Tom Luongo
Deal o No-Deal, con la Brexit l’euro sarà incenerito. I mercati, tuttavia, credono ancora alla favola della sua sopravvivenza.
Arrivati alla fine di Luglio, l’euro è aggrappato a quota 1,11 sul dollaro, a un filo dal guasto tecnico che scatenerebbe la liquidazione di assets e un altro giro di “titoli di testa negativi” sulle banche tedesche in difficoltà.
Con il “10 di Downing St.” a sostenere che il No-Deal sia accettabile, le tattiche di negoziazione dell’UE, basate sulla linea dura, stanno colpendo una costa rocciosa.
Perché sembra che Boris Johnson sia pronto a dare il massimo.
Lo dico da molto tempo. L’UE non è un problema difficile da decifrare. I suoi Funzionari non possono contare su alcun effetto-leva in questi negoziati sulla Brexit.
Quello che avevano era un pugno di funzionari britannici che negoziavano con Bruxelles alle condizioni di Bruxelles.
Ma non si può parlare di trattativa se entrambe le parti sono d’accordo sui suoi termini. Semmai è una resa.
L’unica trattativa che ebbe luogo durante l’Amministrazione May fu quella con il popolo britannico, che avrebbe dovuto accettare il terribile Trattato scritto dallo staff della Cancelliera tedesca Angela Merkel e timbrato dalla May.
Ma oggi la Gran Bretagna ha un aspetto diverso, almeno in superficie. Il mercato la sta punendo perché sta intrattenendosi con il No-Deal.
La sterlina sta cadendo dal letto, oggi è sotto a 1,24 dollari, perché Johnson sembra molto determinato a riaprire i negoziati o, in alternativa, optare per il No-Deal.
Ma ecco il punto. L’Eurozona sta affrontando una recessione ed io ho già parlato dell’economia tedesca in caduta libera. Non sta migliorando e non migliorerà se si verificasse una Brexit No-Deal.
Di conseguenza, i “mercati forex” sono oggi in fuorigioco. Capito? In fuorigioco.
Johnson è uscito fuori baldanzoso e ha completamente bypassato il “Trattato di Recesso” dicendo di voler passare alla “fase 2” della Brexit, l’accordo di libero scambio.
Non l’avreste mai sentito dire sotto Theresa May.
Ecco perché la sterlina, oggi, viene schiacciata. Ad un certo punto, tuttavia, questa mossa sembrerà esagerata. La coppia EUR/GBP era iper-comprata e sembrava al top prima del massacro di Lunedì della sterlina.
Quello che è chiaro, tuttavia, è che a breve termine la sterlina potrebbe anche crollare per dare una mano ai “Remainers”. Ma, mentre i media si concentrano sulla caduta della sterlina, trascurano che ora è più attraente per gli investitori statunitensi.
Sta rendendo più invogliante, per i vacillanti parlamentari del Tory, l’offerta di Trump per un “accordo di libero scambio”.
La sterlina è stata sopravvalutata per anni grazie alla schiavitù verso l’eurozona. Il Presidente Trump lo sa e per questo sostiene la Brexit, Johnson e Nigel Farage.
È anche il motivo per cui Trump sta scagliandosi contro la Francia per le tasse che ha imposto sulle società tecnologiche statunitensi. I dazi sul vino sono la naturale conseguenza politica.
Trump, inoltre, sta attaccando i francesi nella guerra che sta fermentando per il controllo dell’UE.
Il Presidente francese Emmanuel Macron, che ignora il crescente potenziale rivoluzionario dei Gilet Gialli, si è posizionato come leader di fatto dell’UE, sullo sfondo della decadenza politica di Angela Merkel.
E la Brexit è la chiave di tutto questo.
Macron vuole punire la Gran Bretagna. Preferirebbe il No-Deal rispetto a qualsiasi concessione. Ma la Merkel consentirà probabilmente un accordo, piuttosto che perdere completamente il Regno Unito.
Mike Shedlock ha ragione, ora l’UE è assai compiaciuta per l’evenienza di un No-Deal, ma presto si scatenerà il panico. La Brexit No-Deal è decisamente sul tavolo.
Macron permetterà un No-Deal che nuocerebbe ai rivali tedeschi, considerando che l’attivo commerciale sul Regno Unito è più importante per la Germania che per la Francia? Credo di si.
Johnson sarebbe felice di sedersi con Trump e concludere un accordo di libero scambio. Ma far parte dell’UE lo proibisce ed è la Francia che rappresenta, a prescindere, l’ostacolo maggiore per qualsiasi accordo commerciale UE/USA.
