Ambrose Evans-Pritchard per The Telegraph
L’uomo forte dell’Italia ha subito il suo primo grande rovescio. Ma potrebbe risolversi a suo vantaggio, perché gli evita di essere coinvolto nell’imminente recessione globale.
Fate attenzione a quello che desiderate riguardo la politica italiana. L’esilio del vulcanico Matteo Salvini è un affare faustiano per l’establishment europeo e per i difensori del progetto-euro.
C’è una forte possibilità che l’uomo forte della Lega — e di fatto il leader della ribellione anti-UE del Continente — possa tornare al potere, il prossimo anno o comunque subito dopo, con una stragrande maggioranza.
Potrebbe essere, allora, abbastanza forte da attuare quei cambiamenti rivoluzionari che prima sarebbero stati impossibili: un New Deal della spesa pubblica — sostenuto da una Banca d’Italia controllata politicamente — e una valuta parallela per neutralizzare le forzature della BCE.
Lasciare il Governo significa che saranno gli altri a dover gestire l’intrattabile stagnazione italiana.
Saranno loro a dover gestire tagli per 23 miliardi di euro per conformarsi al patto di stabilità e al fiscal compact, l’armamentario delle arcane regole di bilancio elaborate dall’UE, irrealizzabili in presenza di una grave recessione.
In questo modo le mani del sig. Salvini resteranno pulite. “È per noi una situazione win-win”, ha dichiarato Claudio Borghi, economista della Lega.
Supponendo che non vi siano i classici sconvolgimenti dell’ultimo minuto, il radicale M5S abbraccerà il suo acerrimo nemico — l’eurofilo, il centrista Partito Democratico — per formare una coalizione imbarazzante, senza alcuna missione che non sia quella di mantenere il potere per fini personali.
L’accordo potrebbe non durare una sola settimana. La base tecno-anarchica del M5S è disgustata da ciò che ritiene un tradimento politico. Molti potranno votare per respingere l’accordo sul sito web “Rousseau”.
Il M5S è un Partito che è sempre stato caratterizzato dalla repulsione verso il PD e verso l’elitismo che esso rappresenta. Tuttavia, i suoi leader stanno facendo delle trattative, dietro le quinte, per ragioni che assomigliano un po’ troppo ad una politica clientelare.
Il Presidente italiano ha optato per questa strana coalizione piuttosto che indire rapidamente nuove elezioni — che raddoppierebbero i seggi parlamentari della Lega costringendolo ad accettare come premier l’On. Salvini — preferendo, piuttosto, nominare un premier con le mani legate, senza una super maggioranza, costretto a scendere a continui compromessi.
Si tratta più che altro di una scommessa.
Lorenzo Codogno di “LC Macro Advisors” ha affermato che M5S e PD dovranno restare uniti almeno per i prossimi tre anni — e sperare che per allora il mondo possa essere in un luogo diverso da dove è oggi — altrimenti l’impresa fallirà: “Se il Governo dovesse crollare dopo sei mesi, sarebbe un dono straordinario per Salvini.”.
I mercati obbligazionari, per il momento, appoggiano il nuovo accordo. Gli spread sui BTP a 10 anni sono scesi al minimo di 15 mesi, a 171 punti base.
I tecnocrati e l’eterna classe dei mandarini avranno il pieno controllo dell’economia. Di conseguenza, è palpabile la soddisfazione negli alti circoli europei: Salvini è stato licenziato!
Il leader della Lega ha sicuramente subito una grande battuta d’arresto. Ha sbagliato il giudizio sul “paesaggio” quando ha sciolto la coalizione ribelle fra il suo Partito ed il M5S.
La popolazione lo incolpa dell’inutile crisi estiva. Il supporto alla Lega è sceso dal 39% al 34%. Ma questo è un momento d’irritazione e ci dice poco sul futuro.
La società “Noto Sondaggi” ha dichiarato che Salvini potrebbe aver perso un po’ di lucentezza, ma sul lungo periodo sarà ancora più minaccioso grazie ad una campagna elettorale permanente condotta dai banchi dell’opposizione.
Il leader della Lega definisce il nuovo Governo una pedina di “Merkel & Macron”. “È un nuovo Mario Monti”, ha sostenuto, evocando il regime tecnocratico imposto all’Italia nel 2011, nel calor bianco della crisi bancaria dell’eurozona.
Quell’episodio si verificò dopo che la BCE aveva progettato la crisi del roll-over sui mercati obbligazionari italiani, costringendo il disobbediente Governo Berlusconi a dimettersi.
Questa volta, l’obiettivo delle élite è di garantirsi un Governo obbediente nei colloqui sul bilancio dell’UE.
