Ambrose Evans-Pritchard per The Telegraph
La Svizzera è sopravvissuta alla prima “battaglia delle borse” con l’UE.
Le azioni di Nestle, Novartis e UBS sono state scambiate sulla borsa SIX di Zurigo anziché su Francoforte o Londra. Il cielo non cadrà per questo.
Ma lo scontro con Bruxelles sta diventando sempre più cruento. L’UE è determinata a chiudere l’idiosincratico “modello svizzero”.
Sta cercando di portare il paese, una volta per tutte, sotto il suo controllo giuridico attraverso un nuovo accordo-quadro.
Ciò significa la sospensione, man mano che scadono, di tutti i 120 accordi bilaterali, allontanando progressivamente gli svizzeri dal sistema economico, politico, dei trasporti etc. dell’UE, fino alla sua capitolazione.
In pratica, l’UE ha introdotto un regime di sanzioni.
Del menù fa parte anche l’energia elettrica e questo rischia di portare la situazione fino al livello di sicurezza nazionale.
“Per la Svizzera sta lentamente peggiorando l’accesso all’energia”, ha affermato il Prof. Paul van Baal dell’Università di Losanna.
L’UE ha esplicitamente escluso il paese dalla legislazione europea in materia di reti elettriche e di codici di rete. Gli svizzeri dovranno competere avendo le braccia legate. Ciò aumenterà i costi e creerà attriti.
È abbastanza grave che lo scorso anno i volumi del mercato intraday siano scesi quasi a zero. Né gli svizzeri possono controllare i “flussi circolari” di energia che vanno da uno stato all’altro dell’UE passando attraverso il suo territorio, a meno di ricorrere ad azioni quasi militari.
Il Prof. Van Baal ha dichiarato che i prossimi sulla lista sono i certificati rinnovabili. La Svizzera rischia di perdere lo status di equivalenza che consente al paese di negoziare questi contratti in tutta l’UE.
Ma la crescente conflittualità è un’arma a doppio taglio per l’Europa. La Svizzera, in effetti, è un centro di potere. Inoltre, ca. il 10% dell’elettricità dell’UE passa attraverso 40 punti di connessione sul suo territorio. “È impossibile disaccoppiarlo”, ha detto il Professore.
L’energia elettrica della Svizzera, in effetti, alimenta il cuore industriale della Lombardia — la maggior parte delle linee elettriche italiane provenienti dal resto dell’UE passa attraverso la Svizzera.
L’idroelettrico svizzero – il 60% della sua produzione di elettricità – è “dispacciabile” e in un certo senso colma il divario d’intermittenza quando il sole smette di splendere nel Baden-Württemberg, in Baviera o in Borgogna. È la “batteria alpina” per il solare tedesco e francese.
Ma Bruxelles sta preparando altri strumenti di asfissia. Minaccia di ritirare, ad esempio, il riconoscimento reciproco per le esportazioni di attrezzature mediche. Tutto questo ha le caratteristiche di un blocco strisciante.
“In teoria, l’UE potrebbe chiudere l’accesso a quasi tutto” – ha detto Pieter Cleppe di “Open Europe” a Bruxelles – “È un precedente molto preoccupante che un paese possa essere tagliato fuori in questo modo per motivi puramente politici, non avendo violato nessuno dei suoi obblighi”.
I problemi con la Svizzera son cominciati a partire dal referendum sulla Brexit. Il paese è diventato la vittima di una “guerra diplomatica per procura”, come si è ben capito dai commenti del Commissario Europeo responsabile dei colloqui bilaterali, Johannes Hahn, trapelati il mese scorso:
“Semplicemente, non possiamo accettare ulteriori tentativi dilazionatori e di annacquamento delle regole del mercato interno, specialmente adesso che siamo nella fase decisiva della Brexit”.
La determinazione degli svizzeri a resistere attraversa tutto lo spettro politico. Hanno sorpreso Bruxelles vendicandosi, questa settimana, nella guerra delle borse.
