L’arresto di Cesare Battisti è affare di Stato. Anzi, affare EUropeo. Ricordiamo infatti che il 22 Gennaio prossimo Macron sancirà la di fatto fusione degli apparati di difesa francese e tedesco in veste EU. Decisione densa di conseguenze, ne sono certo. Naturalmente l’Italia ha già detto no, sebbene in modo non chiaro (come al solito).
Voi dite, cosa c’entra con Cesare Battisti con quanto sopra? C’entra, c’entra….
Partiamo dall’inizio: Bolsonaro ha dato tutto il supporto possibile a che Battisti venisse estradato in Italia, anche in forza del supporto ottenuto per la sua elezione dai poteri forti americani (leggasi, Washington). Ossia, La Paz, dove Battisti – il brigatista vicino alle BR – si era rifugiato, è diventata per lui una trappola internazionale: la Bolivia praticamente è stata obbligata a “consegnare” Battisti all’Italia, infatti provvederà a sbolognarlo a Roma appena possibile con un volo in partenza questa notte stessa (vedremo, …).
Si dice che il volo italiano per andare a riprenderselo fosse già decollato 5 minuti dopo l’arresto, si dice…. Comunque ottima operazione, a cui gli italiani non erano più abituati; infatti è frutto di una fantastica collaborazione tra Italia, Brasile, Bolivia, con il potente supporto (indiretto? diretto?) USA.
Memento: il gen. Kelly, ex capo dello staff del governo USA, era responsabile del Sud America per le “operazioni” militari durante “Lavajato”, la Tangentopoli verdeoro (…).
Il problema ci sarà quando Battisti arriverà in Italia; bisognerà infatti vedere dove segregarlo in modo sicuro prima delle domande dei giudici (possibilmente senza fargli attraversare lo spazio aereo francese, …). Si sa, tra ore d’aria con coltello e caffè al cianuro, in Italia è un attimo essere messi a tacere. Certo, come al solito mi sento di essere pragmatico, bisognerebbe infatti essere pronti a concedere qualcosa a Battisti pur di farlo parlare (…).
Ed infatti il Battisti avrebbe molte cose da dire, soprattutto in relazione sia alla sua latitanza che – in particolar modo – sulla dottrina Mitterand, che fino all’avvento dell’euro selezionava e difendeva particolarmente i brigatisti italiani fuggiti in Francia, intendendoli come soggetti da proteggere. Pensate che anche la base dell’omicidio Moro era incredibilmente a Parigi; purtroppo, come disse il buon Flamigni, pur non essendo ai tempi nella NATO nessuno ebbe mai l’ardore di andare ad indagare con attenzione, sarebbero venute fuori – ritengo – verità indicibili.
Su Battisti invece basta leggere cosa dice Wikipedia relativamente ai motivi che mai permisero l’estradizione in Italia dalla Francia:
“…Poco tempo dopo venne arrestato a seguito di una richiesta di estradizione del governo italiano. Nell’aprile 1991, dopo quattro mesi di detenzione, la Chambre d’accusation di Parigi lo dichiarò non estradabile: tra le motivazioni, la dottrina Mitterrand che garantiva protezione ai latitanti per motivi politici e il fatto che, secondo la magistratura francese, le prove a suo carico erano “contraddittorie” e “degne di una giustizia militare“.[94]
Va infatti evidenziato come i brigatisti di allora si siano evoluti e – guarda caso – oggi tifino per i poteri forti, per i globalisti, ossia esplicitamente per l’EU attuale. Non ci credete? Leggete l’opinione di Toni Negri, diciamo una specie di collega di Cesare Battisti, in una recentissima intervista purtroppo sottaciuta dalle grandi testate italiane:
Or dunque, con Battisti si avrà forse l’occasione di testare e di comprendere “dal di dentro” quale fosse la dottrina Mitterand, ossia le ragioni che hanno spinto Parigi in modo reiterato e sistematico a proteggere i nemici di paesi concorrenti dei nostri dannati cugini d’oltralpe (quando dico dannati mi riferisco ai francesi del Quay d’Orsay e non ai semplici cittadini francesi, con cui non posso che solidarizzare con grande rispetto vedendo gli la proposizione di ideali dei gilet gialli, non necessariamente le azioni dei casseurs – che potrebbero essere semplici infiltrati della polizia – ). Si potrebbero infatti comprendere nel dettaglio le strategie di presidenti francesi molto prossimi a Macron, ad esempio di Sarkozy che fu in prima linea per difendere la latitanza di Battisti in Brasile.
Infatti sia quando fu arrestato in Francia – per poi essere rilasciato – c’era Nicolas Sarkozy (ministro egli Interni), che quando fu inviato in Brasile per sottrarlo alla giustizia Italiana (come Presidente della Repubblica). Senza parlare della sua dolce consorte e della cerchia di suoi amici ed intellettuali (su tutti Fred Vargas, una vera pasdaran a difesa della latitanza di Battisti), consorte presidenziale che in teoria era italiana; personalmente non so se la Bruni abbia ancora la cittadinanza di Roma.
Dunque, se Battisti saprà spiegare all’Italia – senza lacune – la ratio della dottrina Mitterand, si rischia davvero di scoprire a decenni di distanza i veri mandanti del delitto Moro.
Per questo personalmente temo molto per la sopravvivenza di Cesare Battisti, dovendolo prima far arrivare sano e salvo in Italia.
Certo – tornando all’inizio di questo intervento – per la sfida che l’EU sta intentando contro il potere storico statunitense in EUropa forse il luogo più sicuro per “conservare” Battisti sarebbe a Gaeta.
Intanto lo si faccia arrivare.
Per approfondimenti potete leggere un pezzo di qualche tempo fa, QUI.
Mitt Dolcino
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