiega l’immagine di cui al titolo.
In parallelo potremmo anche trarre nel computo il sogno di una II. Israele ashkenazita, non genericamente ebrea, nel sud dell’Ucraina (Odessa e dintorni), inquadrando così la figura ed il ruolo dell’ashkenaxita Zelensky, tanto per far intuire il collegamento coi disastri a Gaza nel momento in cui divenne chiaro che tale sogno si era infranto causa dipartita dello stakeholder russo del progetto, settembre 2023, dunque la terra palestinese restava l’unica disponibile.
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Resta il “follow the money” sulle immense risorse ucraine, argomento che purtroppo quasi nessuno ha voluto inquadrare a dovere.
All’uopo vi lasciamo all’essenziale documento in calce, necessario per comprendere quasi tutto sui drivers pro guerra ucraina ad uso della vecchia Europa coloniale.
MD
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UKRAINE: ALL LITHIUM RESERVES AND MINERAL RESOURCES IN WAR ZONES
by Simone Fant
al link: https://www.renewablematter.eu/en/ukraine-all-lithium-reserves-and-mineral-resources-in-war-zones
I geologi lo chiamano “scudo ucraino”. Quella terra di mezzo che parte dal confine settentrionale con la Bielorussia fino alle coste del Mar d’Azov, nel sud del Donbass. Secondo gli studi del servizio geologico ucraino, nelle antiche rocce di questo scudo si nascondono depositi di litio dal grande potenziale. Giacimenti che sono stati individuati soprattutto intorno all’area di Mariupol, la città portuale del Donbass dilaniata dai bombardamenti russi.
Depositi di litio
“Forse non è il motivo principale dell’invasione, ma senza dubbio la ricchezza mineraria dell’Ucraina è una delle ragioni per cui questo Paese è così importante per la Russia”, ha dichiarato Rod Schoonover, ex direttore della Sezione Ambiente e Risorse Naturali del National Intelligence Council statunitense.
Una ricchezza confermata dal fatto che il litio ucraino aveva iniziato ad attirare l’attenzione mondiale già l’anno scorso, prima che l’invasione russa bloccasse le esplorazioni. Lo scorso novembre, infatti, la società australiana European Lithium ha dichiarato di essere vicina ad assicurarsi i diritti su due promettenti giacimenti di litio nella regione di Donetsk (Ucraina orientale) e di Kirovograd, nel centro del Paese. Nello stesso mese, anche la società cinese Chengxin Lithium ha chiesto i diritti su alcuni giacimenti, una mossa che permetterebbe alla Cina di aggiudicarsi il primo giacimento in Europa.
“Poiché non ci sono giacimenti sviluppati, dubito fortemente che le risorse di litio siano la motivazione degli attacchi nel sud-est”, spiega Schoonover a Renewable Matter.“
Ma se questa regione cadesse sotto il controllo russo, le riserve di litio sarebbero certamente un co-beneficio per il Cremlino.Certamente il resto del mondo avrebbe voce in capitolo.Non importerebbe litio da uno Stato paria (una nazione non riconosciuta dai governi di altri Paesi a causa di violazioni dei diritti umani), soprattutto quando esistono alternative migliori in Paesi geopoliticamente più favorevoli”.
Delle rocce pegmatitiche non si butta via nulla. Uno dei pochi geologi ad aver visto queste antiche rocce è Andrea Dini, ricercatore dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR italiano, che ha partecipato a tre campagne nella miniera di Khoroshiv-Volodarsk, nell’Ucraina settentrionale. La miniera che ho visto non ha mai prodotto litio, perché le sue rocce contengono minerali di litio (zinnwaldite, trilitionite e polilitionite) che contengono fluoro”, racconta Dini a Materia rinnovabile, ‘e sono problematici per i processi metallurgici di estrazione del metallo’. Dal 1991, gli ucraini qui estraggono soprattutto pietre preziose”.
Negli ultimi due decenni, tuttavia, il Servizio geologico ucraino ha condotto ricerche scientifiche e strategiche, individuando diverse aree con minerali di litio come lo spodumene ad altissimo potenziale.“ Le rocce molto antiche a cui sono interessati i produttori di litio sono le pegmatiti contenenti spodumene (silicato di alluminio e litio), il minerale preferito dall’industria”, spiega Dini.“Queste rocce non hanno metalli inquinanti come piombo, zinco e cadmio, ma contengono silicati (quarzo, feldspato) che come materiale di scarto possono essere venduti all’industria ceramica”.Insomma, delle pegmatiti non si butta via niente. Secondo il ricercatore, l’Ucraina e la Serbia hanno probabilmente il maggior potenziale di estrazione del litio di tutta l’Europa.
Le altre risorse minerarie in Ucraina
L’Ucraina possiede il 10% delle riserve mondiali di ferro, il 6% di titanio e il 20% di grafite.“In geologia, questa regione estremamente pianeggiante è chiamata peneplain”, sottolinea Andrea Dini, ”perché è così antica che è stata appiattita dall’erosione.
Molte rocce hanno miliardi di anni e non si vedono in superficie perché sono coperte da strati di sedimenti”.
In Ucraina, tuttavia, non ci sono solo minerali.
Nel nord-est, vicino al confine con la Russia, c’è un bacino sedimentario di 400 milioni di anni fa pieno di materiale organico e rocce di scisto nero.“Si tratta di scisti neri con grandi quantità di carbone e metano.Ad esempio, parte dell’indipendenza energetica degli Stati Uniti è dovuta all’estrazione di metano (Shale Gas) da queste rocce presenti sul territorio statunitense”.
C’è anche un altro settore che ha uno stretto legame con le risorse dell’Ucraina: La ceramica italiana. Il distretto industriale ceramico di Sassuolo è uno dei più importanti al mondo e la qualità delle sue piastrelle dipendeva anche dall’importazione dall’Ucraina di argilla e caolino, un minerale che viene estratto dalle cave del Donbass.Nell’industria ceramica italiana, il 25% delle materie prime – compresa l’argilla considerata pregiata – proveniva dall’Ucraina.Dopo l’invasione russa, le aziende del distretto dovranno trovare alternative compatibili e competitive. Secondo gli addetti ai lavori, prima di tutto dovranno trovare un’altra ricetta, cioè una nuova miscela di argille, caolini e feldspati con materiale importato da altri Paesi.