Dunque, andando al cuore dell’argomento, gli USA hanno richiesto un’indagine indipendente al WTO in relazione agli aiuti di Stato forniti a Airbus dall’EU. Il WTO, World Trade Organisation, ha fatto le sue riflessioni e fattualmente ha concluso che l’Airbus riceve aiuti di Stato. Se uno va ad indagare anche solo su Wikipedia capisce che tali aiuti di Stato sono alla luce del sole: infatti non avendo la tecnologia ed aziende specializzate nel settore, l’EU volle mettere strategicamente assieme le sue forze interne per creare un’azienda che facesse concorrenza a Boeing, altrimenti inarrivabile (il vantaggio dell’avionica USA era data dalla vittoria della seconda guerra mondiale, scatenata – lo ricordo a tutti – dall’Asse, Germania ed Italia -, ndr).
Airbus, una azienda franco-ispano-tedesca: sbaglia lei con il WTO e pagano tutti in EUropa… (ma vi sembra giusto?)
Non dico che l’EU abbia sbagliato a creare una propria azienda aerea, sia chiaro, anzi. Ma chiaramente tale decisione certamente statale non ha nulla a che fare con il libero mercato, trattandosi invece di Stati che intervengono strategicamente contro le leggi di mercato. Dunque, è facile comprendere come il WTO non potesse che dare ragione agli USA.
Per tale infrazione Trump sarà autorizzato a mettere dazi contro l’EU, molto probabilmente colpendo anche l’export italiano tradizionale, tra cui gli alimentari ed il vino in particolare.
In realtà tutta la storia dei dazi imposti dagli USA ce la siamo dimenticata per come è nata, partendo dalla Cina (ma l’EU a livello di protezionismo non è molto differente): ad esempio prima di Trump le auto spedite dalla Cina agli USA pagavano un dazio del 2.5%, mentre le medesime auto esportate in Cina pagavano un dazio del 25%, un ordine di grandezza superiore. L’EU invece impone un dazio del 10% sulle auto in import, contro il solito 2.5% imposto dagli USA al medesimo prodotto. Più una serie di dazi EU a protezione del mercato interno agricolo comunitario da far tremare i polsi (…). In ultimo sappiate – una chicca – che se voi voleste creare un’azienda in Cina, un paese comunista, voi dovreste trovarvi un socio di maggioranza cinese, almeno al 51%. Ditemi voi se questo è libero mercato….
Dunque, visto che gli USA oggi sono stati messi in discussione nel loro ruolo di dominus globale, è normale – come reazione direi pavloviana – che Trump decida di difendere il proprio mercato imponendo dazi proporzionali al danno economkco dato dalla disparità di tariffe in entrata che chiaramente gli USA hanno subito, anche in passato. Il problema è che, per rendere tutto semplice, Trump sta puntando al 25% di dazio generalizzato, lo stesso imposto dalla Cina agli USA per le auto, ma applicato a tutti i prodotti: con tale dazio, l’export tout court verso gli USA è destinato a ridursi drasticamente.
Ecco cosa dice dei dazi di Trump lo stimato ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale
Visto che la bilancia commerciale USA è negativa per ca. 600 mld di USD all’anno, è chiaro che è solo questione di tempo prima di ritrovarsi con gran parte di quei 600 mld di USD di beni oggi esportati in USA che dovranno cercarsi un altro acquirente (da qui la necessità di Pechino di trovare altri sbocchi, ad esempio facendo firmare all’Italia l’accordo di collaborazione commerciale della Via della Seta, venduto agli italiani dai politici di alora come “un affare”, forse si riferivano a quello con Alibaba) [NOTA: dice Confucio: ‘quando “si fa un affare” per definizione un furbo ed un fesso si incontrano’, …].
Un ultimo appunto, tecnico: per quelli che dicono che Trump con i dazi farà salire l’inflazione USA in quanto i beni USA costeranno di più ai propri consumatori rispetto a quelli importati, sappiate che quello che Trump vuole è PROPRIO fare salire l’inflazione: un paese con un debito di svariate decine di migliaia di miliardi di USD deve solo sperare in una botta inflattiva, per tagliare il suo debito appunto con l’Inflazione (da qui capite che nessun si è stracciato le vesti per l’attacco iraniano nel Golfo Persico, che ha fatto schizzare in su il petrolio …).
Attività operatove di Airbus: vedete forse l’Italia?
Arriviamo all’Italia: a breve Di Maio dovrà andare a trattare per l’Italia i dazi che verranno imposti anche al Belpaese in forza del giudizio del WTO su Airbus, facendo presente che Roma rappresenta il paese che meno è coinvolto nell’azionariato e quindi nell’attività di Airbus rispetto a tutti gli altri i partner EU (l’Italia invece assembla gli F35 per gli USA.oltre ad essere se non il più gande produttore di elicotteri mondiale,al massimo il secondo). Ossia Roma non ha praticamente nessun vantaggio da Airbus…
No comment
Sappiate che Di Maio, sebbene non possa sperare di convincere gli USA, avrà gioco facile ad apparire come persona gradita agl States: infatti gli ex gialloverdi, su spinta della Lega, avevano fatto la geniale pensata di mandare negli USA a trattare per l’Italia i dazi voluti da Trump nientepopodimeno che Michele Geraci, ossia colui che ha “inventato” oltre cucinato la firma dell’accordo della Via della Seta con Pechino da parte dell’Italia. Ora qualcuno deve spiegarmi che strategica c’era nel fare uno sgarbo talmente smisurato a Washington, ossia perchè è stato inviato dai gialloverdi ovvero dai leghisti il Geraci (infatti Michele Geraci era ed è della Lega): si voleva magari far arrabbiare apposta gli USA, facendo vedere che l’Italia “aveva le palle”? Si voleva forse sfidare il gigante dormiente, come ebbe a dire l’ammiraglio Isoroku Yamamoto dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbour? (Complimenti…)
Infatti il tweet di Trump pro-Conte ha poi fatto giustizia anche di questo: la Lega di Salvini non è gradita al governo USA, facile così. A tale decisione ha certamente contribuito lo sfregio di inviare Geraci a trattare, post firma dell’accordo sulla Via della Seta, i dazi americani con l’Italia (con Geraci a trattare con il Dipartimento del Commercio USA state sicuri che si sarebbero state prese sonore mazzate).
Dunque, in questo Di Maio ha un compito relativamente più semplice: per ottenere un risultato migliore di quello che fu quello a trazione leghista, ossia con Geraci, basterà inviare un soggetto che non fu coinvolto nella firma del Belt & Road Initiative con Pechino. Facile no?
Resta da comprendere quale era la strategia leghista nel mandare Michele Geraci, uno vicinissimo a Pechino (e dunque non molto amato negli USA, giusto per usare un eufemismo), a trattare con Wilbur Ross & Co. sui dazi che inevitabilmente l’Italia suo malgrado subirà, pur l’Italia non avendo tratto praticamente alcun vantaggio dal business di Airbus.
Mitt Dolcino
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