Come sottolinea oggi Martin Armstrong:
””Le restrizioni al commercio imposte da Bruxelles sono impossibili da gestire perché in qualsiasi accordo commerciale sono tutti i 28 paesi membri ad aver voce in capitolo.
E’ questo il motivo per cui la trattativa con gli Stati Uniti ha impiegato così tanto tempo per cominciare ed è diventata poi impraticabile.
Trump ha offerto un accordo di libero scambio e la Francia è stata il paese che ha urlato più forte. La Germania non può concludere un accordo con gli Stati Uniti a causa della Francia e non lo può nemmeno la Gran Bretagna””.
Un tasso di cambio con l’euro al di sotto di 1,11 spinge il dollaro verso il minimo di 1,034. I mercati stanno gridando alla Banca d’Inghilterra di tagliare i tassi, Giovedì, assieme alla Fed.
Perché? Perché i mercati sono contrari alla Brexit.
In sostanza, il mercato sta scontando una riduzione dei tassi e ciò significa che potremmo vedere il dollaro a 1,20 sulla sterlina.
Ma gli euro-traders sono ancora aggrappati alla speranza che Jay Powell e la Fed non li deluderanno, Giovedì.
L’Europa non risponderà a Johnson fino all’ultimo minuto. Le tattiche da hardball sulla Brexit sono tutto quello di cui dispone.
I segnali che Johnson ha inizialmente inviato alla leadership dell’UE hanno lasciato le cose esattamente come stavano. È chiaro che lo odiano.
È altrettanto chiaro che l’UE continua a pensare che i suoi agenti nel Parlamento Britannico possano bloccare il piano di Johnson di uscire senza accordo il 31 Ottobre.
Quelle persone rappresentano la migliore speranza dell’UE, ma non resteranno in molti per mancanza di strumenti se Johnson sarà coerente sul 31 Ottobre.
Possibili nuove elezioni non fermeranno la Brexit. Il Governo non consentirà la revoca dell’art. 50. Se fosse stato possibile Theresa May l’avrebbe già fatto.
Tutto quello che hanno in mano è il continuo ritardo e il logoramento. La loro strada, tuttavia, sembra essere un vicolo cieco.
Johnson, da parte sua, è stato intelligente nel fare del backstop irlandese un tema controverso.
Lo sta trasformando in un problema dell’UE, che lo aveva usato come un randello maneggiato da Theresa May per costringere i Tories (compreso Johnson e il famoso Brexiteer Jacob Rees-Mogg) a votare il “Trattato di Recesso”, perché la minaccia di una Brexit No-Deal a suo parere era esistenziale.
Johnson e Rees-Mogg hanno entrambi pagato politicamente questo voto e continueranno a farlo in futuro. I sondaggi della scorsa settimana dimostrano che la situazione fra i Tories e il Brexit Party è ancora molto fluida.
Johnson lo sa. Anche Bruxelles lo sa. Se il sabotaggio della Brexit programmato dall’UE per i prossimi novanta giorni dovesse fallire, i mercati scenderanno finalmente a patti.
Farage ha giocato in modo intelligente, come ho sottolineato la scorsa settimana, consegnando a Johnson gli argomenti di cui ha bisogno per consolidare il suo potere, dopo aver portato a termine la Brexit.
Se Johnson è seriamente intenzionato a raggiungere l’età d’oro britannica del post-UE, dovrebbe accogliere l’offerta di aiuto di Farage per vincere nelle Midlands – che sono pesantemente laburiste, ma dove il Brexit Party è andato veramente bene nelle Elezioni Europee di Maggio.
Così, oggi, stanno le cose. Johnson sta creando l’ ambiente adatto per consolidare il potere nelle Elezioni Generali post-Brexit, distruggendo i Tory-Remainers e schiacciando i Liberaldemocratici.
Ma egli può senz’altro assumere il controllo delle Midlands con il solo aiuto di Farage e del Brexit Party, diventato la versione inglese dei “Les Deplorables”.
E’ questa la cosa con cui i mercati dovranno fare i conti.
L’UE dovrà quindi smetterla di perdere tempo con le sciocchezze e tornare alla realtà: è un club del quale sempre meno paesi vogliono far parte. C’è solo da aspettare che i mercati lo capiscano.
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Link Originale: https://tomluongo.me/2019/07/29/no-deal-brexit-dooms-the-euro/
Scelto e tradotto da Franco
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