Il Parlamento Svizzero ha comunque rifiutato di accettare l’accordo-quadro con l’UE a meno che non sia rinegoziato.
Il punto critico è che la Svizzera dovrebbe accettare in perpetuo gli atti della Corte di Giustizia Europea e l’”allineamento dinamico” alla legislazione dell’UE in materia di migrazione, sicurezza sociale e settori chiave della politica economica.
Thomas Aeschi, leader del Partito Popolare Svizzero (SVP), ha affermato che le clausole incrociate presenti nel testo permetterebbero alla Corte di Giustizia Europea di estendere il suo dominio sulla fiscalità, sull’agricoltura, sulla sanità e sulle politiche cantonali degli aiuti di stato.
“Finiremmo con il diventare un membro passivo dell’UE, senza alcun diritto di voto” – ha affermato – “L’allineamento dinamico è un attacco generalizzato ai diritti delle persone e alle prerogative del Parlamento e dei Cantoni. È un limite enorme alla democrazia popolare”.
I Cantoni del Ticino, Sankt Gallen, Schwyz e Zug hanno sollevato forti obiezioni. L’accordo-quadro dell’UE taglia trasversalmente il quadro costituzionale del confederalismo svizzero. Le clausole sugli aiuti di Stato, inoltre, ostacolerebbero notevolmente le 24 banche cantonali.
“Il testo relativo all’accordo è morto. Non possiamo accettare la supervisione della Corte di Giustizia Europea” – ha affermato Pierre-Yves Maillar, leader della Federazione Svizzera dei Sindacati (SGB) – “In breve, l’unica via d’uscita è legata a nuove trattative”.
I sindacati temono che le richieste dell’UE minaccino i diritti dei lavoratori e l’integrità del modello di solidarietà e benessere della Svizzera.
Vedono l’UE come un’impresa neo-liberista impegnata nei grandi affari e nel capitale transnazionali, che fanno leva sul lavoro a termine per introdurre manodopera a basso costo dall’Europa Orientale, riducendo in questo modo i salari.
L’aspetto decisamente ironico è che il laburista britannico Jeremy Corbyn desidera entrare in questo modello, importando automaticamente la legislazione sul lavoro dell’UE.
Il Governo Svizzero e le élite economiche sostengono l’accordo con l’UE. Stanno cercando di trovare una soluzione prima che l’effetto delle sanzioni arrechi danni reali.
Tuttavia, sarà la democrazia popolare svizzera ad avere l’ultima parola. La lettera del Governo all’UE ha affermato che è “praticamente certo” che il testo finale richieda un voto popolare.
Non c’è alcun segno che gli elettori svizzeri siano pronti a cedere. Un sondaggio di SonntagsZeitung evidenzia che solo il 20% supporta l’accordo con l’UE, mentre il 67% lo vuole modificare o lo rigetta del tutto.
Il sostegno per un’adesione all’UE è sceso al minimo storico del 13%.
Questa lotta tra Davide e Golia può finire in un solo modo. Gli svizzeri dovranno apporre la loro firma sulla linea tratteggiata o affrontare l’asfissia.
Ma l’UE rischia di pagare un alto costo sia diplomatico che morale prima che venga raggiunto quel punto. Sarà accusata di bullismo nei confronti di un piccolo paese e di mostrare un’incapacità cronica a coesistere con uno qualsiasi dei suoi vicini.
Qualcuno potrebbe argutamente ricordare l’Art. 7 del Trattato di Lisbona: “L’Unione svilupperà relazioni speciali con i paesi vicini, con l’obiettivo di creare un’area di prosperità e di buon vicinato, fondata sui valori dell’Unione e caratterizzata da relazioni strette e pacifiche basate sulla cooperazione”.
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Link Originale: https://www.telegraph.co.uk/business/2019/07/02/eu-sharpens-torture-tools-long-showdown-defiant-switzerland/
Scelto e tradotto da Franco
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