Il PIL italiano è ancora del 5% inferiore al picco pre-Lehman, con effetti insidiosi sulla dinamica del debito. L’economia è in condizioni recessive dall’inizio del 2018, il rapporto debito/PIL è salito fino al 133% e sta diventando insostenibile per un paese che non può emettere la propria valuta.
Come regola generale, il PIL nominale dell’Italia deve aumentare di almeno il 2% l’anno per mantenere stabile il rapporto debito/PIL, visto il costo dei debiti ereditati.
Sta aumentando invece dello 0,7% e potrebbe calare ulteriormente, visto che l’intera eurozona sta scivolando verso la deflazione.
Nessuno sa quando tutto questo potrebbe raggiungere il punto di ebollizione.
In questo momento i mercati stanno ovunque spingendo i rendimenti ai minimi storici. Diversi junk-bonds europei vengono scambiati con rendimenti negativi. Il debito pubblico italiano sembra quindi a buon mercato.
Ma questa è una situazione infida. Il nuovo Governo M5S-PD potrebbe presto trovarsi a dover gestire le conseguenze velenose di una recessione mondiale, con curve di rendimento invertite nell’universo obbligazionario globale.
Il commercio mondiale si sta contraendo a un ritmo dell’1,4%, ma la BCE è comunque impotente.
A ridurre ulteriormente i tassi — oltre il meno 0,4% — si raggiunge la soglia d’”inversione”, che genererebbe più danni che benefici attraverso molteplici meccanismi: danni alle banche; riduzione delle aspettative d’inflazione e quindi aumento dei tassi reali; spinta verso “risparmi precauzionali” più elevati che riducono la domanda.
Tutto ciò favorisce un’ulteriore contrazione.
Non sono nemmeno previsti significativi stimoli fiscali. La riforma del “patto di stabilità” — il cosiddetto documento “SGP 2.1” — è anni luce lontana dalla realtà, supponendo che il blocco nordico possa mai essere d’accordo.
Daniel Hui della JP Morgan ha affermato che non ci sarà alcuna espansione fiscale, in Germania, fino a quando l’economia non andrà in “profonda recessione”. Non avrà mai carattere preventivo.
Donald Trump vuole riduzioni fiscali ma è ostacolato da un Congresso Democratico. Tutto ciò che può fare unilateralmente, attraverso un ordine esecutivo, è di rubacchiare un piccolo stimolo manipolando l’indicizzazione dell’inflazione.
Tutto questo non salverà il mondo. Hui ha affermato che: “Lo stimolo fiscale sia tedesco che statunitense sarà probabilmente una falsa pista”.
L’Italia è alle strette. Una raccolta di lavori accademici incolpa il malessere del paese agli sclerotici mercati del lavoro, ai Tribunali malfunzionanti e alla mancanza di riforme dal lato dell’offerta.
Tutto questo è vero. È per questo che la produttività del settore non-tradable è scesa dal 1992 del 15% (secondo i dati del FMI).
Tuttavia, una volta che un paese entra in una situazione come questa, ci vuole un’azione molto drastica per liberarsi.
La mia opinione è che l’Italia possa sfuggire a questa trappola solo attraverso l’elettroshock di una svalutazione del 30% contro i paesi dell’area-marco, un huircut sul debito del 50% , un’espansione fiscale successiva a temporanei controlli sui capitali.
In altre parole un programma in stile FMI, dopo che il paese sarà uscito dall’eurozona. Ma non ci siamo ancora. L’”ordine dell’euro”, in Italia, è radicatissimo e non si arrenderà senza combattere.
Ma, come fatto personale, mi sorprende che i “poteri forti” italiani non vedano il vantaggio machiavellico di lasciare che il sig. Salvini vinca le elezioni, per poi prendersi la responsabilità dei durissimi 12 mesi che sicuramente si prospettano — perché immerga le sue mani nel sangue, per così dire.
In ogni caso, i confronti con la Germania del 1930–1932 dovrebbero essere fatti con maggiore cautela. La Lega non è ideologicamente fascista e le circostanze sono decisamente diverse.
Ma non si deve dimenticare, come materia di scienza politica, che il Partito Nazista fu in grado di mettere le mani sull’intero sistema istituzionale solo dopo che il “centro politico” tedesco si era immolato – attraverso la deflazione di Brüning — sulla pira del deforme Gold Standard interbellico.
Le élite italiane ed europee potrebbero pentirsi di aver permesso a Matteo Salvini di far fronte alla prossima crisi dietro l’inattaccabile alibi dello stare all’opposizione.
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Link Originale: https://www.telegraph.co.uk/business/2019/08/28/italys-matteo-salvini-dangerous-threat-eu-outside-government/
Scelto e tradotto da Franco
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